Molti degli autori di quei libri sono
giovani
di Stefano Lombrassa - 22.11.01
Gentile dottor Cammarata,
ho appena finito di leggere la sua severa recensione
ai due volumi curati da Emilio Tosi e Giuseppe Cassano e la lettera
altrettanto severa dello studente "alienato".
Sono l'autore del saggio sulla tutela del consumatore (prevalentemente
focalizzato sul contratto B2C) inserito nella raccolta "Internet. Nuovi
problemi e questioni controverse", a cura di Giuseppe Cassano ed ho aiutato il
curatore a correggere le bozze dell'intero volume. Le confesso di sentirmi
preso in causa e le chiederei lo spazio per una piccola replica:
i) per capire, studiare e ragionare sul diritto
delle tecnologie sono necessarie sia conoscenze tecniche sia conoscenze
giuridiche (ha ragione lei);
ii) è evidente a tutti il basso livello di conoscenza degli strumenti
tecnologici nell'ambiente accademico e, ancora di più, nell'ambiente
professionale (soprattutto fra i meno giovani);
iii) il diritto contemporaneo è sempre più esteso e complesso: per arrivare ad
avere solidi strumenti giuridici sono necessari molti anni di studio;
iv) sono pochi gli studiosi e i professionisti che abbiano una sufficiente
conoscenza delle tecnologie per capire i problemi ed una sufficiente conoscenza
del diritto per risolverli.
Questa è la realtà che tutti abbiamo letto in
questi anni tra le righe degli articoli, dei saggi e delle rare monografie in
lingua italiana.
Non c'è da meravigliarsi. La diffusione della tecnologia è stata
incredibilmente veloce. Mentre l'evoluzione della dottrina giuridica è lenta,
non solo in Italia. Provi a confrontare la nostra dottrina con le varie dottrine
europee: troverà poche differenze. Gli stessi autori americani non sono
terribilmente più avanti, soprattutto considerando da quanto più tempo
conoscono le tecnologie.
Il grosso merito dei lavori recensiti è stato proprio quello di tentare di
reagire, cercando di diffondere i temi e i problemi del diritto delle tecnologie
nel mondo dell'accademia e della professione italiane.
Molti degli autori di quei libri sono giovani, altri
meno (provi a cercare di attribuire i vari articoli: avrebbe molte le sorprese).
Alcuni hanno una solida preparazione giuridica, altri conoscono bene la
tecnologia. Ci sono magistrati, professori, avvocati, giovani praticanti: tutti
professionisti che studiano (le consiglio di leggere il curriculum di Giuseppe
Cassano su www.lenuovevocideldiritto.com), che si sono confrontati con una
realtà difficile e che si sono esposti scrivendo (i saggi del volume di Cassano
sono stati scritti tra l'estate e l'autunno del 2000, abbiamo iniziato a
leggere le bozze tra Natale e Capodanno: il diritto delle tecnologie invecchia
molto velocemente, scrivere su carta questi temi è rischioso).
Io credo che l'evidente e progressivo
miglioramento della dottrina italiana degli ultimi mesi sia dovuto anche ai due
libri che lei ha recensito e, mi creda, in particolare ai saggi dal contenuto
tecnologico, il cui merito è stato quello di diffondere la conoscenza della
tecnologia fra i giuristi italiani (molti dei quali ne ignoravano l'esistenza).
Mi risulta che stia per uscire una nuova generazione di manuali della materia
(tra cui un Trattato per Ipsoa, sempre a cura di Giuseppe Cassano). Vedremo
tutti se c'è stata un'evoluzione e quale. In caso positivo, non dimentichi
che sarà dovuta anche ai libri che ha recensito.
I miei migliori saluti
Stefano Lombrassa
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