San Marino, la repubblica cablata
da MCmicrocomputer n. 143 - Settembre
1994
CITTADINI & COMPUTER
L'informatica al servizio dei cittadini
San Marino, la repubblica cablata
Una rete di servizi informatici che copre un territorio di settanta
chilometri quadrati può essere un modello per
realtà statali molto più grandi?
Dipende, naturalmente, da come è pensato il "modello".
di Manlio Cammarata
"Noi, in Italia, la legge sulla protezione dei dati personali la
stiamo aspettando da dieci anni"...
"Noi", "in Italia": ho appena pronunciato queste
parole e mi sento in bilico su un dubbio. Dove mi trovo? Poco fa ho
gustato un gelato sul lungomare di Rimini, Italia. Poi ho percorso
alcuni chilometri di superstrada e adesso sto parlando con un signore
che ha tutta l'aria di essere italiano, come tanta gente qui intorno.
Parlano con il caldo accento della Romagna, non sembrano stranieri.
Eppure mi sento all'estero.
Repubblica di San Marino, luglio 1994. Visto da fuori, questo piccolo
Stato sembra una finzione, una curiosità. Un gruppo di persone dabbene
che, invece di far carnevale per una sola settimana, gioca tutto l'anno
con gli armigeri in antiche divise e altre reminiscenze del passato.
Una passeggiata tra le stradine della "capitale" cambia di
poco la sensazione: questo è un posto inventato per i turisti.
Difficile trovare un negozio "normale", un ristorante
"normale". Tutto è pensato per i forestieri, sembra un enorme
duty-free shop. Le zone turistiche di Roma, Firenze o Venezia non sono
molto diverse. Ma l'occhio del cronista scopre subito una differenza
fondamentale: qui è tutto ordinato e pulito, incredibilmente pulito,
assurdamente pulito. E' stata necessaria un'attenta ricerca per scovare
una mezza dozzina di cicche, seminascoste nell'erba di un'aiuola. Ma
perché, a Venezia o a Napoli i turisti sporcano, e qui no? Perché,
qui non siamo in Italia. Siamo all'estero, non ci sono dubbi. San
Marino, questo piccola terra che sembra esistere per una distrazione
della Storia, è una realtà molto diversa dall'Italia.
Anche per quanto riguarda l'informatica.
Siemens, con Bull
Lo spunto per questo viaggio è venuto da una singolare accoppiata di
notizie: Siemens Nixdorf ha annuncia l'entrata in funzione nella
Repubblica di San Marino di un sistema sanitario basato sull'uso della
carta a microprocessore Bull CP8; Bull ha annunciato che la sua carta a
microprocessore CP8 è stata scelta da Siemens e dalla Cassa di
Risparmio di San Marino per la gestione della sanità pubblica nel
piccolo Stato. In tempi di sistemi aperti questo "matrimonio"
non stupisce i tecnologi. Il fatto singolare è che, evidentemente, i
due concorrenti per una volta hanno lavorato insieme su un progetto di
grande respiro. Ma non basta. Leggendo i comunicati si scopre che il
libretto sanitario "intelligente" non è la sola applicazione
della tessera: in realtà si tratta di una vera e propria carta del
cittadino, quella di cui si favoleggia da anni, che serve anche a pagare
la spesa e le tasse, a ottenere i certificati e tutto il resto.
Una notizia come questa merita una piccola indagine, per vedere come
hanno fatto, per capire se il modello può essere ripreso in altre
realtà sociali. E il breve viaggio a San Marino mi ha fatto scoprire
molte cose interessanti.
