COMPORTAMENTI E NORME NELLA SOCIETÀ VULNERABILE

Cronaca del convegno del 28 giugno alla LUISS

(da MCmicrocomputer n. 154 - settembre 1995)

La tecnologia avanza, il diritto arranca

Il convegno (o happening?) del 28 giugno alla Luiss ha stabilito importanti punti fermi nella discussione su "comportamenti e norme" nella società dell'informazione. Ma c'è ancora molta strada da fare: alcuni temi sono stati solo sfiorati e occorre impostare una visione complessiva, più organica, dei problemi del diritto delle tecnologie.

di Manlio Cammarata

Trecentociquantasettemila caratteri: stampati su carta farebbero un libro di duecento pagine. Questa la dimensione degli "atti" del Forum multimediale "La società dell'informazione" nel momento in cui si è aperta la riunione nell'aula magna della Luiss, il 28 giugno scorso.
Il semplice dato numerico rende l'idea non solo di quanto interesse abbia suscitato l'iniziativa della nostra casa editrice, ma soprattutto della vastità dei temi e della ricchezza delle argomentazioni.
L'avevamo detto fin dalla presentazione del Forum: questo non sarà un convegno tradizionale, articolato per "relazioni"; il 28 giugno discuteremo soprattutto delle cose che saranno scritte sul Web. E la discussione c'è stata, a tratti molto accesa e assai poco accademica, con tanto di colpo di scena finale, come vedremo più avanti. In verità non era facile prevedere come si sarebbe sviluppata una riunione basata sulla discussione di tesi già note, con gli interventi in teleconferenza e una finestra costantemente aperta sul "ciberspazio".
Ne è risultato un vero e proprio "happening". L'espressione, citata più volte durante i lavori, è senza dubbio vicina ai fatti, anche se non rende giustizia alla serietà e alla profondità del dibattito: quasi tre ore di discussioni hanno messo in rilievo le difficoltà che il mondo del diritto incontra nell'inseguire la rapidissima evoluzione delle tecnologie, con accenti che qualche volta hanno sfiorato i limiti della compostezza accademica che il luogo avrebbe potuto suggerire.
Su uno dei due grandi schermi che facevano da sfondo alla sala passavano le immagini degli oratori, presenti o collegati in teleconferenza; sull'altro si poteva seguire una navigazione in tempo reale sul World Wide Web, che faceva da contrappunto agli argomenti in discussione, mostrando sia gli interventi del Forum, sia pagine di altri Web.
"Vi stupiremo con effetti speciali", aveva detto qualcuno prima dell'inizio dei lavori. In verità non c'è stata tanto un'esposizione di meraviglie tecnologiche, quanto la dimostrazione dal vivo della potenza della multimedialità per realizzare una comunicazione al massimo livello di efficacia.
Ma lasciamo stare la cronaca, la cui sintesi affidiamo a un riquadro, e vediamo da vicino i contenuti della discussione. Per maggiore chiarezza seguiamo un ordine logico, più che quello cronologico, anche perché la sequenza degli interventi ha risentito di una certa dose di improvvisazione, forse inevitabile per la novità dell'impostazione dell'incontro (ma la prossima volta cerchemo di fare meglio).

Quale responsabilità per il sysop?

