La filosofia del software libero
di Antonio Bernardi* -
15.01.01
La scelta del software libero come scelta di
libertà
Il problema era trovare una soluzione per
allestire un laboratorio di informatica dove poter esercitarsi sui protocolli
TCP/IP, installare una o più reti interne, simulare una internet, svolgere una
transazione in loco, gestire una lista di posta elettronica, simulare un negozio
virtuale, il tutto anche senza essere collegati ad Internet. Eventualmente il
collegamento lo avremmo potuto fare in seguito, se necessario.
Dovevamo cercare un software che ci permettesse di padroneggiare la situazione
senza vincoli culturali, tecnologici e, possibilmente, senza gabelle.
Il problema principale era determinato dal
sistema operativo.
Il sistema operativo è il cuore di ogni computer: serve sostanzialmente a
gestirne le risorse e sapevamo che questa scelta avrebbe orientato e
condizionato tutto il resto.
Avevamo bisogno di un sistema operativo che ci
desse libertà di azione, che ci permettesse di installare a piacimento
programmi senza dipendere culturalmente dal fornitore, avevamo bisogno di
un software che non ci trasformasse in meri propagandisti, che non ci
assoggettasse al mercato in maniera subalterna, di un software che ci desse la
assoluta libertà di conoscenza, di acquisire il sapere per poterlo poi
trasmettere agli alunni.
In definitiva avevamo bisogno di un sistema operativo e, più in generale, di un
software che ci potesse far crescere, dovendo noi formare successivamente.
Scoprimmo con nostro stupore e grande piacere che quello che cercavamo c'era
già, bello e pronto, a nostra totale disposizione, per opera soprattutto di Richard
Stallman, di Linus Torvalds e di centinaia di altri programmatori che
intendevano e intendono il software come lo è un teorema di matematica: era ed
è il software libero, il software GNU/Linux che si basava e si basa sulla
licenza GPL (General Public License) della Free Software Foundation.
Non esitammo un momento ad adottarlo per il
nostro obiettivo: era il nostro software!
Aveva tutte le caratteristiche che cercavamo:
aveva i sorgenti, si poteva studiare, si poteva modificare, si poteva adattarlo
alle nostre esigenze, si poteva copiare senza alcuna restrizione, e per di più
era gratuito.
Non eravamo più ostaggi di aziende
monopolistiche del software!
Le caratteristiche del software libero
Il software libero deve essere visto come una
lingua: essa è libera nel senso che chiunque può usarne i vocaboli, i vari
modi di dire, le costruzioni del pensiero, senza pagare alcun diritto.
"Il software libero si riferisce alla
libertà dell'utente di eseguire, copiare, distribuire, studiare, cambiare e
migliorare il software". Per poter esercitare queste libertà
(studiarlo, adattarlo alle proprie esigenze, migliorarlo) "l'accesso al
codice sorgente ne è una precondizione. Un programma è software libero se
l'utente ha tutte queste libertà. In particolare, liberi di ridistribuire
copie, con o senza modifiche, gratis o addebitando delle spese di distribuzione
a tutti ed ovunque. Essere liberi di fare queste cose significa (tra l'altro)
che non bisogna chiedere o pagare nessun permesso" (R. Stallman: Cos'è
il software libero).
Costo della licenza GPL: zero lire.
Il software libero, per sua natura, si integra
perfettamente con i protocolli aperti di Internet.
Con questo software abbiamo già pronti tutti i protocolli di Internet, per
costruirci una internet locale: TCP/IP, HTTP, Telnet, Rlogin, SMTP, POP3 ecc.
Ci permette di riprodurre in loco una internet per qualsiasi tipo di
esercitazione: di fare tutte le prove senza problemi né di conoscenza né
economici. Il massimo di libertà, dunque.
La stessa libertà che ha una persona quando va in biblioteca: ha a sua
disposizione tutto il sapere che può utilizzare liberamente e gratuitamente.
Le caratteristiche del software proprietario
monopolistico
Al software libero si contrappone il software
proprietario che può solo essere usato ma non conosciuto, in quanto il
produttore non ne dà i sorgenti.
E' come mangiare una merendina senza sapere con cosa è stata fatta.
