Il Web nacque per un intuito formidabile di Sir Tim
Berners-Lee, per il quale "La forza del Web risiede nella sua universalità. E'
un aspetto essenziale che esso sia accessibile da chiunque, al di là di
eventuali disabilità".
La rete Internet è diventata il principale strumento di comunicazione della
nostra epoca. Non solo riduce l'utilizzo di altri strumenti come il fax e la
posta ordinaria, ma ne fagocita altri, come ad esempio la telefonia VoIP.
La velocità delle comunicazioni e la relativa economicità del "pacchetto
Internet", cioè dispositivi di accesso (computer, palmari, smartphone, etc.),
applicazioni, e connessioni alla Rete, stanno decretando la diffusione della
Rete.
Tale diffusione, però, viene rallentata da fattori esogeni ed endogeni.
I fattori esogeni sono molti e sottovalutati. Mi riferisco all'impossibilità,
da parte di miliardi di persone sulla Terra, di avere un computer, un palmare,
un accesso alla Rete: essi ogni giorno combattono la fame e la sete, e
realizzare un blog online con le foto della loro ultima vacanza, non rappresenta
proprio un desiderio da soddisfare. La scolarizzazione e la cosiddetta
informatizzazione, sono anch'essi molto distanti dall'essere un processo
compiuto in moltissimi Paesi.
Fra i fattori endogeni, vedo invece alcune caratteristiche proprie delle
applicazioni e delle modalità di fruizione della Rete e del Web. Navigando per
la Rete, troviamo che la stragrande maggioranza dei siti Web, e quindi i loro
sviluppatori e proprietari, non hanno in alcun conto le caratteristiche degli
utenti della Rete. Questi ultimi, infatti, non possiedono tutti un computer e
una connessione veloce, ed inoltre, cosa più importante, non fruiscono dei
contenuti nello stesso modo e con le stesse tecnologie.
Si parte dal presupposto che tutti utilizzino l'ultimo browser grafico del
produttore praticamente monopolista, e uno schermo video con risoluzioni da
video mastering. Invece non è così. Gli utenti della Rete, in una percentuale intorno
al 5% in Italia e 10% in Europa, usufruiscono dei contenuti con una
disabilità che può essere visiva, motoria, cognitiva, uditiva. Essi utilizzano
browser visuali e testuali, ma soprattutto tecnologie assistive.
Da dieci anni, il W3C -
World Wide Web Consortium, organizzazione ideata e diretta da Tim
Berners-Lee lavora per realizzare specifiche e raccomandazioni che rappresentano
le Linee guida
per una corretta costruzione, realizzazione e fruizione del Web. Linee guida che
dovrebbero essere seguite da tutti, sviluppatori di software e di browser,
sviluppatori del Web, opinion leader e legislatori.
Tali linee guida, purtroppo, vengono molte volte disattese, con il risultato di
avere siti Web che non possono essere fruiti e con contenuti non consultabili
dalla totalità della popolazione e dell'utenza della Rete.
L'Italia si è dotata, dal gennaio dello scorso anno, della legge 4/2004, detta "legge Stanca", per la quale "È
tutelato e garantito, in particolare, il diritto di accesso ai servizi
informatici e telematici della pubblica amministrazione e ai servizi di pubblica
utilità da parte delle persone disabili, in ottemperanza al principio di
uguaglianza ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione" (Art.1, comma 2).
Si impone alla pubblica amministrazione di dotarsi di siti Web che siano
accessibili, definendo l'accessibilità come "la capacità dei sistemi
informatici, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche,
di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche
da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie
assistive o configurazioni particolari." (Art. 2).
L'ultima bozza del decreto ministeriale delle regole tecniche, attualmente
all'esame della Comunità europea, recepisce ed integra la maggior parte degli
enunciati delle Linee
Guida WCAG 1.0del W3C. Si tratta senza dubbio di un notevole passo in
avanti per il nostro Paese, che vede così regolamentato un settore di vitale
importanza per lo sviluppo sociale ed economico.
In attesa di vedere completato l'iter applicativo della legge, con l'emanazione
del decreto ministeriale con le regole tecniche e gli altri decreti sulla
formazione, multimedia, etc., non si può che lavorare per comunicare ed
estendere sempre di più le semplici regole sull'accessibilità del contenuto
del Web.
La nostra società ne ha bisogno, come ha bisogno di vedere estesa l'applicazione
del diritto di uguaglianza anche agli utenti della Rete. A questo proposito
avrebbe fatto piacere vedere, da parte del legislatore italiano e del governo,
un maggiore sforzo rivolto anche a favorire il possesso di computer e la
connessione alla Rete, mediante incentivi allo sviluppo e all'utilizzo di
linee veloci e a fibra ottica.
Legata a fil doppio all'attuazione di una completa accessibilità dei
contenuti del Web, troviamo la ricerca e le applicazioni sulla multicanalità,
alla possibilità, cioè, che i contenuti del Web siano accessibili anche da
dispositivi non convenzionali come cellulari, smartphone, PDA, palmari. Infatti
le stesse regole tecniche che vengono applicate per realizzare un sito Web
accessibile sono valide per costruire e realizzare un sito suscettibile di
essere fruito da utenti che si collegano alla Rete con tali dispositivi, al
momento, non proprio convenzionali.
Ma lo sviluppo dell'accessibilità del Web e della Rete non passa solo
attraverso la predisposizione e applicazione di regole tecniche e di linee
guida. La completa fruizione del Web potrà aversi quando il Web, così come lo
conosciamo ora, si evolverà in Web semantico, dove le informazioni ed i contenuti
presenti sul Web potranno essere ricercati e trovati utilizzando tecniche che
sono in fase di definizione
e sviluppo.
Il Web semantico, così come affermarono quattro anni fa Tim Berners-Lee, James Hendler e Ora Lassila "sarà un'estensione
del Web, dove l'informazione avrà un significato ben definito, permettendo
una migliore cooperazione fra il lavoro delle persone e quello delle macchine e
dei computer".
Col Web semantico i documenti, le pagine, le immagini, i suoni, i filmati
presenti sul Web, saranno delle risorse, ognuna con una personalità propria e
con delle caratteristiche ben definite. I principali benefici si avranno nelle
funzioni di ricerca delle risorse e delle informazioni, nonché, naturalmente
nella possibilità di divulgare e rendere disponibili tali informazioni.
Ad esempio, se oggi ricerchiamo su Google un'immagine scrivendo come parola
chiave di ricerca "cervello" si ottiene come prima immagine una parte
anatomica maschile che non è proprio il nostro cervello! Questo perché, al
momento, i motori di ricerca non "ragionano", non capiscono né cercano di
farlo, quali sono i desideri dei cercatori, né tantomeno quelli di chi ha posto
quella immagine sul Web.
Quando fra pochi anni il Web semantico verrà pienamente applicato, attuando
così il Web intelligente, quella risorsa non potrà essere etichettata come "cervello"
e quindi non sarà un "cervello" per il motore di ricerca.
In Italia vi è un esperimento al riguardo da parte del motore di ricerca di
Libero, dove ricercando un termine, si ha la possibilità di affinare la ricerca
per gradi di semanticità successiva.
Accessibilità del Web, multicanalità e Web semantico rappresentano tre
aspetti importantissimi per lo sviluppo di una socialità diffusa e di un'etica
per la rete Internet e per il Web. Giocano un ruolo fondamentale e responsabile
tutti gli attori: il legislatore, ma anche lo sviluppatore di siti Web ed il suo
cliente, sia questi azienda privata o pubblica amministrazione.
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