La proposta degli informatici della pubblica
amministrazione
ANIPA (Associazione nazionale degli
informatici della PA) - 02.11.2000
L'ANIPA intende dare il proprio apporto allo
sviluppo dell'autonomia del software in campo nazionale ed europeo sostenendo
la crescita dell'open-source quale strumento di crescita economica e di
divulgazione di una vera cultura informatica, basi di un cambiamento cui le
Istituzioni sembrano volersi sottrarre.
La nostra Associazione ha deciso di impegnare le
proprie risorse e porsi come elemento catalizzante del patrimonio umano, delle
conoscenze e delle energie presenti per divulgare la filosofia dell'open-source
e sviluppare un diverso approccio con l'informatica quale via per affrancare
la nazione da una ingiustificata ed inopportuna dipendenza tecnologica ed
economica. Quanto proponiamo è un'ipotesi di lavoro da sviluppare e precisare
nei particolari ma che, a grandi linee riteniamo possa raggiungere l'obiettivo
in tempi discretamente brevi. L'elemento di novità che introduciamo, o meglio
innestiamo, nelle proposte già presenti per lo sviluppo dell'open-source in
Italia è il contesto: la Pubblica Amministrazione. L'ANIPA ha iscritti in
tutti i settori dello Stato, del Parastato, degli Enti locali, delle ASL, e tale
diffusione ha generato un vasto patrimonio di conoscenze tecniche, sistemistiche
e applicative, collegate, sul campo, alle realtà operative. I tempi sono più
che maturi per uscire dal quel "sonno dogmatico" che fa coincidere l'informatica
con i prodotti legati ad un solo sistema operativo e nel quale i vertici dell'informatica
pubblica hanno ristretto non solo noi informatici ma anche le giovani forze che
si affacciano, disarmate, al mondo del lavoro.
L'ANIPA sta organizzando un pool, che
chiameremo "Agenzia", formato da esperti provenienti da tutti i
settori interessati disponibili a partecipare, nello spirito che in tutto il
mondo anima i fautori dell'open-source, all'impresa che può portare ad una
rivoluzione copernicana. Tale Agenzia deve svolgere l'attività di raccordo
tra il mondo dello sviluppo e quello degli utenti mantenendo quella sana
deregulation che ha permesso la naturale crescita dell'open-source ma
garantendo della qualità dei prodotti. In breve, si devono fornire i due
elementi che attualmente impediscono l'affermarsi dell'open-source nelle
aziende: la certificazione del prodotto e l'assistenza.
Per la certificazione, abbiamo previsto una
libreria ufficiale dei prodotti validati dalla quale gli stessi possono essere
scaricati con la certezza della loro stabilità e rispondenza alle specifiche;
ad ogni singolo prodotto si affianca una scheda che ne descrive le
caratteristiche, le funzioni svolte e l'elenco degli utenti che già lo
utilizzano. Il primo passo per la creazione di questa libreria è organizzare l'esistente
con la relativa documentazione. Ma le esigenze della PA, specie quelle
applicative, non possono esaurirsi con l'uso dei prodotti già disponibili e
quindi è necessaria una metodologia che raccolga le necessità, ne stabilisca
le priorità per poi definire le specifiche operative del prodotto richiesto da
fornire all'area dello sviluppo.
Lo sviluppo: punto cruciale dell'open-source, l'incrocio
tra il volontariato e il profitto, tra il mondo infinito, reticolare e
silenzioso dei gruppi e dei pensatori indipendenti e quello circoscritto,
strutturato, organizzato tipico dell'azienda. Si è molto dibattuto su questo
tema, ma mai nell'ottica di una PA, forse è proprio questa vista utente a
poter dare una soluzione equa e convincente al problema di avere del software di
qualità, a basso costo e remunerativo per chi lo sviluppa. La crescita dell'open-source
deve considerarsi come un fenomeno naturale, legato a fattori più disparati, in
particolare alla psicologia umana, all'emulazione, al desiderio di
migliorarsi, di partecipare, tutto questo sempre sotto l'ala rassicurante
della autonomia, indipendenza e perché no, anche di goliardica confusione.
Incanalare un fenomeno di questo genere non è
semplice e il rischio di farlo appassire e rendere sterile entro gli angusti
argini di una struttura burocratica diventa una certezza. È necessario dare una
motivazione al popolo del bazar perché questo continui, anche su di una piazza
dalle diverse caratteristiche, a produrre, testare, correggere, implementare e
rilasciare quel fiume di codice che nessuno è riuscito ad arginare. Si tratta
quindi di motivare e gratificare i produttori di software libero siano essi
aziende, università, gruppi temporanei di persone o singoli specialisti: nella
PA è possibile offrendo garanzie di obiettività, ma in primo luogo di
remunerare i migliori secondo il metodo più democratico: il successo decretato
al prodotto dagli stessi utilizzatori.
Per il software richiesto ad hoc dall'Agenzia
basterebbe istituire un sistema che conferisca al produttore una royalty per
ogni copia del prodotto utilizzata da una istituzione pubblica; indicativamente
una cifra anche unitariamente bassa potrebbe essere un introito più che
appetibile anche per una grossa azienda allorquando il fattore di
moltiplicazione dovesse superare il migliaio, numero facilmente raggiungibile
pensando al vasto bacino di utenza.
I costi, a confronto di quelli attualmente pagati per i prodotti proprietari
sono irrisori mentre è fatto salvo lo spirito dell'open-source piacevolmente
condito da una qualche gratificazione economica.
Ma anche la cultura informatica in generale ne
trarrebbe un beneficio dovuto alla grande quantità di software leggibile e
copiabile a disposizione, alla possibilità di confrontarsi e cooperare, alla
nuova frontiera che con hardware a basso costo e software gratuito si aprirebbe
per tanti giovani che hanno interesse a vivere l'avventura informatica.
D'altro canto la frantumazione di un monopolio che attualmente controlla
sapientemente il mercato in tutti i suoi aspetti provocherebbe la nascita di
tante aziende che dovrebbero affrontare e supportare il nuovo scenario con l'assistenza,
lo sviluppo e la penetrazione di questi prodotti anche nell'area della
produzione e dei servizi non pubblici. La nostra proposta è al "primo
rilascio" e necessita di una messa a punto che deve tuttavia essere molto
rapida per non accumulare ulteriori ritardi ed iniziare lo sfruttamento di una
delle poche materie prime disponibili in Italia, la capacità creativa.
Ora la via politica è quella del decentramento
sul territorio, della responsabilità del gestore della singola unità
amministrativa, dell'autonomia: lasciamo che anche le scelte informatiche, pur
rispondendo ad alcuni standard, siano libere a lascino liberi gli utenti nelle
proprie scelte di spesa e di acquisizioni. |