E' ormai evidente che l'informatizzazione delle strutture pubbliche di
una nazione è un fattore importante del suo sviluppo civile. Forse si
potrebbe misurare l'avanzamento sociale di una collettività esaminando
la sua struttura informatica. Ma non contando i computer o le procedure,
bensì valutando l'architettura complessiva del sistema informativo in
relazione alla struttura della società. E andando a cercare qualche
elemento significativo, come l'esistenza di leggi avanzate sull'impiego
delle nuove tecnologie. E così scopriamo che a San Marino la legge
sulla protezione dei dati individuali risale al lontano 1983 ed è stata
modellata su quella del Land tedesco dell'Assia, primo esempio di una
concezione garantista dell'uso delle banche dati individuali. Ma se la
questa legge è stata approvata nell'83, significa che in quel periodo
nella Repubblica era già chiara una visione complessiva del valore
dell'informatica nell'organizzazione sociale, cioè nell'economia, la
politica, la sanità, i rapporti tra cittadini e pubblica
amministrazione.
Risale infatti al 1981 il primo bando pubblico per l'acquisizione di
sistemi informatici: fu vinto dalla Siemens, che è ancora oggi il
principale fornitore dell'amministrazione sanmarinese. La continuità
nei rapporti tra cliente e fornitore è uno dei fattori più importanti
dello sviluppo coerente dei sistemi, della facilità di allargamento e
di interconnessione. L'attuale struttura informativa, nonostante gli
anni trascorsi, mantiene l'efficienza dell'impostazione iniziale e si
prepara a evolvere senza traumi dall'architettura centralizzata a quella
distribuita, più flessibile e adatta ai nuovi sviluppi delle
applicazioni.
Un sistema per una repubblica
Quando si parla di sistemi informativi pubblici, in genere ci si
riferisce a strutture di singole amministrazioni, eventualmente
interconnesse in funzione di certe applicazioni. Per esempio, in Italia
abbiamo il cervellone della Motorizzazione civile collegato a quello del
Ministero dell'Interno, ai Carabinieri e a molti Comuni; c'è l'Anagrafe
Tributaria che va a pescare le informazioni nel sistema dell'INPS e in
molte altre basi di dati, e così via. A San Marino, invece, c'è
"il" sistema informativo statale, al quale fanno capo le
procedure delle diverse amministrazioni. E' chiaro che le piccole
dimensioni dello Stato e il numero limitato dei cittadini rendono molto
più facile la gestione di un unico sistema complesso, ma il punto non
è questo. Quello che conta è la concezione che identifica il livello
al quale avviene l'integrazione tra struttura informatica e
amministrazione. Facciamo un esempio: se si informatizza un ospedale,
l'architettura informatica si integra (o si dovrebbe integrare) con
l'organizzazione di questo ente; il passo successivo è
l'interconnessione e integrazione delle procedure con quelle della
sanità regionale e statale. Se invece si parte informatizzando la
sanità nel suo insieme, il modello informatico è strutturato a un
livello più alto, che comprende anche le organizzazioni territoriali.
L'interconnessione non è più un problema, perché, è una parte del
progetto generale. E lo sviluppo delle procedure nelle strutture
periferiche avviene nell'ottica del sistema di livello più alto,
eliminando le "incomprensioni" che spesso ostacolano
l'integrazione dei sistemi. Si dirà che è anche una questione di
dimensioni, perché, un conto è assistere ventisettemila cittadini,
quanti ne conta la Repubblica di San Marino, un conto è assistere
cinquantasette milioni di italiani. A San Marino non c'è il problema di
rendere compatibili le procedure di diverse strutture ospedaliere,
perché, l'ospedale è uno solo.
Certo, le dimensioni sono un fattore importante, ma non al punto di
impedire che un progetto di informatizzazione venga impostato a un
livello organizzativo più alto; le procedure sono concettualmente le
stesse, anche se occorrono maggiori potenze di elaborazione,
architetture più complesse e più distribuite e così via. Il fattore
determinante è la concezione del sistema e delle applicazioni, non la
loro dimensione. Per la gestione del sistema sanitario di San Marino,
rinnovato con l'introduzione della carta a microprocessore, è stata
installata una macchina UNIX dedicata specificamente a questa funzione,
ma le sue procedure sono inserite all'origine nel sistema centrale della
pubblica amministrazione, dal quale prelevano buona parte delle
informazioni. Non è quindi necessario, per esempio, un input di dati
anagrafici per ogni procedura, come avviene quando i sistemi sono
progettati isolati. Esiste una sola banca dati, quella dell'anagrafe
centrale dei cittadini, che serve tutte le amministrazioni, compresa
quella della sanità.