Nella discussione telematica sono stati trattati in misura più o meno ampia tutti i temi indicati nella presentazione del Forum: sicurezza dei sistemi, protezione dei dati personali, libertà di accesso, diritto d'autore (quest'ultimo sia sotto l'aspetto del software, sia per quanto riguarda le opere diffuse sulle reti telematiche).
La discussione alla Luiss si è focalizzata soprattutto su due problemi: le responsabilità del sysop e la protezione dei dati personali. Argomenti strettamente connessi fra loro e legati anche agli altri temi del Forum multimediale, primo fra tutti quello della sicurezza dei sistemi. Infatti non c'è dubbio che spetti ai responsabili dei sistemi stessi assumere tutte le cautele necessarie ad evitare che possano commettersi attentati telematici da parte di chi accede alle reti.
Quello della responsabilità del sysop è un tema caro al magistrato Carlo Sarzana di S. Ippolito, che nell'intervento pubblicato sul Web ha ripreso la sua ben nota proposta: conferire all'operatore di sistema il diritto-dovere di controllare preventivamente il contenuto dei messaggi immessi nelle aree pubbliche, e anche la facoltà di leggere i messaggi di posta elettronica scambiati tra singoli utenti. Per superare il problema della violazione del segreto epistolare Sarzana osserva che l'esercizio di un diritto esclude la punibilità, e in ogni caso che l'apertura della corrispondenza dovrebbe essere autorizzata dall'abbonato in via contrattuale. La tesi è stata vivacemente contestata da più parti, tanto che il magistrato ha ritenuto di dover rispondere direttamente a chi aveva contestato la sua tesi nella discussione telematica. Ma la lunghissima e appassionata autodifesa ha scatenato un'opposizione decisa. Si è discusso se il diritto alla riservatezza della corrispondenza, costituzionalmente protetto, possa essere cosiderato "disponibile", cioè se un individuo possa rinunziarvi con un contratto. E' prevalsa l'opinione affermativa, ma, come ha osservato il magistrato Giovanni Buonomo, chi è disposto ad autorizzare uno sconosciuto a leggere le proprie lettere? E poi è materialmente impossibile controllare l'enorme e sempre crescente quantità di messaggi che passano ogni giorno sui nodi delle reti (interventi di Giuseppe Serazzi dal Politecnico di Milano e, in aula, di Daniele Coliva, Andrea Monti e Giovanni Buonomo).

Da Bruxelles a Milano e a Camerino

Gli interventi in teleconferenza hanno allargato la discussione, e l'idea di mettere a confronto le opinioni dei giuristi con quelle dei tecnologi ha funzionato: l'ingegner Bigi dalla Commissione Europea di Bruxelles e il professor Serazzi dal Politecnico di Milano hanno messo in luce la distanza che spesso separa la realtà della tecnica dalle previsioni normative. Franco Bigi, in particolare ha illustrato i problemi (e gli aspetti positivi) della prima gara di appalto a livello europeo in cui le offerte dovevano essere spedite per via telematica. Da questa esperienza Bigi ha tratto la conseguenza che non possono per esistere norme "locali" per le tecnologie, ma che devono essere uniformi in tutti i paesi. E se l'Italia non si adegua, ha concluso Bigi, vuol dire che le informazioni passeranno da un'altra parte...
La scissione tra l'aspetto giuridico e quello tecnologico è stato il tema centrale del teleintervento di Giuseppe Serazzi dal Politecnico di Milano. Il professor Serazzi ha citato esperienze americane per dimostrare l'impossibilità tecnica di controllare tutto quello che passa sulle reti. Resta il fatto che i livelli attuali di sicurezza sono molto bassi, come ha dimostrato una ricerca condotta "tracciando" i numerosi accessi indebiti alla rete dello stesso Politecnico. E' vero che molto si sta facendo per migliorare il livello di protezione, ma si prospetta ora anche il rischio di collassi delle reti, dovuti alla crescita incessante degli utenti e della complessità delle applicazioni.
Ancora la sicurezza è stato il tema dell'intervento di Fabio Trojani, dell'Università di Camerino, per l'aspetto del trasferimento di denaro. Va ricordato, per inciso, che l'Università di Camerino è l'unico ateneo statale italiano in cui esiste un insegnamento stabile di Informatica giuridica. Anche nell'intervento del dottor Trojani sono stati messi in rilievo i contrasti tra diverse esigenze da tutelare, in questo caso la certificazione della transazione e il desiderio di anonimato, ritornando sulla connessione tra sicurezza e protezione della privacy.
Su questo tema è stato offerto uno spunto interessante da un altro tecnologo, Alfonso Caracciolo di Forino, direttore del Centro Informatica Luiss. Il professor Forino ha citato gli studi che la stessa Luiss sta conducendo sui rapporti tra criminalità economica e criminalità informatica, giungendo alla conclusione che la moneta elettronica, in ultima analisi, è "meno anonima" del denaro contante, perché in un modo o nell'altro lascia più tracce di quante ne lascino i passaggi delle banconote consegnate di mano in mano.
Ancora i rapporti tra tecnologia e diritto, ma nell'ottica del giurista, sono stati al centro dell'intervento di Andrea Monti (il più attivo tra i partecipanti alla discussione in rete). Conviene che il diritto si leghi al veloce mutamento delle tecnologie? ha chiesto il dottor Monti, sfiorando un tema dottrinario complesso quanto poco dibattuto, e ha citato casi giudiziari, in America e in Italia, in cui l'impreparazione degli inquirenti ha prodotto danni ingiustificati agli operatori telematici. Monti ha concluso sollecitando una regolamentazione della posta elettronica, soprattutto per quanto riguarda l'efficacia probatoria dei documenti (aspetto inevitabilmente legato all'autenticazione dei messaggi, ndr).
Anche il presidente Sarzana, nella sua seconda replica, ha sottolineato la sfasatura tra i progressi della tecnologia e quelli del diritto, affermando che "la tecnologia sopravanza sempre il diritto, e il diritto arranca". Il magistrato, citando Negroponte, ha anche auspicato la creazione di una "polizia dei bit", di una direzione per la lotta alla criminalità informatica, con un corpo centralizzato di magistrati esperti, coadiuvati da forze dell'ordine specializzate, che potrebbero compiere interventi mirati su tutto il territorio nazionale.
Va ricordato, a questo proposito, che in Italia esiste già all'interno delle forze dell'ordine una "polizia dei bit": è il Nucleo per la lotta alla criminaltà ecomica e informatica della Polizia di Stato, diretto da Alessandro Pansa, dotato di personale preparatissimo e, si dice, di attrezzature estremamente sofisticate.
Nel suo secondo intervento Sarzana ha sfiorato anche un altro argomento di discussione: il diritto d'autore nell'era dei nuovi media: "Con Internet il diritto d'autore tradizionale è morto", ha detto il magistrato. Lo ha seguito Serazzi, dal Politecnico di Milano, osservando che con Internet non ha più senso parlare di diritto d'autore, ma piuttosto di "diritto di creazione" (si vedano, a questo proposito, i testi sul Web di Daffarra e D'Addio).

