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COMPORTAMENTI E NORME NELLA SOCIETÀ VULNERABILE

 


INTERVENTI - 32


Società vulnerabile, norma debole, logica vaga
di Andrea Monti


1 - La società è vulnerabile... su questo assunto il Forum ci ha visto tutti - anche se con posizioni diversificate - d'accordo: ma è veramente la società ad essere intrinsecamente debole o piuttosto sono gli strumenti creati a sua tutela che si rivelano inadatti o inefficaci?
Il dibattito del 28 giugno fornisce più di una indicazione in questo senso.
Da più parti è stata segnalata l'insufficienza generalizzata delle norme giuridiche (e di quelle penali in particolare) nella regolamentazione efficace dei fenomeni legati al mondo digitale. Non c'è stato tempo e modo in quella sede di approfondire questo aspetto del problema che invece presenta dei profili di estremo interesse.

2 - Non è solo la società ad essere vulnerabile, dunque, lo sono anche le norme.
Ma da cosa dipende questa loro debolezza? Forse dalla loro struttura.
Le proposizioni giuridiche sono fondate - come quelle di molti altri rami del pensiero - su una base rigorosamente dicotomica: le cose sono bianche oppure nere, non c'è alternativa.
Questo principio, noto come "il principio del terzo escluso" è talmente radicato nel modo di pensare occidentale da non essere mai stato oggetto di discussione fin dai tempi di colui che per primo lo formulò in modo organico: Aristotele.
Fin dai tempi dello Stagirita, tuttavia, il terzo escluso ha rappresentato contemporaneamente un cardine nello sviluppo della logica e una fonte di gravi contraddizioni: ogni studente di liceo ricorda lo sgomento provato di fronte al paradosso del sorite: quando - sottraendo un chicco per volta - un mucchio di grano cessa di essere tale?
I limiti di questo principio logico, tuttavia, non emersero solo in ambito filosofico, ma erano destinati a produrre effetti anche in altre branche del sapere e nel diritto in particolare.
Chiunque avverte un certo senso di disagio di fronte alla rigidità di una norma: la realtà è troppo più vitale e sfumata per poter essere ingabbiata in poche righe di un codice.
La rigidità del dover essere, però, non gli è intrinseca: essa dipende dagli strumenti adottati per descriverlo.
In altri termini: dovendo descrivere il mondo in termini bivalenti era inevitabile produrre un modello - forse - coerente ma di certo lontano dalla realtà.
Le cose potrebbero assumere una veste nuova, e per certi versi rivoluzionaria, con l'impiego di un approccio diverso che - pur avendo radici culturali antichissime - è letteralmente esploso negli ultimi trenta anni: sto parlando della logica vaga.

3 - Il sistema della logica bivalente era già stato messo in crisi dall'affermazione della natura probabilistica della realtà.
In conseguenza si svilupparono sistemi (per tutti, la logica polivalente di Bertrand Russel) nei quali i valori di verità non erano più solamente due (vero\falso) e che si dimostravano più adatti a descrivere i fenomeni naturali e sociali.
Esula dagli scopi di questo scritto entrare nel merito delle questioni attinenti alla logica fuzzy, essendo sufficiente rilevare come essa operi un totale ribaltamento di prospettiva nell'analisi dei problemi e nella formulazione delle proposizioni.
Se la logica bivalente (e quindi i sistemi su di essa basati) descrivono una realtà discreta, digitale, la logica vaga è assimilabile ad una curva continua.
Essa consente di descrivere tutte le fasi intermedie nelle quali si manifesta un fenomeno a differenza di quanto consente un modello bivalente che può funzionare solo agli estremi della curva stessa.
In realtà, infatti, il modello bivalente si presenta come un'applicazione speciale (e improbabile) della logica fuzzy.

Un esempio chiarirà la questione.
Se chiedo a tutti gli appartenenti al sesso maschile che fanno parte di un uditorio di alzare la mano, otterrò un certo numero di mani alzate.
Indico questo numero con "0".
Faccio lo stesso con le donne e chiamo il secondo numero "1".
La situazione è assolutamente priva di ambiguità: da una parte lo 0 e dall'altra 1: questa è bivalenza pura.
Se invito tutti coloro che sono soddisfatti del loro lavoro ad alzare la mano le cose cambiano radicalmente: ci sarà chi alza la mano fino in fondo, chi non la alzerà per niente e chi la terrà sollevata in una serie di posizioni intermedie.
Di queste posizioni intermedie, come del paradosso del sorite la logica bivalente non sembra poter rendere ragione, la logica vaga sì.
E'ragionevole pensare, quindi, che trovando il modo di applicare i principi fuzzy anche alla creazione delle norme giuridiche si otterrebbe il risultato di una loro maggiore rispondenza alla realtà e quindi di una maggiore efficacia applicativa e funzionale.
Questo non renderà la società invulnerabile, ma di certo ne consentirà una difesa migliore.
Andrea Monti

Nota: L'approccio fuzzy non è, come pure si potrebbe ritenere, una semplice curiosità accademica priva di risvolti pratici, ma un nuovo potentissimo strumento operativo: il MITI, Ministero dell'industria giapponese ha creati due laboratori per lo sviluppo di apparecchiature realizzate grazie alla logica vaga, la metropolitana di Sendai è interamente controllata da computer che obbediscono a principi fuzzy, come anche macchine fotografiche, sistemi di puntamento, condizionatori d'aria e sistemi di valutazione economica.
04.08.95


Il dr. Andrea Monti è membro del Comitato di garanzia di ALCEI e responsabile del settore Studi giuridici dell'Associazione.

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