Sistema e territorio
Vediamo ora più in dettaglio come è fatto sistema informativo della
Repubblica di San Marino, con l'aiuto dello schema. Anche se siamo
ancora di fronte a una struttura centralizzata basata su un mainframe,
l'architettura è fondata su una MAN (Metropolitan Area Network),
realizzata con una dorsale a fibra ottica che collega a 100 kbit/s i
diversi uffici sparsi sul territorio. (Una rete metropolitana può
essere considerata come una via di mezzo tra una rete geografica e una
LAN: della prima ha l'estensione, che supera quella della rete locale,
della seconda ha la semplicità di collegamento, perché, le distanze
ridotte a pochi chilometri non implicano i problemi trasmissivi imposti
dalle lunghe distanze.
Alla MAN fanno capo tutte le applicazioni della pubblica
amministrazione. Oltre al sistema sanitario e all'anagrafe, sono
collegati l'azienda dei servizi pubblici, la contabilità dei diversi
enti, il servizio cartografico e catastale, la gestione testuale delle
leggi, la motorizzazione, i magazzini farmaceutici e le farmacie, e
molti operatori economici. Ci sono anche i servizi numismatici e
filatelici, che per la Repubblica costituiscono un'attività di rilievo.
Dell'utilità di una gestione integrata dei dati comuni a diverse
applicazione abbiamo già parlato; va sottolineato l'aspetto della
gestione del territorio, che sta per essere trasferito su una macchina
UNIX e unifica le diverse mappe funzionali. L'amministrazione del
territorio comprende una serie di attività differenti, che vanno dalla
gestione urbanistica alle reti di servizi, dal catasto urbano e rurale
agli aspetti ecologici. Si tratta di procedure fortemente integrate,
perché, è evidente che i progetti di uso del territorio non possono
prescindere dagli aspetti ecologici, come le reti dell'acqua o
dell'elettricità devono tener conto dell'assetto urbanistico; tuttavia
in molti casi ciascuno di questi settori lavora con strumenti
cartografici propri e si incontrano enormi difficoltà ogni volta che
servono dati comuni. Le rappresentazioni del terreno possono essere
ottenute con procedure diverse, che portano ad approssimazioni
inconciliabili, e spesso sono frutto di rilevamenti di epoche lontane.
Così, sovrapponendo due carte, si scopre che dove per l'azienda dei
servizi c'è una casa, per il catasto c'è un giardino. Un SIT (Sistema
Informativo Territoriale) unificato risolve tutti questi problemi, ed è
uno dei progetti attualmente in fase di sviluppo a San Marino.
E vediamo come funziona il servizio sanitario, gestito dall'Istituto per
la Sicurezza Sociale. Al centro del sistema c'è un elaboratore
dipartimentale UNIX, collegato al BS2000, che contiene fra l'altro
l'anagrafe dei contributi versati dagli operatori economici. Al
dipartimentale sono collegati i diversi reparti ospedalieri, le
farmacie, il centro farmaceutico e i medici di base. Ogni cittadino
dispone della sua "Cartazzurra". La carta non contiene, come
si potrebbe pensare, la cartella clinica o altre informazioni del
genere, ma abilita il medico ad accedere al sistema, dove sono
archiviati tutti i dati del paziente, organizzati secondo un codice di
priorità che permette di leggere tutte le informazioni essenziali su
una sola schermata. Il medico può quindi vedere tutta la storia
clinica, i referti delle analisi, le terapie precedenti. Ma non basta,
perché, sulla carta può essere scritta la ricetta: il paziente
consegna la carta al farmacista e riceve i medicinali, che sono quasi
tutti gratuiti. Un altro vantaggio del sistema è che in questo modo lo
scarico del magazzino avviene in maniera del tutto automatica: tutta la
gestione dei movimenti dei farmaci è quindi sotto controllo e la
disponibilità dei medicinali è sempre tempestiva.
