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 Pubblica amministrazione e open source

E' compito delle istituzioni pubbliche liberarci dalla schiavitù elettronica
ALCEI* - 19.10.2000

(Relazione al Forum per la società dell'informazione del 1. luglio 1999)

Il problema è grave e sta peggiorando. C'è una soluzione: sistemi aperti, trasparenti e compatibili in tutti i servizi pubblici. Occorre una decisione chiara delle autorità italiane ed europee.

L'uso delle tecnologie informatiche e telematiche non riguarda soltanto particolari settori ma diventa sempre più un elemento portante di tutte le attività economiche, culturali e sociali.  Garantirne un uso libero ed efficiente è perciò una necessità fondamentale della società civile.
La meditata opinione di ALCEI è che ci sia un problema grave: l'asservimento dell'intero sistema di comunicazione, pubblica e privata, nel nostro Paese (come in tutto il mondo) a sistemi chiusi e non verificabili, governati da interessi privati che esercitano un controllo monopolistico - e che per di più risiedono fuori dai nostri confini e non sono governati dalle nostre leggi.

Ciò può avere conseguenze molto negative per la nostra economia, per la nostra cultura e per la libertà di opinione e di dialogo, pubblico e privato, nel nostro Paese.
Il problema è complesso e riguarda tutte le tecnologie impiegate, siano software (programmi, protocolli, linguaggi) o hardware (computer e altre attrezzature).  Ma un passo sostanziale verso la soluzione può essere fatto con una soluzione semplice.  Proponiamo una norma che stabilisca due inderogabili criteri:

  1. Che i servizi di pubblica utilità usino programmi informatici e telematici totalmente trasparenti e aperti: cioè di cui sia noto e liberamente modificabile il "codice sorgente".
  2. Che in nessuna comunicazione con la Pubblica Amministrazione (o con qualsiasi altro servizio di pubblica utilità) i cittadini siano mai costretti a usare programmi non universalmente compatibili; o, nel caso che si tratti di programmi definiti ad hoc, questi siano sempre liberamente e gratuitamente disponibili a tutti.

Inoltre proponiamo che non ci si limiti a risolvere il problema nel nostro Paese, ma che il Governo italiano e i nostri rappresentanti presso le organizzazioni internazionali (in primo luogo l'Unione Europea) si impegnino energicamente perché analoghe disposizioni siano adottate in Europa e nel mondo.

Premessa

In generale, non siamo favorevoli a un eccesso di norme e discipline, perché la libertà di ognuno (cittadini e imprese) di agire e scegliere come preferisce, dal punto di vista culturale, economico o tecnico, è un valore che va difeso contro ogni tentativo di restrizione.  Ma in questo caso si tratta di difendere, non di comprimere, la libertà di tutti.

Perciò pensiamo che un intervento del Governo o del Parlamento sia giustificato e necessario; lasciando le singole persone o imprese private libere di scegliere le soluzioni che preferiscono, ma stabilendo che almeno nella Pubblica Amministrazione e in tutti i servizi pubblici (con particolare rilievo alle scuole di ogni ordine e grado) siano introdotte le garanzie necessarie per proteggere i cittadini dalle costrizioni, non solo economiche, cui sono sottoposti a causa dell'uso di sistemi chiusi, non compatibili e governati dai capricci di chi li produce.

Il problema riguarda l'intera società civile e tutta l'economia; perché queste tecnologie sono e saranno un elemento strutturale della nostra società.  È un dovere garantirne il libero e agevole accesso così come è un dovere garantire la disponibilità a tutti dei "beni sociali"- come educazione, strade, trasporti, sicurezza, giustizia - e delle fondamentali libertà di espressione e di opinione.  Lasciarne il controllo nelle mani di chiunque (che non sia il Governo o il Parlamento del nostro Paese), con strumenti di cui non ci è consentito verificare la natura e il funzionamento, equivale a consegnare la gestione degli acquedotti a qualcuno che non ci permette neppure di fare un controllo chimico dell'acqua potabile.

Software privato, software pubblico e compatibilità

Per chi desideri approfondire, abbiamo predisposto un documento (con la citazione di fonti per ulteriori dettagli). Siamo comunque sempre disponibili alcei@alcei.it per ogni chiarimento o spiegazione.

Riassumiamo qui alcuni punti essenziali.

