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Carmelo Elio Guarnaccia, Lucio Maggio, Maria Antonietta Mazzola, Nicola Palazzolo, Ignazio Zangara
Manuale di informatica giuridica
Sotto la direzione di Nicola Palazzolo

C.U.E.C.M., Catania, 2008
ISBN 978-8895194-515 - pp 260, € 18,00
 
L'informatica giuridica è una strana materia. Tanto per incominciare non è di competenza degli informatici, come il nome farebbe a prima vista supporre, ma dei giuristi. Ma non è qui la stranezza, dal momento che oggi non c'è attività umana che possa esistere senza le tecnologie dell'informazione. Dalla medicina alla letteratura, alla pubblica amministrazione, alla sociologia e via elencando. In ogni settore sono ormai abbastanza diffuse le competenze tecniche che consentono agli specialisti non solo di ricercare e scambiare informazioni, ma anche di applicare le innovazioni "sul campo", sfruttandone le enormi potenzialità (si pensi alla telemedicina, per fare un solo esempio).

E' evidente che nel campo del diritto l'informatica è una materia "trasversale": interessa il diritto privato come il penale e l'amministrativo, la documentazione giuridica come la formazione delle leggi (la "legimatica") o il diritto processuale. E è qui la stranezza: in Italia l'informatica giuridica è stata introdotta mezzo secolo fa da studiosi di filosofia del diritto, teoria dell'interpretazione e simili. In qualche caso poco esperti di tecnologia. Con il risultato di teorizzazioni suonate a orecchio, non esenti da stonature.

Si aggiunga che sotto l'etichetta dell'informatica giuridica sono state a volte inquadrate materie differenti, attinenti piuttosto al diritto delle tecnologie, aumentando il grado di confusione. Confusione che si riflette nell'ordinamento degli studi giuridici in Italia, dove non esiste un insegnamento stabile e dove l'informatica giuridica viene confusa spesso con l'informatica tout court e classificata come "abilità informatiche" o commista ad altri insegnamenti, come appunto la filosofia del diritto o la sociologia.

Questa lunga premessa serve a capire l'utilità di un'opera come questo Manuale di informatica giuridica. Si propone come un testo base per gli studenti, nata dall'esperienza della "scuola" dell'Università di Catania guidata da Nicola Palazzolo (fino a poco tempo fa anche direttore dell'Istituto di teoria e tecniche dell'informazione giuridica - ITTIG - del CNR). Infatti il Manuale compie una vasta ricognizione sulla stato dell'arte, incominciando proprio dal suo assetto sistemico. Fondamentale, sotto questo punto di vista, il saggio iniziale di Palazzolo, che riporta la materia nel suo ambito di elezione e fa giustizia di tante impostazioni obsolete o incoerenti.

Gli altri saggi che compongono il volume affrontano i diversi settori della materia, dalla ricerca della documentazione alla legimatica, alla didattica e alle professioni legali. Ne risulta un quadro completo e sotto qualche aspetto sorprendente, considerando il numero delle applicazioni esaminate dagli autori e la loro rilevanza per gli studiosi e gli operatori del diritto. In ultima analisi il valore del libro supera quello del testo universitario, poiché offre una visione sistematica complessiva di un argomento ancora poco conosciuto da una parte forse non trascurabile dei giuristi italiani.

Nello stesso tempo, però, indica un limite degli attuali studi di informatica giuridica in Italia. Manca infatti un approfondimento di questioni oggi fondamentali per la modernizzazione del sistema, in particolare della cosiddetta "dematerializzazione" dei documenti. Si pensi solo al fatto che la pubblicazione delle leggi comporta il problema della certificazione dei testi in funzione dei loro effetti giuridici: questione ancora irrisolta sul piano legislativo, anche se gli strumenti tecnici sono entrati nell'ordinamento da più di dieci anni, grazie alla firma elettronica e agli altri mezzi di validazione ora confusamente elencati nel codice dell'amministrazione digitale.

(M. C. 19.02.09)

 
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