Questa recensione è un tipico esempio di conflitto di interessi. Il libro di
cui parlo è il secondo della collana "I libri di InterLex" e l'autore
è una colonna della rivista, oltre che un caro amico. Dunque tutte le cose che sto per scrivere possono suscitare il legittimo dubbio di un eccesso
di benevolenza. D'altra parte, se il libro non mi fosse piaciuto, non sarebbe
stato pubblicato come "libro di InterLex"... Al dunque. La "sindrome di Fort Apache" è la metafora del modo in
cui generalmente si vede il problema della sicurezza: una robusta palizzata,
dentro i nostri e fuori i pellerossa, cioè i nemici. E' sbagliato, ci avverte
Giustozzi, perché molto spesso i nemici dei nostri sistemi informativi sono
dentro, al di qua della palizzata.
Nemici dentro e nemici fuori: come difendersi?
Imparando a conoscere il pericolo, risponde l'autore. E quindi affronta il
problema analizzando lo scenario della società post-industriale. La
"società vulnerabile" della quale si discusse per la prima volta in
Italia nel forum del 1995 dal quale nacque questa rivista. Ecco quindi una
descrizione degli scenari di rischio, esterno e interno, i criteri di
prevenzione e protezione, infine la sicurezza come processo organizzativo. Ma
questo non è un manuale della sicurezza, non ci sono schemi, formule,
indicazioni pratiche. E' un libro che si deve leggere prima di affrontare
un manuale della sicurezza. Che, come si evince dal discorso generale, non può
esistere come un "testo unico" delle protezione delle informazioni e
dei sistemi, perché ogni azienda, ogni scenario, richiedono un
"manuale" diverso e tagliato su misura. "La sindrome di Fort
Apache" può invece essere considerato un "libro di testo" utile
in ogni percorso di formazione all'interno di un'organizzazione, perché
fornisce quell'insieme di informazioni e suscita quella sequenza di riflessioni
che rendono l'individuo consapevole dei problemi dell'ambiente in cui lavora. In
altri termini, non parla delle tecniche, ma della funzione della sicurezza e del
suo ruolo nell'organizzazione, unificando in una visione d'insieme problemi e
soluzioni che di solito vengono considerati separatamente. Tutto questo con il
consueto stile di Giustozzi: rigore tecnico senza tecnicismi, linguaggio piano e
accattivante che rende piacevole la lettura anche a chi non è uno specialista
della materia.
Infatti il libro non è destinato ai tecnici, ma a tutti quelli che con le
tecnologie si devono confrontare ogni giorno, che sono nella stragrande
maggioranza non-tecnici e che, spesso, hanno qualche resistenza nei confronti
delle tecnologie. Questo è un ottimo motivo per leggerlo.
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