Dati personali: il colpo di scena

Se l'avessimo fatto apposta, non ci saremmo riusciti così bene: l'intervento del magistrato Giovanni Buttarelli, dell'Ufficio legislativo del Ministero di Grazia e Giustizia, non solo ha chiarito molti punti controversi del disegno di legge sulla protezione delle informazioni personali, l'ormai famoso (o famigerato?) 1901 bis, ma ha anche riassunto i temi principali del dibattito. Confermando, fra l'altro, le indicazioni emerse nella discussione telematica. Questa era stata aperta proprio da una serie di critiche al progetto, espresse da Donato A. Limone, docente di Informatica giuridica negli atenei di Camerino e Lecce.
Alla Luiss il professor Limone ha ribadito i suoi rilievi, soffermandosi fra l'altro sull'eccesso di burocrazia e sul "pateracchio" che sarebbe determinato dalla sovrapposizione di ruoli tra il presidente dell'Autorità per l'informatica nella pubblica amministrazione e il Garante dei dati.
La preoccupazione per gli aspetti burocratici della normativa in discussione, con un occhio particolare ai problemi dei gestori dei piccoli sistemi telematici, è stata espressa anche da Giancarlo Livraghi, presidente di ALCEI, (Associazione per la Libertà della Comunicazione Elettronica Interattiva).
"Vengo da Bruxelles, - ha esordito il dottor Buttarelli - dove questa mattina c'è stata una riunione importante su questa tematica, e penso sia giusto riferire che è definitiva la Direttiva comunitaria sulla tutela dei dati personali. Il Parlamento europeo il 15 giugno ha approvato sette dei settanta emendamenti che erano stati presentati... questione di pochi giorni e questo testo comparirà nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee. Mi sembra che questa novità costituisca un punto fermo per il nostro dibattito, perché possiamo discutere all'infinito sulla vetustà o modernità di questa disciplina, su fatto che sia all'avanguardia o meno, se sia pesante o se sia leggera... Il fatto è che quello che era sembrato un avventurismo del legislatore italiano nel dare un recepimento contestuale o addirittura anticipato rispetto alla proposta di direttiva, si è rivelato una scelta più che ponderata, perché molto probabilmente la direttiva sarà pubblicata prima della legge".
La seconda notizia portata da Buttarelli ha riguardato l'approvazione di una proposta di direttiva sulla protezione del diritto d'autore per i contenuti delle banche dati, che vieta l'estrazione di informazioni che siano frutto di rilevanti investimenti del titolare.
Gradita da molti anche la terza notizia: è in preparazione, al Ministero di Grazia e Giustizia, lo schema di decreto legislativo che rettificherà alcuni errori del 518/92 sulla protezione dei diritti degli autori del software (errori che hanno fatto sorgere anche dubbi sulla costituzionalità del decreto stesso).
Un'altra informazione importante fornita da Buttarelli ha riguardato la ventilata commistione tra l'AIPA e il Garante dei dati: gli emendamenti presentati dal Governo sul DDL 1901 bis e ter prevedono che un membro dell'Autorità abbia il diritto di partecipare alle riunioni dell'Ufficio del Garante, e viceversa. In questo modo si assicura il coordinamento tra i due organi, senza creare il "pateracchio" paventato da Limone e dalla maggior parte degli esperti.
Per quanto riguarda gli altri problemi sollevati dal disegno di legge, il magistrato ha osservato che l'approvazione della nuova direttiva europea rende inutili tutte le discussioni: non possiamo fare altro che adeguarci: "avremmo fatto meglio a legiferare negli anni '80 e presentarci quindi al tavolo comunitario con ben altro potere contrattuale... ora dobbiamo adeguarci a una direttiva che recepisce alcuni istituti del diritto tedesco, alcuni istituti del diritto olandese, altri istituti del diritto francese". In estrema sintesi, la nuova direttiva (e quindi la futura legge italiana) sposta il centro di attenzione dalle regole per la raccolta e il trattamento dei dati alla tutela dell'identità personale dei singoli individui (di questi aspetti parleremo più in dettaglio sul prossimo numero di MCmicrocomputer).
E per i sistemi telematici? La direttiva ("approvata alle 12 e 30 di questa mattina, e non ho neanche mangiato per venirvelo a dire") stabilisce che la responsabilità dei contenuti non spetta al sysop, ma a chi immette il messaggio in rete. "Il chiarimento comunitario vincola il legislatore italiano e non lascia spazio alcuno ad altre soluzioni".
Infine Buttarelli ha chiarito che le disposizioni europee prevedono la possibilità di un anonimato "discreto, superabile in determinate circostanze; e ci sono anche spazi precisi per vedere entro quali limiti la crittografia può essere usata (come può essere usata, oggi, nel nostro ordinamento), con il bilanciamento reso necessario, secondo i parametri costituzionali, laddove lo Stato debba effettuare determinate operazioni in presenza di gravissimi reati".

