Abolire l'anonimato e
responsabilizzare i genitori
di Sergio Dall'Omo* -
12.10.2000
Ci aveva provato qualche anno fa
il senatore Exon del Nebraska con il suo Decency Act ma gli era andata
male. Il parlamentare americano aveva per converso provocato una reazione
libertaria mondiale a favore del mantenimento della totale libertà dell'Internet.
La sua battaglia contro la pornografia era stata vista come un "cavallo di
Troia" per imporre regole all'Internet. Eppure ben si sa che la grande
fortuna della rete globale è derivata in gran parte proprio dalla pornografia.
Oggi ci si riprova con la pedofilia. Quale crimine è più aberrante, odioso,
ignobile della pedofilia? Se poi ci si aggiunge l'abisso bestiale (qui di
umano non c'è più nulla) di registrare con una telecamera non solo le
violenze fisiche ma anche le torture e la morte cruenta delle vittime, si arriva
a confezionare una "bomba" psicologico-mediatica capace di scardinare
qualsiasi coscienza. E a creare un fronte unico che "sì, la libertà è
bella, ma non a questo prezzo".
Se sotto un profilo morale non è
possibile sottrarsi al sottoscrivere che "no, non a questo prezzo", è
pur vero che ci sorge un dubbio. Non sarà che questa crociata sacrosanta -
vendita di videocassette via Internet e scarico di foto in cambio di pagamenti
con carta di credito - nasconde effetti collaterali che non abbiamo preso in
considerazione? Cioè, non è che si tratti di una colossale strumentalizzazione
di una reazione giusta ma che però viene utilizzata ad altri, non ben chiari
fini? Se di regole si vuol parlare, è bene stabilire sin dall'inizio un
confine. In Italia, come in tutti i paesi civili, esistono leggi che regolano la
vita della società. Queste, contemplano atti che vengono definiti reati e che,
come tali, vengono perseguiti e sanzionati.
Non è che furto, truffa, terrorismo, pedofilia, siano reati nella vita reale e
non lo siano nella grande rete: lo sono sempre e comunque. E le leggi esistenti
bastano e avanzano.
Ci sono però tre problemi nuovi
1. La Rete è globale. Esiste la
necessità di una armonizzazione internazionale delle legislazioni in moltissimi
campi, da quello dei reati a quelli del commercio e degli scambi in denaro
(tasse, diritti d'autore). Il discorso non è affatto semplice anche solo tra
gli stessi Stati europei, o tra questi e gli Stati Uniti (che hanno una visione
nettamente diversa), per non parlare di paesi estranei alla comunità
internazionale come la Svizzera (che non fa parte dell'ONU e della UE) o di
quelli cosiddetti "terzi" o "non allineati" o in
"quarantena". Ci sovvengono i nomi di Cina, Cuba, Libia, Iraq.
Esistono poi le differenze di cultura, di religione, di usi e costumi, di
tradizioni. Esistono Stati a forte tradizione democatica e Stati totalitari,
Stati affidabili ed altri dove col denaro si riesce a fare qualsiasi cosa.
2. Chiunque può accedere alla
Rete in modo diretto e da ovunque. Un ragazzino o un criminale possono
collegarsi - alla pari di qualsiasi altro - da qualunque parte del mondo. I
materiali della Rete possono essere situati ovunque. Nel caso vengano perpetrati
atti illeciti sussiste un problema di giurisdizione. Da dire poi che alcune
modalità della rete - che non è affatto costituita solo dalle pagine web -
rientrano in una sfuggente ed ambigua "sfera privata". Tali sono la
posta elettronica e la chat, impossibili da controllare senza violare la
riservatezza personale.
3. la rete favorisce l'anonimato.
È la questione fondamentale da cui nasce ogni cosa. Per sua natura la rete si
presta a "coprire", soprattutto nelle e-mail e nella chat, la vera
identità del mittente. La straordinaria diffusione di quel potente strumento
commerciale internazionale, il "regalo" di caselle di posta
elettronica e di spazi gratuiti nei server di questi "generosi" (che,
lo dico per gli addetti ai lavori, con alcuni trucchetti di link e CGI di
autorizzazione ai files) ha fatto diventare la rete un labirinto di labirinti.
