Open source: deciderà un giudice?
di Andrea Gelpi* - 03.01.02
Il 29-30 novembre e il 1 dicembre 2001 si è svolta a Bologna la prima
Italian Cyberspace Law Conference a cui hanno partecipato circa 300 fra avvocati
ed esperti del settore, con una trentina di interventi. Gli argomenti trattati
sono stati i più svariati; si è parlato di crittografia, firma digitale, di
aspetti dei contratti on-line, di computer forensic, di nomi a dominio,
di diritto d'autore e di Open Source.
Alla conferenza ha partecipato anche R. Stallman della Free Software
Foundation che ha fatto un intervento contro l'uso dei brevetti, sostenendo che
così come sono gestiti ora non premiano le idee ma solo chi arriva per primo e
ha i soldi per ottenere il brevetto. Secondo Stallman i brevetti rischiano di
essere un ostacolo al progresso umano. Interessanti le affermazioni che i
pacchetti software sono più complessi dei progetti realizzati in altri settori
e che nell'informatica ormai nessuno lavora più da solo, da cui Stallman trae
l'input per sostenere la necessità che tutto il software sia libero.
Personalmente non condivido il modo di fare e di atteggiarsi di R. Stallman, in
quanto quando si è inviatati a parlare comunque ci si dovrebbe, almeno in
parte, adattare alla situazione. Il fatto di presentarsi in maglietta, togliersi
le scarpe e sedersi per terra rischia di vanificare l'effetto di quello che si
dice e anzi si rischia di ottenere l'effetto contrario. Infatti durante il suo
intervento ho visto persone alzarsi ed uscire.
Non entrerò nel dettaglio dei vari temi trattati dai relatori essendo gli
argomenti troppo interessanti per riassumerli in poco spazio. Molto positivo è
stato il fatto di constatare come ci siano molti avvocati che si occupano dei
problemi dell'Information & Communication Tecnology, che si impegnano
nella crescita culturale della categoria.
Dagli interventi è emerso chiaramente come l'informatica e il legislatore si
muovano a velocità differenti. E' sotto gli occhi di tutti che l'informatica
cambia a grande velocità, mentre il legislatore fa fatica a tenere il passo.
Ecco allora che spesso ci si trova in difficoltà in quanto la tecnologia offre
soluzioni che in alcuni casi sono anche in netto contrasto con la legislazione.
E' anche stato sottolineato come questo problema non sia solo italiano, ma molti
degli stati membri dell'Unione fanno fatica a recepire le direttive comunitarie.
Almeno una volta tanto la nostra povera Italia è in buona compagnia.
Eclatante è il caso del diritto d'autore, dove è stato detto chiaramente,
qualunque sia il tentativo fatto per impedire la duplicazione abusiva è solo
una questione di tempo e la tecnologia troverà nuovi modi per eludere le norme.
Allora anziché rincorrere la tecnologia emanando norme a volte di difficile se
non impossibile applicazione, non sarebbe meglio cercare un nuovo modello per
tutelare il diritto d'autore, forse non più basato su una tassa per ogni
esecuzione o per ogni supporto su cui si trovi qualche cosa da tutelare, ma in
una qualche altra forma. Non ho in tasca una soluzione, ma credo sia evidente la
necessità di cominciare per lo meno a parlarne.
Per quanto riguarda l'Open Source mi ha fatto piacere sapere che, secondo
alcuni avvocati, le pubbliche amministrazioni dovrebbero almeno valutare, se non
adottare, soluzioni Open Source in quanto ciò è previsto dalla Costituzione
(art. 97) che prevede la necessità di essere trasparenti e dalla L 241/90 che
prevede di ricercare la massima economicità.
Concludo con una battuta sentita sui corridoi. Se non ci penseranno le Pubbliche
Amministrazioni ad adottare soluzioni Open Source ci penserà un Pubblico
Ministero. Speriamo non sia necessario: sarebbe triste e poco intelligente.
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