Si apre una fase nuova

"Questa è una notizia-bomba, che taglia la testa al toro per tutta una serie di discussioni", ha commentato subito dopo Sergio Mello-Grand, il fondatore di Italia On Line. Ma restano molti punti da chiarire, secondo il dottor Mello-Grand, primo fra tutti se un sistema telematico debba essere considerato come una testata giornalistica, con la relativa nomina del direttore responsabile.
Di questo problema non si è finora parlato nel Forum, forse perché può consiferarsi ormai risolto con un'attenta lettura della normatia vigente, ma altre molte altre questioni restano ancora aperte. La più complessa è probabilmente quella sul diritto d'autore, argomento già introdotto da Daffarra e D'Addio nella discussione telematica e oggetto di un difficile dibattito in sede internazionale.
Un altro punto di estrema importanza è stato sollevato da D'Aietti e, sotto un altro aspetto, da Limone: la tutela degli utenti. Non c'è dubbio, per esempio, che alcune clausole delle licenze d'uso del software, ricordate appunto da D'Aietti, contenute nei contratti "per adesione mediante strappo" sono da considerare vessatorie a norma del Codice civile e richiederebbero quindi l'approvazione specifica (art. 1341 c.c.).
Le correzioni al DL 518/92 annunciate da Buttarelli probabilmente non risolveranno il problema, e sarà quindi utile avviare un dibattito anche su questo aspetto. E così metteremo in atto anche la proposta di Limone, coinvolgendo nel Forum anche le associazioni degli utenti (e, perché no? anche quelle dei fornitori, oltre a BSA, che è già presente).
Ma a questo punto è necessario fermarsi un attimo e raccogliere le idee, sulla situazione in generale e sul nostro Forum in particolare. Le comunicazioni portate alla riunione del 28 giugno dal dottor Buttarelli costituiscono effettivamente un punto di svolta nel dibattito su "comportamenti e norme" nella società dell'informazione. L'approvazione della direttiva europea sposta la discussione da "quali norme" a "come applicarle", e porta in primo piano il problema dei "comportamenti", intesi sia come codici di autoregolamentazione, sia come procedure e metodi di lavoro di tutti i soggetti coinvolti (politici, gestori dei sistemi, magistratura e forze dell'ordine).
C'è comunque da osservare che la fine del dibattito su "quali norme" non ha reso inutile la discussione che si è svolta fino a oggi, in particolare nell'ambito del Forum multimediale, anzi, ne ha rafforzato il valore. Perché la nuova normativa europea conferma le linee fondamentali emerse dal dibattito telematico.
Sui temi più importanti, come il diritto all'anonimato e la responsabilità del gestore si è registrata una sostanziale concordanza di vedute, con pochissime, isolate eccezioni. Si veda, per esempio, la proposta di codice di autoregolamentazione avanzata dal magistrato Giuseppe Corasaniti (al quale chiedo pubblicamente scusa per avergli praticamente impedito di parlare, nell'improvvisazione del dibattito alla Luiss). La proposta di Corasaniti va esattamente nella direzione delle direttive comunitarie annunciate da Buttarelli, ed è anche in linea con la politica seguita da MC-link fin dai suoi esordi.
E con questo torniamo alle origini della nostra iniziativa, anche per capire quale possa essere il suo futuro, perché è opinione generale che il Forum multimediale debba continuare e proporre altri argomenti di dibattito.
Tutto è incominciato in febbraio, durante l'ennesima riunione in cui cercavamo di valutare quali iniziative adottare nell'assenza o nella vaghezza delle leggi che dovrebbero regolare la nostra attività. Abbiamo pensato allora di interpellare direttamente e mettere a confronto gli esperti del diritto, fra loro e con quelli delle tecnologie, per ricavare indicazioni più chiare possibile per la condotta nostra e dei nostri colleghi. Facciamo un bel convegno, è stata la prima proposta. Farlo prima di tutto su Internet, coinvolgendo anche gli utenti, è stata la naturale conseguenza.