  1. La compatibilità, la trasparenza e la modificabilità non escludono la proprietà dei programmi; ognuno può e deve essere libero di sviluppare, usare e vendere tecnologia come vuole.  L'importante è che i sistemi siano compatibili, cioè non siano di ostacolo alla comunicazione con chi usa sistemi diversi.
  2. Il software "libero" (freeware) non è sempre "gratuito".  Può essere liberamente disponibile come può essere di proprietà privata.  Ciò che lo caratterizza è la trasparenza: cioè la pubblica disponibilità del "codice sorgente" (source code), che permette a ognuno di conoscere tutto il contenuto del programma e di modificarlo come vuole; e permette all'intera comunità tecnica di contribuire al miglioramento del software e di adattarlo, secondo il caso, a specifiche esigenze.
  3. È ammissibile che un'organizzazione privata scelga di usare programmi non compatibili (anche se questo è quasi sempre contro il suo interesse).  Non è ammissibile, invece, che così faccia un servizio pubblico.
  4. L'internet è efficiente e accessibile a tutti perché è basata su sistemi liberi (freeware) trasparenti e totalmente compatibili che in buona parte sono sostanzialmente invariati da vent'anni.
  5. Nell'informatica sembrava che fra i due mondi (freeware e software "proprietario") ci fosse un conflitto.  Ma si sta sempre più diffondendo la nozione che le due realtà possono e devono convivere e che l'uso di soluzioni open code è vantaggioso anche nel mondo delle imprese e delle grandi organizzazioni.  Perciò un intervento normativo potrebbe appoggiarsi su una tendenza significativa e su buone risorse tecniche e professionali.
  6. Uno dei compiti delle autorità nel nostro Paese (come in tutto il mondo) dovrebbe essere quello di agevolare l'accesso alle reti telematiche (e ai servizi informatici) di tutti i cittadini, e in particolare di quelli che per motivi economici o di isolamento culturale ne sono esclusi.  La disponibilità di software libero e compatibile (open code) e di servizi accessibili con quel tipo di programmi (e con linguaggi e protocolli facilmente disponibili a tutti) può ridurre enormemente il costo e la complessità dei computer e delle applicazioni tecniche, quindi allargare l'accesso a molto più ampie categorie di cittadini.

Siamo convinti che la base strutturale (sistema operativo) debba essere un "bene comune" (di proprietà di tutti e dominato da nessuno) così come lo sono i sistemi su cui si basano le reti telematiche; e che anche nella struttura fisica delle macchine ci si debba evolvere verso una maggiore compatibilità e  standard condivisi.  Raggiungere questi obiettivi richiede tempi relativamente lunghi; nel frattempo a nostro avviso, un passo fondamentale: cioè l'uso nei servizi pubblici di sistemi aperti, trasparenti e compatibili; e gratuiti per tutti i cittadini che accedono a quei servizi, compreso ovviamente l'intero sistema scolastico.

Perché è dannosa la schiavitù elettronica

Oggi i sistemi elettronici entrano in ogni aspetto della nostra vita.  È impensabile che le leve di controllo siano nelle mani di qualsiasi organizzazione che ne modifica gli strumenti fondamentali, come e quando vuole, in modo del tutto arbitrario, senza il nostro consenso e senza neppure permetterci di rendercene conto; introduce a suo piacimento funzioni "occulte" che non ci è consentito verificare e che possono interferire con la nostra attività mentre non ce ne accorgiamo; impone quando vuole costose quanto inutili "innovazioni", che rendono incompatibili e "obsoleti" i sistemi esistenti, senza alcun motivo se non il suo privato interesse; promuove una falsa "educazione" che assoggetta persone e imprese all'uso di sistemi non compatibili e inutilmente complessi e costosi.

I pericoli sono gravi - e possono andare al di là della più perversa immaginazione.  Non è un'ipotesi, ma una realtà in atto, che dal dominio della tecnologia si passi al controllo delle reti di comunicazione; e da quello al controllo dei contenuti.  La "convergenza" fra fornitori di sistemi di connessione e fornitori di contenuti è una strategia dichiarata e in corso di attuazione.

È pensabile che sia concesso a qualsiasi impresa od organizzazione, che potrebbe in qualsiasi momento passare sotto il controllo di chiunque, o allearsi con qualsiasi gruppo ideologico o politico, il controllo dei nostri canali di comunicazione e delle nostre scuole?  Eppure è questa la situazione in cui stiamo rischiando di scivolare.

È inaccettabile che questa "riduzione in schiavitù" della nostra cultura e della nostra economia non solo non sia ostacolata dalle nostre autorità, ma sia incoraggiata e favorita l'adozione, anche nei servizi pubblici, di strumenti non trasparenti e non compatibili.  Eppure è questa la situazione in cui ci troviamo.

Ci sono azioni legali in corso, negli Stati Uniti come in Italia, per cercare di arginare o controllare il monopolio di una singola impresa.  Dobbiamo augurarci che ottengano risultati significativi.  Ma anche il più grande successo nella rottura del monopolio non basterebbe; perché se le leve di controllo passassero da un'impresa a un'altra, o a due o tre oligopolisti, la sostanza del problema non sarebbe risolta.

La soluzione, perciò, è una.  Basare i sistemi di informatica e telematica su programmi, procedure e protocolli totalmente aperti, compatibili e trasparenti, di cui nessuno, se non le leggi e la società civile, possa avere il controllo.

Le soluzioni tecniche sono disponibili; o possono essere sviluppate senza particolari difficoltà.  Ciò che occorre è una scelta politica, chiara, precisa e senza possibilità di equivoci.  Da parte dell'Italia, dell'Unione Europea e dei governanti e legislatori di tutto il mondo.

Il problema è urgente.  I danni sono già gravi oggi e la situazione può peggiorare velocemente nel prossimo futuro.

Nota: sul sito di ALCEI un approfondimento e molti link interessanti

* (Associazione per la libera comunicazione elettronica interattiva) http://www.alcei.it