I dati sanitari sono sempre da trattare con la massima riservatezza, ed
è stata quindi prevista una serie di livelli di accesso differenziati a
seconda delle esigenze. I medici del pronto soccorso, per esempio,
possono vedere solo le informazioni necessarie agli interventi di
emergenza, come il gruppo sanguigno e le allergie. Inoltre tutti gli
accessi sono registrati, ed è quindi facile controllare che non si
verifichino abusi.
L'informatica per il cittadino
Il cittadino sanmarinese riceve una sola cartella delle tasse,
ottiene la patente e la carta di circolazione in pochi secondi, anche il
"bollo" gli arriva puntualmente a casa. Niente lunghe file per
ottenere certificati, le tasse pagate in più gli vengono rimborsate in
meno di anno. Ora, con la Cartazzurra, diventa una questione di minuti
anche prenotare una visita specialistica, le analisi o un ricovero. Non
occorre neanche andare a ritirare il referto: il laboratorio lo
inserisce nel sistema e il medico lo legge sul suo PC. La stessa
tessera, non a caso studiata con la collaborazione di un istituto
bancario, serve anche come Bancomat e come mezzo di pagamento. E in
futuro troverà altri impieghi.
Siamo dunque molto vicini a quell'idea dell'informatica al servizio del
cittadino, e del computer come strumento per rendere efficaci le
procedure amministrative, che da anni sognamo sulle pagine di Cittadini
& Computer. Ma è facile, con ventisettemila individui su settanta
chilometri quadrati di territorio! Sono le dimensioni di un piccolo
Comune italiano. Ma esiste in Italia un Comune di ventisettemila
abitanti (o anche meno), che possa vantare la stessa efficienza, la
stessa efficacia dell'azione amministrativa, la stessa attenzione nel
disegnare il "sistema" (quello civico, prima di quello
informatico) ponendo al centro del progetto le esigenze dei singoli
individui e della collettività nel suo insieme?
Non c'è, o forse ce ne sono pochissimi, così pochi che è difficile
scoprirli. E allora non è una questione di dimensioni, anche perché,
i sistemi informatici sono fatti apposta per gestire grandi numeri. Un
solo esempio: quello del rilascio di un duplicato della patente. A San
Marino viene consegnata a vista. In Italia anche, in teoria: ho visto la
procedura con i miei occhi, funziona. Ma in pratica ci vogliono
settimane, perché, la burocrazia non riesce, o non vuole riuscire, a
mettersi al passo con la tecnologia. E' un discorso che abbiamo fatto
tante volte, ma qualcuno dice che è un sogno, un'utopia, un'astrazione
priva di fondamento.
In uno Stato che, come ci insegnavano a scuola, confina a nord con
l'Italia, a sud con l'Italia, a est con l'Italia e a ovest con l'Italia,
tutto questo è vero, è reale, addirittura normale.
<RIQUADRATO>
Intelligenza "alla carta"
Perché, nella Repubblica di San Marino è stata adottata una carta a
microprocessore invece di una normale carta magnetica? E che differenza
c'è tra i due sistemi?
Una "carta intelligente" (smart card) può essere paragonata a
un computer miniaturizzato, perché, possiede una certa capacità di
elaborazione, mentre la normale carta magnetica dispone soltanto di una
memoria. In pratica, la carta a microprocessore "dialoga" con
il sistema al quale viene collegata, mentre l'altra si limita a fornigli
dei dati, come un floppy disk. Tutto questo comporta due vantaggi:
l'organizzazione e la gestione intelligente dei dati e un livello di
sicurezza molto più elevato.