Il software proprietario è privo di sorgenti, perciò viola un principio
fondamentale per l'insegnamento dell'informatica. Come posso spiegare
l'importanza della documentazione se il software che utilizziamo è privo della
documentazione principale: i sorgenti!
La mancanza dei sorgenti rende impossibile lo studio, la conoscenza,
l'adattamento alle nostre esigenze, la possibilità di migliorarlo.
In più la sua licenza d'uso fa espresso divieto
di copia, perciò non si può copiare e dare agli studenti per eventuali
esercitazioni. Per la nuova legge italiana sul diritto d'autore, entrata in
vigore il 18 settembre 2000, riproducendo una sola copia di questo software,
anche a scuola (incredibile!), si rischiano da sei mesi a tre anni di carcere.
Dulcis in fundo: le licenze d'uso, cioè nient'altro che dei pezzi di carta,
hanno un costo assolutamente non giustificato.
Con il software proprietario siamo legati alla
società che lo produce e se questa è monopolistica può fare il bello e
cattivo tempo. Di fronte a ciò non c'è difesa.
Mi sono sempre chiesto: ma se una merce è difettata la casa produttrice è
tenuta al risarcimento, perché quando il software proprietario monopolistico
"si impianta" e mi danneggia, non ho diritto ad essere
risarcito?
E se nella merendina ci fosse una sostanza che mi arreca danno?
Il software proprietario monopolistico, in definitiva, trasforma l'insegnante di
una scuola pubblica in un propagandista e piazzista, senza dare alcun ritorno
economico alla scuola stessa e ponendola al servizio di interessi privati.
II.2.1.3.- La filosofia del software libero
(filosofia GNU)
La scelta, come detto, cadde senza esitazione sul
sistema operativo GNU/Linux.
Con la filosofia GNU (GNU non è Unix) l'accento viene posto sui sorgenti liberi
e sulla licenza GPL che dà agli utenti tutte le libertà sul software tranne
quella di trasformarlo in non libero.
Questa licenza permette di copiare il software per usarlo solamente o per
studiarlo e per essere liberi di poter far partecipi gli altri della conoscenza
ivi contenuta.
E non nega l'uso commerciale di questo software.
Una persona o una ditta è legittimata a farsi pagare quanto vuole, purché ciò
che vende sia libero. Al riguardo la licenza GPL così si esprime: "Ciascuno
ha la libertà di distribuire copie del software libero (e farsi pagare per
questo, se vuole)".
Bisogna dire ancora che commerciale non significa
proprietario. Sia il software libero che proprietario sono entrambi commerciali,
la differenza di fondo è che il software proprietario non dà i sorgenti,
mentre l'altro sì.
Qualcuno potrebbe obiettare che un "utente finale" di un prodotto
software per il suo lavoro non ha certo bisogno del codice sorgente, che in
moltissimi casi non saprebbe nemmeno leggere.
Verissimo.
E se questo ragionamento valesse anche per la merendina?
Al riguardo ha risposto, in modo esaustivo,
Roberto Di Cosmo assimilando la conoscenza informatica alla conoscenza
scientifica. Così argomenta:
"Nessuno conosce il modo per verificare personalmente la fondatezza di
tutte le teorie su cui è basato l'edificio delle scienze. Ma la presenza di una
comunità scientifica ci garantisce che qualcun altro potrà farlo al posto
nostro comunicando pubblicamente, ad esempio, che l'ipotesi scientifica 'il sole
gira attorno alla terra è stata verificata come falsa, e che invece risulta
vera l'ipotesi che 'la terra gira attorno al sole'. Nessun 'utente finale' ha
dimostrato questa teoria vera, ma tutti possiamo fare affidamento sulla
comunità scientifica che continuamente verifica le varie teorie per noi.
La verificabilità della giustezza delle ipotesi e la ripetibilità degli
esperimenti è il fondamento della scienza moderna: quindi il software libero
funziona meglio perché è verificabile da una comunità di specialisti che si
scambia pubblicamente le informazioni senza nascondersi dietro il paravento del
segreto industriale" (Di Cosmo in Paolo Rauzi e Luisa Bortolotti: Software
libero e libertà di insegnamento),
Il software libero sta alla scienza moderna come
il software proprietario sta al dogma": il primo è verificabile,
modificabile e condivisibile in quanto aperto e libero, il secondo è un sistema
chiuso che solo il costruttore conosce e può modificare nella parte essenziale.