I punti da rivedere

Il consenso sull'iniziativa è stato immediato e generale, ma non tutto ha funzionato secondo le aspettative iniziali. Molte persone, che in principio avevano indicato un'entusiastica disponibilità a intervenire nel Forum, poi non hanno dato seguito alle loro intenzioni. Alcuni interventi pubblicati sul Web sono il risultato di mie pressanti sollecitazioni. Qualche volta ho avuto la sensazione che in alcuni ci fosse una specie di timore del confronto aperto, molto più rischioso del rassicurante dibattito tra i soliti esperti riuniti in un tradizionale convegno, o di un articolo su una pubblicazione specializzata, letta da pochi addetti ai lavori.
Un comportamento speculare si è probabilmente verificato tra i frequentatori abituali delle reti telematiche. L'area di discussione aperta su MC-link è andata praticamente deserta, e si contano sulle dita gli interventi sul Web. Gli stessi utenti telematici che si accaniscono in interminabili discussioni nei newsgroup si sono tenuti alla larga dallo spazio aperto su MC-link. Perchè? Si tratta forse di una forma di "timidezza", di timore reverenziale, verso i "saggi" che hanno inviato le loro relazioni? Se è così, allora dobbiamo chiederci se non abbiamo sbagliato qualcosa nel cercare di diffondere il "modello Internet" come schema di discussione "orizzontale", aperta a tutti, senza barriere tra l'esperto o l'autorità e quello che i giuristi chiamano il quisque de populo, l'uomo della strada (o del modem).
L'altro aspetto che non ha funzionato nella discussione telematica (forse anche perché non è stato sottolineato abbastanza all'inizio) è stato il confronto tra giuristi e tecnologi. Ha funzionato invece benissimo nel dibattito del 28 giugno, con gli interventi di Franco Bigi da Bruxelles e di Giuseppe Serazzi dal Politecnico di Milano. La collaborazione tra gli esperti delle due materie è essenziale: se da una parte i tecnologi spesso non si curano degli effetti del loro lavoro sul piano normativo, dall'altra le discussioni dei giuristi, finché non si confrontano con la realtà tecnologica, rischiano di continuare all'infinito o di concludersi con complicate soluzioni di compromesso, assai ardue da mettere in pratica. E' stato ricordato che si può dare una dimostrazione perfetta di una tesi giuridica e, un'istante dopo, si può dimostrare con altrettanta chiarezza il suo esatto contrario.
Per fare un esempio che ci rigurda da vicino, il presidente Sarzana può dimostrare con perfetta logica la validità della sua proposta di conferire al sysop la facoltà di spulciare la posta degli abbonati, e gli oppositori possono continuare all'infinito nel dimostrare, con altrettante ottime ragioni, la tesi contraria. Ma se arriva l'esperto in bit e dice che tecnicamente il controllo non è possibile, la discussione finisce. Non c'è altra soluzione che studiare strade diverse per ottenere l'effetto desiderato, cioè la prevenzione e la repressione dei reati commessi attraverso le reti telematiche.
Questo è il punto sul quale probabilmente il Forum dovrà insistere nel prossimo futuro. Le soluzioni dei problemi della "società vulnerabile" non possono essere trovate solo dalla scienza giuridica, né possono essere affidate esclusivamente ai tecnologi. Solo il confronto tra i due punti di vista può portare a una convergenza di ricerche e quindi alla soluzione dei problemi.
C'è un'obiezione che spesso viene sollevata dai tecnici e dagli appassionati della tecnologia: che qualsiasi indicazione normativa può essere aggirata. Tu obblighi il gestore di un sistema a richiedere la fotocopia autenticata di un documento personale prima di abilitare un nuovo utente? E io ti mando la fotocopia di un documento falso con una falsa autenticazione! Bisogna spiegare che le leggi non servono a evitare i comportamenti che esse dichiarano illeciti, ma soltanto a punire chi li metta in atto. Quello di evitare la commissione dei reati è un effetto secondario delle norme penali. Tanto per fare un esempio, il codice non dice: è vietato uccidere, ma dice: chi uccide va in galera per un certo tempo. La differenza è sostanziale, tanto è vero che si continua a uccidere, perché la norma che punisce l'omicidio non lo ha mai eliminato dalla società.
Dunque le future leggi di cui discutiamo non avranno l'effetto di eliminare automaticamente gli aspetti "vulnerabili" della società dell'informazione. Serviranno solo a indicare quali comportamenti si dovranno seguire e quali saranno vietati per il suo corretto sviluppo. Questo è un punto che i tecnologi dovranno tenere ben presente, mentre i giuristi dovranno verificare ad ogni passo la praticabilità tecnica delle loro proposte, o in qualche caso seguire le indicazioni che possono venire dal progresso stesso delle tecnologie.