Vediamo il primo punto. Una carta come la CP8 Bull contiene diversi tipi
di memoria. Ha una ROM, cioè una memoria a sola lettura, che contiene
quindi dati inseriti all'origine e non cancellabili in alcun modo
(mentre una banda magnetica è facilissima da cancellare, anche
accidentalmente); ha una RAM, che può essere riscritta ogni volta che
si vuole, in genere dispone anche di EPROM ed EEPROM, che sono memorie
riscrivibili solo con sistemi particolari, e servono in genere per la
personalizzazione della tessera. Tutta la memoria può essere divisa in
zone, ciascuna delle quali può fornire un diverso livello di protezione
dei dati contro la lettura o la riscrittura. Il principale vantaggio di
questa struttura è che la smart card si presta per operazioni off-line,
cioè senza il collegamento a un elaboratore centrale. La possibilità
di aggiornare i dati nel corso di ogni operazione ne fa un documento
dinamico. Per esempio, è possibile utilizzarla come un portafoglio
elettronico: il titolare la inserisce in un'apparecchiatura tipo
Bancomat, ma invece di fornirgli banconote il sistema "carica"
la cifra richiesta sulla carta; recandosi in un negozio provvisto
dell'apposito terminale è possibile pagare "scaricando"
l'importo da quello registrato nella RAM. L'esercente non deve
collegarsi all'elaboratore della banca per sapere se sul conto del
cliente c'è sufficiente disponibilità, il controllo viene fatto
direttamente dal POS sulla base dei dati scritti nella memoria della
carta.
Il secondo vantaggio è dato, come si è detto, da un elevatissimo
livello di sicurezza. Come per le carte magnetiche, l'uso della smart
card è legato a un codice segreto di identificazione dell'utente (PIN,
Personal Identification Number), che questi deve digitare sul terminale
nel quale la tessera viene inserita. Ma nella maggior parte dei sistemi
on-line, cioè quando il terminale è collegato a un elaboratore remoto,
il PIN viaggia sulle linee telefoniche, e quindi può essere
intercettato. Invece con l'elaborazione locale non c'è questo rischio.
Inoltre molte informazioni non possono essere alterate in alcun modo se
vengono inserite durante la fabbricazione della carta, perché, al
termine del processo vengono distrutti i contatti attaverso i quali sono
state scritte.
Per adesso le carte intelligenti (in Italia, oltre alla Bull CP8 c'è la
carta senza contatti Olivetti-AT&T) hanno un solo svantaggio: i
terminali sono poco diffusi. Però le smart card possono servire anche
come normali carte magnetiche, perché, hanno le stesse
caratteristiche standardizzate, compresa la pista magnetica.®PG¯
<INTERVISTA>
Maiani: al servizio del cittadino
Il sistema informativo della Repubblica di San Marino è all'ospedale.
Non perché sia ammalato, anzi, sta benissimo. E' che nel grande
ospedale della piccola repubblica c'era spazio disponibile, e allora
hanno pensato di metterlo qui. Nell'era telematica non importa la
collocazione fisica di un computer, conta l'efficacia delle procedure.
Poi è solo una questione di collegamenti, che in un territorio così
piccolo non costituiscono un problema.
Dunque devo andare all'ospedale per fare due chiacchiere con l'ingegner
Pietro Maiani, responsabile del sistema.
* * *
Ingegner Maiani, sono venuto qui per capire come funziona una carta
sanitaria "intelligente", e mi trovo di fronte a un'intera
nazione, sia pure piccola, quasi completamente informatizzata. Ogni
medico col suo computer, la sanità integrata con l'anagrafe, l'anagrafe
con il registro delle auto e delle patenti di guida, la raccolta
completa delle leggi in formato digitale, e via discorrendo. Quanto di
tutto questo si deve al fatto che la San Marino è piccola, e quanto a
una visione avanzata dei problemi?
Qui c'è una grossa progettualità, della quale siamo orgogliosi. E
le dimensioni del territorio ci aiutano. Abbiamo potuto realizzare una
rete in fibra ottica a 100 Mbit/s con la quale un po' alla volta
collegheremo tutti gli uffici dello Stato. Questo è l'obiettivo da
realizzare da qui a due anni. Il nostro progetto più ambizioso è di
fare una città cablata, una nazione cablata, chiamiamola così. Faremo
le nostre autostrade elettroniche. Abbiamo iniziato uno studio per
arrivare in tutte le case con la fibra ottica. Questo ci farebbe portare
i servizi a casa del cittadino, oltre alla televisione interattiva.
