Il significato della conferenza
di Ottawa
di Natasha Montanari - 16.11.98
A poche settimane dalla conclusione della
conferenza sul commercio elettronico che ha riunito a Ottawa i paesi dell'OCSE
è giusto chiedersi se i risultati hanno confermato le aspettative e quale sia
stato il senso della riunione.
Gli aspetti presi in considerazione durante la conferenza sono stati i più
vari: dalla protezione della privacy alla tutela del consumatore, dalle
tecniche di autenticazione elettronica agli aspetti fiscali.
I ministri dei paesi OCSE hanno adottato un documento finale nel quale viene
espressa la necessità di cooperazione fra Governi, imprese, organizzazioni dei
consumatori, gruppi di interesse e sindacati, con azioni compatibili a livello
internazionale. Compito principale dei diversi stati è di promuovere un
ambiente competitivo per lo sviluppo del commercio elettronico, ma l'intervento
regolamentare, quando necessario, deve essere proporzionato, trasparente,
consistente e tecnologicamente neutro.
Il settore privato deve continuare a collaborare insieme all'OCSE nell'elaborazione
di standard tecnici e nell'assicurare la "neutralità" delle tasse
nelle transazioni via Internet.
Sono stati individuati dei settori di importanza strategica per ognuno dei quali
è stato elaborato un programma di lavoro su cui orientare gli sforzi futuri.
In primo luogo, per incentivare l'utilizzazione
del commercio elettronico, è importante incrementare la fiducia dei consumatori
attraverso politiche e strumenti tecnologici credibili, attraverso l'elaborazione
di regole certe e lo sviluppo di codici di condotta; in secondo luogo è
necessario approntare un quadro normativo sicuro dove vengono fissate delle
regole precise e chiare, così come esistono nel mondo fisico; in terzo luogo è
necessario valorizzare le infrastrutture con l'introduzione di una maggiore
concorrenza nel settore delle telecomunicazioni e la risoluzione del problema
dei computer nell'anno 2000.
Oltre al piano d'azione, al documento finale sono state allegate tre
dichiarazioni che riguardano:
- la protezione della privacy in rete
- la tutela dei consumatori
- le tecniche di "autenticazione" (con
il termine "autenticazione" si indica un processo in forza del quale
il destinatario di un messaggio elettronico ha la certezza dell'identità del
mittente e/o dell'integrità del messaggio stesso. Nei sistemi, come quello
italiano, in cui viene utilizzata la tecnica della crittografia a chiavi
asimmetriche, l'autenticazione viene assicurata tramite la firma digitale).
L'attenzione dell'OCSE verso la firma
elettronica è dovuta alla necessità di incentivare l'utilizzazione del nuovo
strumento di transazione telematico. I consumatori infatti vogliono essere
sicuri della provenienza dei dati, dell'integrità delle informazioni che
ricevono e dell'identità dell'altra parte contraente che si cela dietro lo
schermo di un computer. Le tecnologie di autenticazione giocano un ruolo
importante nel costruire un ambiente sicuro che possa dare all'utente garanzie
davanti all'anonimato della rete ed alla sua illimitata possibilità di essere
sottoposta a frodi ed atti di pirateria.
Nella dichiarazione finale i Governi hanno
ribadito sia l'esigenza di un approccio non discriminatorio nei confronti dei
sistemi di autenticazione elettronica di altri paesi, sia la necessità di
incentivare lo sviluppo delle tecnologie e dei meccanismi di autenticazione, di
modificare, qualora risultasse necessario, le leggi attuali o le linee politiche
che impediscono o frappongono ostacoli all'utilizzazione di meccanismi di
autenticazione elettronica, di applicare questa nuova tecnologia nel rapporto
tra cittadini e pubblica amministrazione e di continuare il dialogo a livello
internazionale per un maggiore coordinamento tra le iniziative dei diversi paesi
al fine di sviluppare un commercio elettronico sempre più globale.
Per quanto riguarda la tutela del consumatore la
conferenza ha chiesto che siano implementati livelli effettivi e trasparenti di
tutela, mentre con riferimento alla protezione dei dati personali l'OCSE si
impegna a stabilire principi per l'applicazione delle linee guida basate sulle
singole esperienze nazionali ed elaborate dall'OCSE stessa.
Sul tema della fiscalità è stato gradito il rapporto in cui si stabilisce che
le regole fiscali non devono frapporre ostacoli allo sviluppo del commercio
elettronico ed anzi dovranno garantire equità di trattamento di modo che
contribuenti che si trovano in situazioni simili e che effettuano operazioni
analoghe siano sottoposti ad un livello di tassazione simile.
Le cessioni di beni immateriali attraverso
Internet non saranno sottoposte ad alcun adempimento doganale e verranno
considerate alla stessa stregua di prestazioni di servizi; il luogo di
imposizione sarà il Paese in cui gli stessi vengono materialmente consumati.
Saranno solo i beni materiali, che comprendono quelli ordinati nella rete ma
consegnati attraverso i tradizionali mezzi postali, ad essere sottoposti ai
tradizionali adempimenti doganali.
Questo nuovo quadro fiscale richiede sostanziali modifiche alla legislazione
vigente tanto da far sorgere l'esigenza di una nuova conferenza sul tema.
Neppure le problematiche sociali sono state
sottovalutate: se è vero che con il commercio elettronico si creeranno nuove
figure professionali, è anche vero che alcune tipologie di lavoro verranno
eliminate. Per questo motivo sarà necessario studiare le relazioni tra la
società e lo sviluppo tecnologico ed elaborare una strategia per la
riorganizzazione del lavoro. Dovrà essere incentivata poi una "letteratura
digitale" sia da parte delle industrie, sia con politiche di governo.
Chi si aspettava grandi modifiche dalla
conferenza rimarrà deluso nel leggere che infondo nulla è cambiato, ma rimane
il fatto che per la prima volta istituzioni pubbliche, governi, associazioni di
categoria e settore privato si sono riuniti intorno ad un tavolo per discutere
insieme sul futuro del commercio telematico. Risultato: dichiarazioni
internazionali non vincolanti, ma di grande significato politico.
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