I codici di condotta per le
vendite in rete
di Natasha Montanari* - 18.06.98
La FEDMA (Federation of European Direct
Marketing) ha condotto uno studio sui "codici di condotta, il 'direct
marketing' ed i servizi on-line" per esaminare i comportamenti delle
aziende e delle società di fronte allo sviluppo delle transazioni telematiche.
Anche se la nozione di commercio elettronico è relativamente recente essa si
basa sui principi tradizionali del direct marketing che può essere
definito come una serie di strategie di vendita volte a fornire al consumatore
tutte le informazioni e opportunità della vendita a distanza. Quest'ultimo
concetto comprende sia il commercio per posta che quello telematico: i principi
e la logica da seguire in entrambi i casi è sempre la stessa. L'unica
differenza riguarda l'aspetto della sicurezza nelle transazioni.
I consumatori hanno bisogno di avere confidenza
nel commercio elettronico. Essi sono preoccupati che i dettagli riguardanti la
loro carta di credito possano essere intercettati e rubati. Qualsiasi pagamento
telematico deve avere dunque un sistema di cifratura sicuro per proteggere
informazioni finanziarie e personali. I consumatori devono inoltre essere
rassicurati sulla collezione e l'utilizzazione di dati e sull' identità di
colui che si trova dietro lo schermo.
A livello europeo sono state adottate numerose iniziative legislative: la
direttiva sulla vendita a distanza, sulla protezione dei dati e sulla
pubblicità ingannevole e comparativa. La prima fornisce un quadro giuridico
generale per i contratti negoziati a distanza; la seconda stabilisce le regole
sulla collezione, l'uso ed il trasferimento di dati personali; infine la terza
si occupa del contenuto dei messaggi commerciali.
Le associazioni di tutela dei consumatori
ritengono però che norme sulla vendita a distanza e fuori dei locali
commerciali non possono essere totalmente applicate al commercio elettronico per
le particolarità che presenta questo tipo di transazione. In attesa di una
normativa specifica comune a tutti gli stati, si ritiene da più parti, che la
soluzione più ovvia è la possibilità di applicare le norme generali del paese
di provenienza.
É inoltre importante che venga riconosciuto il principio del controllo del
paese di origine. Alcune società hanno preso già l'iniziativa di informare
il consumatore sulla legge applicabile in modo da evitare confusioni sull'interpretazione
del contratto, sulla responsabilità e sulle varie garanzie di cui possono
usufruire.
I codici di condotta sono strumenti utilizzati
soprattutto dagli ordinamenti anglosassoni e tradizionalmente applicati nell'ambito
del settore dei media.
L'autoregolamentazione ha avuto un ruolo importante in quest'ambito proprio
per i non pochi vantaggi che presenta: flessibilità, modificabilità in
qualsiasi momento, economicità e facilità nell'applicazione. Costituisce un
modo efficiente per proteggere il consumatore senza ostacolare il principio
della libertà di parola.
Ci sono principalmente due tipi di codici di
condotta:
1. codici di condotta specifici per le transazioni on -line adottate da
associazioni ed altre organizzazioni;
2. codici di condotta adottate individualmente da società che operano nel mondo
telematico (ad esempio come quelli della Time Warner, Décatlon, Reader's
Digest).
In quest'ultimo caso spesso si trovano annunci
delle società nelle proprie pagine Web che hanno lo scopo di informare il
consumatore sulla protezione dei dati e delle strategie di marketing seguite.
Secondo lo studio effettuato dalla FEDMA le notizie in materia di privacy sono
molto più accessibili in quanto spesso sono indicate nella prima pagina del
sito Web da una specifica icona. Di solito invece le strategie di marketing si
trovano sotto la rubrica "customer service" oppure "shopping
information".
La maggior parte delle società mette poi a disposizione del consumatore una
e-mail per permettere al cliente di domandare qualsiasi tipo di informazione e
quindi di avere un contatto diretto con l'azienda.
I codici di condotta elaborati dalle associazioni sono di solito molto
dettagliati. Anche se sono diversi tra di loro per quanto riguarda la loro
struttura ed il loro contenuto, essi hanno alcuni elementi in comune:
1. la possibilità per il consumatore di identificare il venditore e di avere un
contatto diretto con lui via e-mail oppure per telefono;
2. la politica riguardante la raccolta e l'utilizzazione dei dati personali;
la possibilità per il consumatore di decidere di non far divulgare i propri
dati e di decidere di non ricevere e-mail puramente commerciali. Questo diritto
può essere esercitato facilmente attraverso strumenti elettronici: ad esempio l'operatore
commerciale può creare una "form" in cui permette al consumatore di
opporsi al ricevimento di pubblicità commerciali;
3. le società sono sollecitate a rendere note al consumatore le proprie
strategie di mercato prima della conclusione del contratto: informazioni devono
essere date sul prezzo, sui costi, sul tempo di consegna, sulle condizioni di
restituzione del prodotto e sui metodi di pagamento.
4. alcuni dei codici si occupano anche della protezione dei minori nel mondo
telematico:, viene incoraggiata la supervisione ed il controllo da parte dei
genitori anche attraverso strumenti tecnici. Un certo numero di codici poi
sottolineano l'importanza di utilizzare un linguaggio semplice in modo tale
che i codici di condotta possano essere compresi anche dai bambini;
5. per fare in modo che il consumatore non sia tempestato di messaggi
commerciali, le associazioni di direct marketing
hanno sviluppato dei "servizi di
preferenza" conosciuti anche con il nome di "Robinson List". Si
tratta della possibilità per il consumatore di iscriversi in apposite liste e
di dichiarare di non essere interessato a ricevere alcun messaggio commerciale.
Questa preferenza viene presa in considerazione dalle società nel momento della
promozione di un prodotto commerciale.
6. alcune associazioni addirittura prevedono la creazione di organi di
autoregolamentazione per la corretta applicazione dei codici.
Di fronte allo sviluppo di questi codici la FEDMA
sostiene che un intervento legislativo nel settore del commercio elettronico
disincentiverebbe lo sviluppo di software specifici e di garanzie che le diverse
società hanno elaborato spontaneamente per la protezione del consumatore. Nel
caso in cui vengano commessi degli abusi si ritiene che possano essere applicate
le leggi esistenti, soprattutto quelle in materia di frode.
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Consulente legale, diritto della Comunità europea, Geater & Co - Bruxelles
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