Vale la pena di portare in tutte le case la fibra ottica, oggi che
con con le nuove tecnologie possiamo far passare enormi quantità di
dati sul doppino telefonico?
Questo non è del tutto vero, con la fibra ottica la banda è
comunque molto più larga. E le dirò che oggi anche con la fibra non
tutti i servizi possono coesistere, perché, ci sono delle
sovrapposizioni. Però le tecnologie progrediscono, oggi si pensa che
non con uno, ma con due cavi in fibra ottica si potrebbe fare tutto.
Far arrivare due cavi in ogni casa non è uno scherzo, anche se i
cittadini di San Marino sono un decimo di quelli di un quartiere di una
grande città.
L'investimento sarebbe ridicolo per un Berlusconi...
Sì, però forse è ancora una dimensione troppo piccola per dire che
questo è un laboratorio, i cui risultati potrebbero essere
significativi per altre realtà più grandi.
Ma le procedure sono le stesse, ci sono tutte le complicazioni di una
nazione. L'unico vantaggio sono le distanze brevi, i costi ci sono
comunque.
In sostanza si può dire che qui occorrono meno hardware e meno
memorie, meno chilometri di cavi.
Sì, infatti colleghiamo tutto "in banda base", senza
grossi problemi. Le dicevo della progettualità. Il sistema sanitario è
un po' la punta di diamante, ma ci sono altri progetti. Uno è quello
dell'informatizzazione delle leggi. Abbiamo digitalizzato tutte le leggi
sanmarinesi dal 1500 ad oggi, e le abbiamo messe in un sistema di
information retrieval che ci permette di fare ricerche ipertestuali su
circa 25.000 pagine. Non sono molte, perché, noi, essendo piccoli,
siamo anche intelligenti, e non stiamo a produrre leggi in
continuazione. Ne facciamo poche, ancora legate all'impostazione del
diritto romano, che ci permette di seguire la buona logica del pater
familias. Abbiamo fatto in piccolo quello che ha fatto in grande la
Cassazione a Roma, e l'abbiamo realizzato in un anno e mezzo. Adesso
stiamo per passare alla seconda parte, che è una procedura
client-server sotto Windows, molto accattivante, che funziona anche in
locale, e ben presto la distribuiremo sulla rete degli uffici statali.
Per i privati la daremo sulle linee telefoniche. L'evoluzione di questo
progetto è la creazione dei riferimenti normativi, cioè di tutte le
connessioni fra una frase e l'altra di ogni legge. Dopo di che potremo
navigare all'interno di queste leggi, e partendo da una potremo vedere
tutte le implicazioni precedenti. Perché, noi non cancelliamo mai una
legge. A San Marino una legge non viene mai abrogata; viene superata,
però potrebbe essere rimessa in discussione da un'ulteriore legge,
quindi l'intero nostro insieme di leggi è sempre presente. Meno male
che ne facciamo poche.
Torniamo al progetto per la sanità. Qual è la sua logica di
partenza?
La logica generale è quella della gestione integrata di tutti i dati
sanitari. E' puntata sull'uomo, sul paziente, sul cittadino. Cerca di
creare una serie di servizi intorno al cittadino, non di far camminare
il cittadino per avere i servizi, ma di generarglieli alla fonte. E qui
la sanità è un po' un'area felice, anche se le malattie si possono
dire poco felici, perché, noi non abbiamo ticket, i medici di base
sono tutti impiegati statali, quindi c'è un discorso un po'
particolare. Abbiamo trenta medici di base, che sono collegati al
sistema con un personal computer, con il quale introducono tutti i dati
e fanno tutti i certificati. La cosa importante è far vedere i dati
nella loro completezza, ma senza ridondanze. In un primo tempo avevamo
seguito un criterio "per eventi", ma poi si è visto che gli
eventi si accumulano e rendono illeggibile la storia del paziente.