Dove molte porte sono sbarrate o peggio, non appaiono neppure. Poi sono
possibili anche molti altri tipi di dissimulazione: file immagine che appaiono
come file di testo (ma che con un apposito programmino ritornano a posto), file
apparentemente innocui (relazione1.doc che basta rinominare sex1.jpg
perchè ritornino quel che sono). Questa è la tecnica più usata per i file
musicali MP3.
Né c'è da sperare moltissimo
(per certi versi, fortunatamente) negli eventuali supercomputer (tipo Echelon)
che fanno lo scanning della rete: cifrature, file spezzettati, file da
prelevare da sottodirectory protette sono solo alcuni sistemi per bypassarli.
Per dire, i motori di ricerca hanno accesso ad appena il 17% del materiale che
costituisce la rete Internet mondiale.
Da tutto questo discendono alcune
considerazioni: necessità della creazione di una autorità internazionale che
governi i criteri generali della rete (sulla fattispecie dell'ICANN, che
gestisce i domini); accordi internazionali (perché solo sul copyright?) sulla
prevenzione e tutela dei soggetti deboli (non solo i bambini, ma anche gli
sprovveduti/e), e repressione dei crimini.
Dal canto suo l'Italia può
fare qualcosa assolutamente subito per eliminare la fonte di tutti i guai:
eliminare l'anonimato. Chiunque si collega alla rete dal territorio italiano
dev'essere identificabile con certezza. Il "gioco" dell'anonimato
nelle chat (quando ci si collega si assume una identità fasulla, una specie di
maschera) dovrebbe essere consentito solo imponendo ai fornitori del servizio
norme severe che consentano di risalire all'identità della persona collegata
(il cosiddetto "anonimato protetto").
Ma cosa possono fare
concretamente i genitori per tutelare i loro figli? Quasi sei anni fa scrivevo:
"Mandereste i vostri figli da soli nel parco?" Ebbene, la rete si è
rivelata più insidiosa del parco, dove un malintenzionato può essere
riconosciuto come tale anche da un bambino.
In rete il gioco psicologico si fa sottile, i lupi si possono vestire da
agnelli; gli argomenti possono far leva su competizione, emulazione, paura di
essere emarginati o trattati da codardi o "pisciainletto".
Oppure comprendere eccessi di comprensione e di tolleranza ("è il tuo
papà che sbaglia, sei tu che hai ragione"), eccetera.
La miglior regola è quella di
non lasciarli soli col computer collegato alla rete (cosa difficile da
realizzare) e non servono i "filtri" anti-pornografia (chi vende il
porno sa benissimo come aggirarli). In compenso si può disabilitare facilmente
(a meno che il ragazzino non sia uno "smanettone" e ne sappia più dei
"grandi") l'uso dei programmi di chat (che è l'uso della rete che
dà il massimo rischio pedofilia).
Sapere che cercare giochini
gratis, mp3 illegali, software piratato conduce inevitabilmente a siti porno: è
bene ricordare che in rete il porno è diffusissimo ed è contraddistinto dalla
tripla x (xxx) e che le cose vietate hanno il plurale non in "s" ma in
"z" (e sono dette "warez": mp3z, teenz, babez,
ecc.).
Diffidare dai motori di ricerca (di per sé insostituibili e "buoni")
perché "drogati" con trucchetti (metatags) dai fornitori di
cose proibite.
Utilissimo, invece - a patto di perdere un po' di tempo e di averci la mano -
è creare una serie di segnalibri (bookmarks) che conducono a siti utili
e controllati: di questi in Italia ce ne sono molti e davvero interessanti.
* New Media
& New Techs senior editor - Il Gazzettino - http://www.dallomo.com
- sergio.dallomo@gazzettino.it |