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Corrado Giustozzi
La sindrome di Fort Apache
La sicurezza delle informazioni nella società postindustriale

Monti&Ambrosini, I libri di InterLex, Pescara, 2007
pp 165, € 17,00
 
Questa recensione è un tipico esempio di conflitto di interessi. Il libro di cui parlo è il secondo della collana "I libri di InterLex" e l'autore è una colonna della rivista, oltre che un caro amico. Dunque tutte le cose che sto per scrivere possono suscitare il legittimo dubbio di un eccesso di benevolenza. D'altra parte, se il libro non mi fosse piaciuto, non sarebbe stato pubblicato come "libro di InterLex"...

Al dunque. La "sindrome di Fort Apache" è la metafora del modo in cui generalmente si vede il problema della sicurezza: una robusta palizzata, dentro i nostri e fuori i pellerossa, cioè i nemici. E' sbagliato, ci avverte Giustozzi, perché molto spesso i nemici dei nostri sistemi informativi sono dentro, al di qua della palizzata.
Nemici dentro e nemici fuori: come difendersi?
Imparando a conoscere il pericolo, risponde l'autore. E quindi affronta il problema analizzando lo scenario della società post-industriale. La "società vulnerabile" della quale si discusse per la prima volta in Italia nel forum del 1995 dal quale nacque questa rivista.

Ecco quindi una descrizione degli scenari di rischio, esterno e interno, i criteri di prevenzione e protezione, infine la sicurezza come processo organizzativo. Ma questo non è un manuale della sicurezza, non ci sono schemi, formule, indicazioni pratiche. E' un libro che si deve leggere prima di affrontare un manuale della sicurezza. Che, come si evince dal discorso generale, non può esistere come un "testo unico" delle protezione delle informazioni e dei sistemi, perché ogni azienda, ogni scenario, richiedono un "manuale" diverso e tagliato su misura.

"La sindrome di Fort Apache" può invece essere considerato un "libro di testo" utile in ogni percorso di formazione all'interno di un'organizzazione, perché fornisce quell'insieme di informazioni e suscita quella sequenza di riflessioni che rendono l'individuo consapevole dei problemi dell'ambiente in cui lavora. In altri termini, non parla delle tecniche, ma della funzione della sicurezza e del suo ruolo nell'organizzazione, unificando in una visione d'insieme problemi e soluzioni che di solito vengono considerati separatamente.

Tutto questo con il consueto stile di Giustozzi: rigore tecnico senza tecnicismi, linguaggio piano e accattivante che rende piacevole la lettura anche a chi non è uno specialista della materia.
Infatti il libro non è destinato ai tecnici, ma a tutti quelli che con le tecnologie si devono confrontare ogni giorno, che sono nella stragrande maggioranza non-tecnici e che, spesso, hanno qualche resistenza nei confronti delle tecnologie. Questo è un ottimo motivo per leggerlo.
 

(M. C. 07.01.08

 
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