Adesso le informazioni sono colorate a seconda della priorità, quindi
il medico le seleziona facilmente. Stiamo creando dei veri e propri
ipertesti, con parole che possono far emergere eventuali situazioni
cliniche del paziente. E' un lavoro arduo, perché, è la prima volta
che si affronta un discorso del genere con un medico di base. Il medico
di base ha una visione molto particolare della medicina e dei dati
clinici. Deve vedere tutto, ma nello stesso tempo deve avere capacità
di sintesi, deve capire al volo la tipologia della malattia e poi
naturalmente deve prescrivere i farmaci, deve vedere tutte le analisi e
altre cose di questo genere. Il paziente fa l'analisi e il giorno stesso
il medico può vedere il risultato sul monitor.
Anche le radiografie?
No, per adesso non abbiamo immagini. Per le radiografie viene messo
in linea il referto: abbiamo scoperto che molte volte il medico non
guarda le radiografie, ma si basa sul responso dello specialista, il
quale ha a disposizione le radiografie precedenti. Quindi il discorso è
molto più approfondito di quello del medico che vede solo l'ultima
lastra, che può anche essere ingannevole. Poi, dato che il nostro è un
ambiente abbastanza piccolo, se c'è bisogno della lastra si fa presto
ad averla. In futuro, se ci sarà un'evoluzione elettronica delle
radiografie, o se si supereranno le radiografie con i nuovi strumenti
che stanno nascendo, probabilmente metteremo in linea anche questo. Le
prospettive ci possono essere, ma per adesso non vogliamo sovraccaricare
la rete.
Dunque le informazioni sono in un database centralizzato. Ma perché,
non sfruttare la memoria della carta a microprocessore?
Per noi non ha senso mettere i dati sulla tessera, anche per una
questione di riservatezza. La carta si può perdere, ma noi siamo
tranquilli perché, c'è una doppia protezione: lei deve essere lei e
deve avere la chiave. Poi sul territorio c'è sempre un PC con il quale
accedere a tutti i dati, al limite da un'ambulanza. Nei paesi più
grandi può servire la memoria contenuta nella carta, per i
trasferimenti da un posto all'altro o da una USL all'altra. La CP8 ha
una memoria limitata, almeno nella nostra versione, e una memoria più
grande costa di più. Poi, tutto sommato, per noi non era l'idea
vincente, anche perché, nel nostro sistema si può scegliere il tipo
di informazione, che può essere ristretta o estesa a tutta la storia
del paziente, e questo non lo può dare una tessera. Il nostro pronto
soccorso è collegato in linea, anche i medici notturni e festivi hanno
il pc portatile e si collegano col sistema, quindi hanno l'accesso
completo alla banca dati. Abbiamo usato la carta a microprocessore
perché, è multifunzionale. E' sponsorizzata da una banca, che la
utilizza anche come moneta elettronica. Il terzo uso futuro è come
carta del cittadino, per le certificazioni, l'accesso a servizi e,
ovviamente, tutti i sistemi di pagamento.
Quando sarà disponibile tutto questo?