Insomma come quando la scienza del 1600 doveva scontrarsi con il dogma di
Aristotele. Galileo poneva l'esperienza e l'esperimento come occasione di
verifica condivisibile del fenomeno, mentre la scienza accademica accettava solo
l'autorità del dogma" (Massimo Parolini: Questo
Linux è mio e lo gestisco io).
La filosofia GNU ha liberato intelligenze,
creatività e forze produttive prima umiliate e soffocate dal sistema di
produzione del software proprietario monopolistico e ne sta liberando sempre
più.
Che senso ha stare chini e pensosi davanti all'alta tecnologia della
"schermata blu della morte"?
Nessuno!
E nessuno sarà disposto a lavorare gratis per far funzionare un software
proprietario quando questo "si impianta", essendo altri i
beneficiari di questo lavoro.
Ma molti saranno disposti a lavorare anche gratis per il bene comune, per una
cosa che è patrimonio di tutti, cioè anche di se stessi.
E così, grazie anche ad Internet, si è formata
una comunità di sviluppatori e utilizzatori del software libero che pian piano
sono riusciti a creare un nuovo modo di produzione del software definito da E.
Raymond con una metafora, stile bazaar, un po' anarchico, ma estremamente
dinamico ed innovativo, contrapposto allo stile cattedrale del software
proprietario, che deprime l'innovazione, tutto preso a difendere posizioni di
privilegio.
Molti parlando di "questa 'comunità' degli sviluppatori free software
tendono a metterne in luce alcuni aspetti che con le parole di Paul K.
Feyerabend si potrebbero definire come 'anarchici'. Si tratta in sostanza di un
ambiente segnato da un caos creativo, dove ogni giorno nascono progetti nuovi e
altri in corso di sviluppo vengono abbandonati per mancanza di interesse da
parte degli sviluppatori".
Questa comunità è in grado di trovare gli
errori al software e di correggerli in brevissimo tempo, cosa assolutamente
impossibile per un produttore di software proprietario che non potrà mai
disporre di una così vasta comunità di sviluppatori che verifichi,
gratuitamente, i suoi programmi.
E si spiega perfettamente perché il produttore monopolista non ha alcun
interesse a portare avanti lo sviluppo tecnologico, anzi il suo interesse è
quello di soffocare ed eliminare qualsiasi nuovo potenziale concorrente
innovativo si presenti nel mercato.
"Sapere è potere": il rinascimento
culturale del software
Personalmente vedo la filosofia del software
libero come il rinascimento culturale del software.
Si capovolge la gestione del sapere, nel senso che la conoscenza (il sapere)
passa dalle mani di pochi al popolo, alla comunità scientifica.
Con Francesco Bacone potremmo dire che "sapere è potere" "giacché
laddove non si conosce la causa non si può produrre l'effetto".
E' una liberazione dal monopolio della conoscenza del software.
Secondo la filosofia di Francesco Bacone gli
uomini dovrebbero concepire il desiderio di conoscere "ispirati dal
sincero desiderio di dare una vera immagine dei doni della loro ragione, a
beneficio e utilità degli uomini".
Ecco, penso che la filosofia del software libero rifletta una concezione della
scienza simile a quella baconiana. Non a caso la filosofia GNU e la licenza GPL
si basano sui valori della cooperazione e del solidarismo sociale contrapposti a
quelli repressivi-polizieschi del software proprietario monopolistico.
Questa filosofia valorizza altresì il lavoro
dell'uomo, in quanto ci sarà sempre più bisogno di persone in grado di mettere
le mani nel software libero, dare assistenza ai clienti, di dare formazione
professionale, togliendo anche queste attività dalle mani del monopolio
informatico che riserva a sé queste attività.
Potremo così porre fine alla "gabella di
Redmond". E far sì che il
software libero svolga un ruolo di volano dello sviluppo sociale ed economico in
un paese civile.
* Docente di informatica
presso l'I.P.C. Fabio Besta di Treviso
Estratto da: La
filosofia del software libero nella scuola dell'autonomia per la formazione del
tecnico del commercio elettronico
Copyright © 2000
Antonio Bernardi
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