La crociata contro la duplicazione abusiva scatenata dalle
major dell'IT e dell'audiovisivo contro chi sviluppa applicazioni e servizi
"fuori dal coro" - dai DVD player per Linux alla diffusione di
informazioni sulle vulnerabilità dei sistemi - acquisisce nuovi adepti fra i
produttori di hardware. Nello stesso tempo, nuove strategie di sviluppo del
software "ispirate" dalle pubbliche autorità per esigenze di sicurezza e
prevenzione dei reati, spingono alla creazione di applicazioni che limitano le
possibilità di utilizzo da parte degli utenti.
Non è certo una novità "l'arruolamento" di HP nell'esercito dei "difensori
del copyright". Formalizzato l'otto gennaio 2004 al Consumer
Electronic Show di Las Vegas con l'annuncio[i] dell'inserimento
generalizzato di sistemi di Digital Right Management (DRM) in ogni
prodotto al fine di limitare le possibilità di duplicazione. Come,
purtroppo, non ha scandalizzato più di tanto un messaggio[ii] pubblicato nel forum Adobe
degli utenti di Photoshop il7 gennaio 2004, che denunciava come la casa
produttrice del noto software, su richiesta delle autorità bancarie, lo avesse
dotato di una funzionalità non dichiarata in grado di impedire la
digitalizzazione delle banconote americane.
Se la questione rimanesse limitata al (nemmeno poi tanto) ristretto ambito
degli acquirenti di un programma professionale o di qualche masterizzatore,
avrebbe un'importanza tutto sommato relativa. Ma in realtà la posta in
gioco è molto più alta per la pericolosità intrinseca di questa tendenza che
ha già cominciato a manifestarsi, per esempio, nella telefonia cellulare (come
sanno, ad esempio, i "fortunati" possessori del V800 Sony Ericsson).
E' evidente, infatti, che sarebbe privo di senso incorporare sistemi di
protezione nel hardware se poi questi possono essere disattivati con un software
che non si interfaccia con questi sistemi di protezione (penso, ad esempio, a
DVD player "dezonati" o a quelle utility che "ingannano" le protezioni
hardware). La conseguenza è che per garantire un'effettiva tutela
tramite i sistemi DRM le periferiche in questione e - perché no - gli
stessi computer, dovrebbero rifiutarsi di funzionare con applicazioni che non li
implementano (i DRM). Questo risultato sarebbe impossibile da ottenere con
una legge, mentre sarebbe molto più semplice raggiungere lo scopo con un "banale"
accordo commerciale.
E' abbastanza chiaro, in definitiva, che si sta estendendo anche ad ambiti
diversi da quello originari il concetto comunque inaccettabile di limitazione
dei diritti dell'utente per tutelare "interessi superiori" aggrediti da
"minacce virtuali" (nel senso che non esistono realmente) o artatamente "tenute
in piedi" (come si evince dalle lucide analisi di Michael Chricton in State
of Fear e di Bruce Schneier in Beyond Fear).
La storia e la memoria, come sempre, sono le armi più potenti della ragion
critica: ancora una volta, ad aprire la strada al pregiudizio per gli utenti, fu
la asserita necessità di tutelare il diritto d'autore. E dunque con
questa scusa vennero inventati i blocchi ai DVD e ai giochi per consolle. Poi è
stata ottenuta l'imposizione di un aumento del prezzo dei supporti vergini (a
prescindere dalla loro destinazione) per "pagare i danni" derivanti dalla
copia privata. Poi ancora - e il raggio di azione comincia a
estendersi - sono state introdotte le "chiavi di attivazione" a distanza per
controllare il numero delle installazioni di software e, ora, vengono imposte le
limitazioni funzionali delle applicazioni.
Passato, grazie a un parziale modo di vedere il diritto d'autore, il
concetto che si può far pagare a tutti il comportamento scorretto dei pochi, la
mossa successiva è stato applicare il ragionamento anche allo sviluppo di
software. E dunque, si è detto, siccome alcuni usano Photoshop per
fabbricare monete false, allora impediamo a tutti - indiscriminatamente - di
usare il programma per digitalizzare banconote.
Tutto questo è frutto di una malintesa, inaccettabile e purtroppo molto di
moda "filosofia della prevenzione" che, nei fatti, trasforma ciascuno di noi
in un potenziale delinquente e quindi richiede che le nostre azioni vengano
preventivamente limitate e, dunque, controllate. Non è difficile
immaginare dove si potrebbe arrivare con questi presupposti. I word
processor possono essere utilizzati per scrivere volantini e rivendicazioni,
e questo non deve essere consentito. I programmi per la posta elettronica
consentono ai criminali di scambiarsi informazioni, e dunque ne deve essere
preventivamente controllato l'impiego. Per fare tutto questo è necessario
impedire la modificabilità indiscriminata del software e, per converso,
limitare o vietare la diffusione di modalità di sviluppo che non consentono l'applicazione
di queste forme di controllo.
Un altro rintocco di campana a morto per la libertà di manifestazione del
pensiero.
(Vedi anche I meccanismi di DRM non
funzionano e non funzioneranno mai di Corrado Giustozzi)
[i] Il
comunicato stampa si intitola HP Announces Digital Entertainment Strategy
with New Products and Partnerships Across Music, TV and Movies ed è
reperibile all'indirizzo: http://www.hp.com/hpinfo/newsroom/press/2004/040108a.html
Il punto in dicussione si intitola Protecting intellectual property e
dice:
As part of its overall digital entertainment strategy, HP is taking a strong
stance on protecting the intellectual property of artists and creators of
content. Starting today, HP is stepping up its commitment to building, acquiring
or licensing the best content protection technologies for HP devices that will
set secure copyrights without sacrificing great consumer experiences - and will
strive to build every one of its consumer devices to respect digital rights.
For example, HP will build support for a technology called Broadcast Flag
into its TVs, media hubs and Media Center PCs in products rolled out after June.
The Broadcast Flag signals that the content must be protected and cannot be
shared indiscriminately over the Internet. The technology does not prevent
consumers from making multiple copies of digital content and sharing it within a
home network or storing it on physical media such as DVDs.
[ii] Questo
è il testo del messaggio, pubblicato su http://www.adobeforums.com/cgi-bin/webx?13@215.1oTzbbQUVVh.0@.2ccf3d27,
caso mai dovessero esserci difficoltà nel ritrovarlo.
No Wonder Photoshop CS Seems Slow - It's Analyzing Images For Content!
Brian NoSpam - 10:02am Jan 7, 2004 Pacific
We received a TIFF image from a customer, of a $20 bill. The image does
not violate any laws regarding reproduction of currency (it's not even
close to actual-size, and it's not a "flat" portrayal - it's wavy,
as if it's fluttering in the wind. Nor is it real-color.
However, Photoshop CS refuses to open the image, and provides an error
message regarding the (il)legality of currency reproduction and an "information"
button that takes you to the web. (Photoshop 7, of course, has no such qualms).
What the hell is this? In my book this is completely unacceptable - Photoshop
is an image editor, not a censor, government policy enforcer or anything else.
Adobe, you've got some explaining to do.
Brian
La notizia è stata ripresa da Slashdot e confermata da un articolo del Washington Post.
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