Tra i fatti e le cronache
c'è di mezzo la legge
di Manlio Cammarata - 05.06.03L'internet è sempre al centro dell'attenzione
dei media, ma non sempre le cronache sembrano aderenti alla realtà dei fatti.
Negli ultimi giorni abbiamo letto, visto e ascoltato l'ennesimo resoconto
dell'ennesima "retata" compiuta dalle forze dell'ordine a caccia dei
trafficanti di materiale pedo-pornografico, con le solite cifre sul numero
impressionante di siti dedicati al turpe commercio e le solite centinaia di
persone denunciate all'autorità giudiziaria.
Si sono poi aggiunte le notizie e le smentite della "prima azione di
repressione" dello scambio di file protetti dal diritto d'autore
attraverso i sistemi peer to peer. Ma non ci sono sostanziali novità su
un'altra questione che dovrebbe interessare le forze dell'ordine e la
magistratura (e i mezzi di informazione), quella delle truffe compiute
attraverso i famigerati "dialer" che collegano utenti più o meno ignari ai
numeri che iniziano con le cifre 709 e che generano bollette da infarto (vedi Occorre una querela per
fermare i truffatori).
Continua a occuparsene solo la Radio a colori di Oliviero Beha, ma si
attende ancora invano la notizia di qualche azione sostanziale, da parte delle
autorità preposte, per far cessare il lucroso inganno. Un soffocante
polverone si alza da questa valanga di notizie (o non-notizie). Cerchiamo,
come al solito, di mettere in chiaro le cose, naturalmente nei limiti del
possibile. E partiamo dalle cronache sulle azioni di contrasto alla
pedo-pornografia on line.
Dovremmo essere ormai arrivati al punto in cui questi fatti non sono più
notizie, tanti ne abbiamo letti e sentiti, sulla base del vecchio adagio che
un cane che morde un uomo non è una notizia, mentre lo è quella dell'uomo
che morde il cane. Ma il vero problema è che nessuno va poi a controllare
quanti, tra centinaia di indagati, risulta poi effettivamente colpevole dei
gravissimi reati che gli vengono contestati. Vincono il sensazionalismo e la
faciloneria di chi riporta le notizie diffuse nelle trionfalistiche conferenze
stampa degli investigatori e poi non si preoccupa di verificare quanti
presunti colpevoli risultano veramente tali alla fine dell'istruttoria. Cento
indagati fanno un bel titolo, novantacinque prosciolti non dicono nulla.
In tutto questo si arriva a sbattere in cronaca un indagato, con informazioni
tali da renderlo facilmente identificabile, per il fatto che occupa un ruolo
delicato in una struttura pubblica molto importante. C'è da aspettarsi una
bordata ad alzo zero da parte del Garante per la protezione dei dati
personali, che fra l'altro dovrebbe occuparsi dell'autoregolamentazione dei
fornitori di servizi di telecomunicazioni, anche in relazione a questi reati.
Il fatto è che la struttura pubblica in cui opera il presunto
"mostro" è proprio l'ufficio del Garante. E allora non si sa più
su quale muro sbattere la testa. Il quadro non è migliore se andiamo a
vedere le ultime notizie sulla repressione delle violazioni del diritto
d'autore. Un quotidiano riporta che la Guardia di finanza indaga sullo scambio
di musica attraverso i sistemi peer to peer e Punto Informatico
rilancia: ci sarebbero migliaia di indagati. Sarebbe la prima azione sulla
base delle norme entrate in vigore alla fine di aprile con il decreto
legislativo 68/03, che recepisce l'ultima direttiva europea sul copyright e
colpisce duramente anche questa diffusissima forme di violazione del diritto
d''autore. La Guardia di finanza smentisce: stiamo indagando sulle
duplicazioni abusive a scopo commerciale.
Intanto sul quotidiano on line scoppia una confusa discussione sulla natura
degli illeciti e sulle sanzioni previste per chi mette a disposizione e anche
per chi scarica i brani protetti. Come stanno le cose? Prima di tutto sembra
chiaro che qualcosa si muove anche contro il peer to peer. Ad ALCEI è
giunta la circostanziata segnalazione di una denuncia e del sequestro di un
computer in seguito a un'indagine sull'interscambio di file musicali tra
privati. L'aspetto inquietante è che il presunto colpevole (o vittima?) è
una persona disabile, per la quale il PC è un mezzo insostituibile per avere
contatti con gli altri. E allora la domanda che nasce da tutti questi eventi
è imbarazzante: come mai ci si muove con tanta velocità e tanta
spietata determinazione per reprimere violazioni come quelle del diritto
d'autore, che destano uno scarso allarme sociale, e si procede con tanta
prudenza nei confronti di palesi attività truffaldine, come quelle che si
servono dei dialer, di cui fanno le spese migliaia, forse centinaia di
migliaia di cittadini? Qualche malpensante risponderà per le truffe che non
ci sono lobby che proteggono gli utenti dell'internet. Lobby
potenti come quelle che spingono le forze dell'ordine a indagare
instancabilmente sulle violazioni del copyright in applicazione delle norme
(che le stesse lobby hanno voluto) che prevedono sanzioni difficili da
considerare come proporzionate alla gravità degli illeciti.
E qui molti chiederanno in che cosa consistono esattamente le nuove previsioni
normative per le violazioni del copyright? Scaricare un brano musicale da un
sistema di file sharing è reato? Un po' di pazienza: sul prossimo
numero l'avvocato Daniele Coliva ci spiegherà per filo e per segno come stanno
le cose in una normativa che, più la si studia, meno appare chiara. |