Dalla parte dei BBS

La discussione telematica suggerisce un'altra riflessione. La partecipazione degli utenti è stata molto scarsa, ma nel poco che è giunto c'è qualcosa di interessante: i due testi di Valentino Spataro, il primo dei quali contiene una serie di consigli su come gestire la BBS. Il secondo è una proposta di carta dei diritti e dei doveri nelle telecomunicazioni, che si presenta come un "Codice di autoregolamentazione con spunti di diritto internazionale privato e proposte di legge".
E' un testo molto lungo e dettagliato, che mostra una conoscenza molto approfondita della telematica amatoriale (già evidente nel primo pezzo), ma che pretende di proporre una regolamentazione di tutta la telematica partendo dal punto di vista di un gestore di BBS, che è come scrivere il codice della strada in funzione delle biciclette. Tuttavia lo scritto di Spataro è importante sotto due punti di vista: da una parte si rivela un elenco puntiglioso dei problemi aperti, e dall'altra fa riflettere sull'assenza di una qualsiasi visione giuridica della questione (questo dato emerge anche scorrendo gli interventi nei diversi newsgroup sull'argomento, presenti su molti sistemi telematici).
In sostanza sembra che i gestori dei BBS chiedano al legislatore di risolvere ogni loro più minuto problema di comportamento, anche quelli che potrebbero essere affidati a semplici regolamenti attuativi, a codici di autoregolamentazione o che potrebbero addirittura essere lasciati al buon senso degli operatori. Tanto per fare un esempio, nessuna legge o nessun regolamento potrà mai prescrivere con quale nome si debba indicare una "demo" del sistema. Se si seguisse questa strada, dove andrebbe a finire la visione della telematica come strumento di libertà?
E' singolare che le proposte di regolamentazione più restrittiva vengano proprio dai soggetti che dovrebbero poi subirne l'attuazione!