Come carta del cittadino è in distribuzione. Ha già i codici di
accesso al servizio sanitario, il servizio di moneta elettronica sarà
attivato al più presto, con trecento POS già pronti. Vorremmo arrivare
al concetto di portafoglio elettronico: la carta si carica, al limite
anche al Bancomat, poi si va a spendere in vari posti senza dover
cambiare soldi. Il servizio sanitario è già attivo, c'è la
possibilità di accedere ai dati anche senza la carta. Comunque c'è un
criterio di accesso particolare, perché, il medico in certi casi è
autorizzato ad accedere ai dati, per la medicina preventiva non può
aspettare il paziente. Il sistema segnala gli accessi alle commissioni
competenti, e si possono quindi colpire gli accessi indebiti, perché,
non ha senso che un medico, per esempio vada a vedere i dati dei
pazienti di un altro. Ci deve essere un motivo per cui lo fa: o lo
autorizza il paziente attraverso la carta, e allora il sistema non fa
una piega, oppure deve giustificare l'accesso. E tutto viene riportato
nei log. Un altro scopo di questo sistema è quello di ottimizzare le
risorse in maniera di dare un servizio più efficiente. Le farmacie sono
statali, e questo semplifica le cose. I farmaci sono praticamente
gratuiti, e c'è una certa tolleranza nel dare anche quelli che sono
fuori dalla gamma gratuita. Stiamo studiando tutta una serie di
procedure per far sì che la gestione sia completamente integrata, sulla
base di una ricetta elettronica. Il medico digiterà la ricetta con
l'"Informatore farmaceutico" in linea, il sistema gli
segnalerà quando un prodotto è fuori gamma e il prontuario
intelligente gli farà vedere gli altri farmaci con lo stesso tipo di
principio attivo. Il ciclo si chiuderà nella farmacia, dove c'è la
connessione con il magazzino statale che distribuisce i farmaci. Una
volta generata la ricetta, in pratica, la farmacia avrà già
disponibile il farmaco, per cui al limite il paziente potrebbe anche
dimenticare a casa la ricetta, perché, il sistema la rintraccerà. E'
già possibile creare anche ricette ripetitive, per terapie a lungo
termine, per cui non c'è bisogno di andare ogni volta dal medico. Ci
sono anche ricette a tempo, per le quali il sistema dà la
disponibilità dei farmaci al momento giusto.
Proprio come in Italia...
Lo Stato italiano incassa alcuni miliardi da queste "tasse
improprie", però la gestione è talmente pesante, talmente
complicata, ha talmente tante strade tortuose, che non so quanto
convenga seguire queste strade, o se non sia meglio dare semplicemente
il farmaco giusto alla persona giusta. E poi bisogna controllare l'uso
dei farmaci: in Italia non si è mai fatto, non si guarda al cittadino,
si guarda alla ricetta. Noi cerchiamo di guardare al cittadino, non
vogliamo che il cittadino usi troppi antibiotici, ci preoccupiamo che
non diventi farmaco-dipendente...
Qui però entriamo in un campo delicato, quello del rispetto della
sfera individuale, della privacy. Avete una legge sulla protezione dei
dati sensibili?
Sì, abbiamo seguito la legge tedesca dell'Assia, una delle prime e
una delle migliori. C'è il garante dei dati, una commissione ad
altissimo livello, che adesso stiamo ripensando: vogliamo un garante a
livello giudiziario, un magistrato. Su questa materia seguiamo la logica
europea perché,, pur non essendo membri dell'UE, abbiamo un rapporto
privilegiato con l'Europa. A livello europeo si va verso una forte
protezione della riservatezza, si è arrivati al concetto per cui
bisogna addirittura avvertire il cittadino che si sta trattando un suo
dato. Per la sanità la riservatezza è uno dei problemi più grossi. In
un paese piccolo come il nostro la riservatezza diventa qualcosa di
tangibile: qui c'è un solo ospedale, se lei subisce un'operazione in
cinque minuti lo sa tutto il paese. Per questo il nostro sistema è
stato protetto con tutti criteri di sicurezza possibili. A partire dal
centro di elaborazione, che è stato creato apposta separato dal resto;
è in rete, ma con criteri di sicurezza che non permettono accessi
indebiti. Ogni accesso ai dati passa attraverso un filtro, e il dato
viene visto o no a seconda livello di autorizzazione dell'utente. C'è
un vero e proprio reticolo, in cui i dati sono validati in un senso o
nell'altro; ci sono chiavi di accesso, per cui i dati possono essere
nascosti, oppure si possono solo vedere, oppure vedere e modificare. Il
sistema registra tutti gli accessi, tutto quello che succede, chi
accede, a che cosa, fa un log completo di tutto. Poi c'è la carta come
chiave di accesso del cittadino. Il cittadino dice al medico: io voglio
che tu guardi i miei dati e per questo ti consegno la carta...
Ingegner Maiani, come si fa a diventare cittadini di San Marino?
E' difficile, molto difficile... |