I ministeri italiani sul web:
tutti con Microsoft appassionatamente
di Mauro di Giacomo - 26.10.2000 - Per
gentile concessione di Goa.it
La via italiana all'E-government passa da
Microsoft e non lascia spazio all'open source, la modalità di sviluppo dei
software libera da licenze d'uso. Ben 10 dei 15 ministeri italiani si affidano
alla multinazionale di Bill Gates per la propria presenza web. Microsoft governa
anche i sistemi Internet dell'Aipa, della Presidenza del Consiglio, del Senato e
della Camera. Sono solo 2 i ministeri che usano free software gratuiti per i
loro server Internet. Si tratta di Esteri e Giustizia.
E' quanto emerge da un'analisi di Goa.it,
condotta utilizzando agenti di ricerca software sui siti internet delle
istituzioni e delle amministrazioni centrali dello Stato. Ben 13 dei 15
ministeri che dispongono di un sito istituzionale, si affidano a software server
proprietari per distribuire le proprie informazioni via Internet. La casa di
Redmond con 10 ministeri ha la quota maggiore, seguita da Netscape e Lotus. Solo
2 dei ministeri esaminati e cioè quelli di Grazia e Giustizia e degli Esteri
utilizzano software non proprietari per diffondere le pagine ai visitatori. Il
dicastero di Via Arenula e la Farnesina si affidano, infatti, ad Apache, il
popolare web server di tipo open source, divenuto ormai lo standard del web
essendo utilizzato dal 60% dei siti di tutto il mondo.
Apache è un free software, cioè un software
libero, sviluppato e distribuito con formula open-source, che significa
gratuità dell'uso e possibilità di modifiche ad libitum, conoscendo la
sorgente senza costi per le licenze. La Pubblica Amministrazione che, almeno
nelle intenzione del piano di sviluppo per la società dell'Informazione del
Governo, dovrebbe guidare la crescita della società digitale in Italia sembra
dunque orientata a far leva più su Microsoft o Netscape che al mondo Open
source, l'unico che in Europa è in grado di sommuovere un'autonoma industria
del software rispetto agli USA.
I server web e i sistemi operativi in free
software stanno del resto trainando anche la crescita delle stesse industrie Usa
dell'informatica come attesta l'interessamento di grandi imprese come Intel o
IBM che hanno iniziato a progettare i loro prodotti in funzione delle
applicazioni e software open source. Il mondo dei free software è da tempo
uscito dai circuiti alternativi formati da comunità esoteriche di sviluppatori
di software, tanto che la promozione dell' Open source rientra tra gli obiettivi
delle politiche di governo e di sviluppo della società dell'informazione di
molti paesi emergenti e dei principali paesi sviluppati. La questione è
strategica per le dinamiche commerciali e per lo sviluppo futuro di ciascun
sistema paese, dal momento che l'avvio od il potenziamento di una industria
nazionale autonoma nella produzione di software significa per ciascun paese
riuscire a governare lo sviluppo delle net economy riducendo i condizionamenti e
la sudditanza tecnologica dalle grandi corporation per lo più USA.
Non solo. L'utilizzo di software non proprietari
migliora la bilancia commerciale dei paesi che li utilizzano (in Italia si
calcola che il disavanzo per questa voce sia di almeno 4 mila miliardi). Chiaro
è l'esempio di Israele, terzo produttore al mondo di software dopo USA e
Canada, che ha imposto alle proprie pubbliche amministrazioni di utilizzare solo
programmi open source. Sulla stessa linea si muove il Messico, dove decine di
migliaia di scuole adottano o hanno pianificato di adottare Linux il più
popolare free software in circolazione che agisce come un vero e proprio sistema
operativo al pari di Windows. Anche il governo Cinese ha dato un forte appoggio
al mondo Linux, tanto che intende far divenire questo sistema la piattaforma
operativa per lo sviluppo dell'economia di rete nazionale.
La Francia guida, invece, il drappello delle
nazioni europee più consapevoli dell'importanza di uno sviluppo di una
industria del software nazionale e continentale contrapposta a Microsoft ed allo
strapotere delle grandi imprese USA. Il Ministero dell'istruzione transalpino ha
stipulato, ad esempio, di recente una convenzione con le associazioni di utenti
Linux in base alla quale il Ministero "suggerisce" alle scuole
l'adozione di questo sistema e le associazioni si impegnano a fornire assistenza
per la sua installazione.
In Italia, invece, la questione sembra non porsi
neppure. Qualche altro esempio appare illuminante. Non solo la Camera, il Senato
o la Presidenza del Consiglio si affidano a Microsoft per sviluppare la loro
presenza sul web, ma anche l'Aipa, l'autorità per informatica nella pubblica
amministrazione. Non è certamente una colpa, sia ben chiaro, ma in particolare
dall'authority avremmo apprezzato uno sforzo maggiore ed un esempio forte in
direzione di un allargamento delle opportunità di sviluppo di una industria del
software nazionale a partire dall'utilizzo e sviluppo di free software per i
propri sistemi Internet.
In Italia le voci che insistono sull'uso dei
software liberi in seno al governo o nelle pubbliche amministrazioni sono dunque
ancora troppo deboli e isolate e non sono in grado di innescare un processo di
sviluppo che veda una economia nazionale digitale fondata anche sul free
software. La scarsa attenzione a livello di politiche di governo nazionali sulle
politiche di sviluppo dell'Open source rischia di sottrarre al paese una leva
importante per una crescita autonoma di una industria dei software.
25/07/2000
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