Un'esperienza da ripetere

Tutti concordi, alla fine, nella volontà di far continuare il Forum multimediale e di ripetere l'esperienza del "convegno-happening". Sul quale occorre esprimere alcune considerazioni.
Prima di tutto, come ha osservato Vittorio Frosini, una sola sessione di dibattito non basta per trattare la massa di argomenti sul tappeto. La maggior parte degli intervenuti, direttamente o in teleconferenza, ha capito lo spirito della riunione e ha parlato brevemente (circa otto minuti, in media, contro i venti-trenta delle relazioni in un convegno tradizionale). Ma questo non è bastato per dare la parola a tutti quelli che l'avevano chiesta e molti importanti argomenti sono stati solo sfiorati.
Hanno forse poi pesato alcune assenze di personaggi di rilievo. In particolare quelle di alcuni giuristi che da molti anni si occupano di informatica, e quella del professor Costantino Ciampi che, con il gruppo di studio dell'Istituto per la documentazione giuridica del CNR di Firenze, ha realizzato una serie di interventi tra i più interessanti della discussione telematica.
Invece ha funzionato benissimo il meccanismo della teleconferenza, che in futuro dovrebbe essere sfruttato di più. C'è da dire però che il mezzo è ancora poco diffuso e non facile da installare e usare, soprattutto nella versione a 2 Mbit/sec. che abbiamo sperimentato in questa occasione. Telecom Italia ha fatto un lavoro magnifico, con grande impiego di personale molto preparato e di mezzi tecnici di prim'ordine, contribuendo in misura notevole al successo dell'evento.
Tuttavia siamo ancora alla fase promozionale del sistema, è difficile pensare che un'organizzazione così complessa come quella che abbiamo visto il 28 giugno possa essere messa in piedi ripetutamente a costi accettabili. Forse nelle prossime riunioni sarà opportuno usare mezzi più modesti, ma più vicini alla realtà del lavoro di oggi e del futuro immediato, sacrificando lo spettacolo alla sperimentazione concreta dei mezzi oggi effettivamente disponibili.
Grazie, comunque a Telecom Italia, e grazie a tutti quelli che hanno contribuito alla riuscita dell'evento: al Rettore della Luiss, Marcello Foschini, che ha messo a disposizione l'Aula Magna e il personale (che ha lavorato con efficienza ed entusiasmo); grazie ad Alfonso Caracciolo di Forino, direttore del Centro Informatica Luiss e perfetto "padrone di casa"; grazie al professor Frosini, che ha accettato di impegnare il suo tempo e il suo prestigio nel presiedere una riunione così diversa dalla consuetudine accademica.
Grazie a Melograno Congressi, per la perfetta organizzazione del convegno-happening.
Ancora, grazie a Giovanni Falcone, che ha impostato la home page del Forum e risolto molti problemi tecnici, e a Vittorio Dell'Aiuto e Gerardo Greco per la navigazione contestuale su Internet durante il dibattito (che non era stata preparata).
Grazie agli sponsor, che hanno reso possibile la nascita del Forum e che contribuiranno al suo proseguimento. E, soprattutto, grazie a tutti coloro che sono intervenuti, via modem, in teleconferenza o di persona, perché la sostanza del Forum si deve a loro.


Silenzio stampa

L'eco del Forum multimediale è stata forte fin dall'inizio, sia negli ambienti telematici, sia in quelli giuridici. Solo la stampa di informazione non se n'è accorta, nonostante la diffusione di diversi comunicati, nonostante i contatti diretti, nonostante gli inviti a partecipare alla discussione. Perché?
I soliti dietrologi osservano che alcuni tra i maggiori organi di informazione sono legati a editori telematici concorrenti di MC-link, ma questa non mi sembra una ragione sufficiente per giustificare il silenzio.
Temo piuttosto, e lo confermerebbe qualche chiacchierata con un paio di colleghi della stampa d'informazione, che chi decide l'attribuzione degli spazi nelle pagine non abbia capito l'importanza degli argomenti e la serietà della discussione. Sono le stesse persone che dedicano spazio a Internet solo quando si tratta di hacker, bombe o pornografia, e tralasciano l'informazione vera, le notizie sulle reali innovazioni della società dell'informazione.
Per fortuna i testi del Forum sono "in rete", visibili da chiunque, e custoditi in decine, forse centinaia di dischi rigidi dei PC dei tanti che hanno seguito la discussione, anche senza partecipare direttamente. Non possono, come forse immagina qualcuno, "essere cancellati dalle memorie di Internet"... (M. C.)

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