Storia della crociata infame
di Giancarlo
Livraghi - 06.09.98
Vedi anche Alice
nel paese delle ipocrisie
Siamo all'ennesima (e questa volta clamorosa)
"crociata" della stampa e della televisione contro l'internet.
Il vero contenuto delle notizie sarà da
approfondire... ma a prima vista sembra che si tratti dell'incriminazione di
alcune (poche) persone in Italia che sarebbero "consumatori" di
materiale "pornografico" in cui compaiono adolescenti e bambini; e due
(due di numero) ne sarebbero anche "produttori".
Se dopo anni di indagini a tappeto, con tanto di
"leggi speciali", ci sono così pochi indiziati, mi sembra palese che
il fenomeno non abbia quelle dimensioni gigantesche che i "grandi
mezzi" di informazione si sono affannati a dipingere.
Nessuno pensa che sia perdonabile il
maltrattamento (sessuale o non) di "minorenni". Il problema è
millenario, cercare di eliminarlo o controllarlo non è una cosa facile. Questa
repressione è un piccolo dettaglio fra migliaia di interventi che possono
essere necessari per cercare di intaccare "loschi commerci" (che sono
solo un aspetto del problema, e non il principale).
Il fracasso che circonda questa notizia,
sostanzialmente secondaria, è impressionante (il massimo di evidenza in prima
pagina su quasi tutti i giornali - e nei notiziari "di massimo
ascolto" in televisione) condita di commenti che, per l'ennesima volta,
tendono a descrivere l'internet come la causa o l'origine di un fenomeno che
ha tutt'altre radici.
Non mi piace fare "dietrologia". Ma mi
sembra palese che il disegno è un altro: perseguitare, e per quanto possibile
censurare, un sistema di comunicazione che è un po' troppo libero e quindi
dà fastidio ai "padroni del vapore". Un'operazione sistematica e
continua, che dura da anni, con ogni sorta di pretesti, compresi i più assurdi
- e con le conseguenze che ben conosciamo.
Non è bello che una decina di persone faccia
collezione di materiale di quella specie e che due professionisti, a Napoli e a
Catanzaro, siano sospettati di insidiare bambini (anche se è noto che ci sono
molte più persone, un po' dovunque, che fanno cose orribili e non hanno l'imprudenza
di andare a dirlo nell'internet, dove è facile essere acchiappati). Ma è
molto più grave che la cosiddetta "informazione" proposta dai
"grandi mezzi" a senso unico (non solo in Italia) sia così deformata
e deformante - e non solo su questo argomento.
L'internet, usata bene, può essere uno
strumento per aprire qualche fessura nella barriera della disinformazione e
della manipolazione. Perciò ogni pretesto è buono per cercare di reprimerla.
* * *
Fra i tanti commenti, proviamo a
sceglierne uno (non "a caso", perché è in prima pagina sul Corriere
della Sera, quindi in una delle posizioni più evidenti di tutta la stampa
italiana).
Isabella Bossi Fedrigotti scrive cose, in
complesso, abbastanza equilibrate (ma naturalmente deformate dal clamore dei
titoli). Per esempio che mettendo queste cose sull'internet i malandrini si
fanno acchiappare. Ma c'è in quell'articolo, come in quasi tutti i commenti
(e, viste le leggi che fanno, nella mente di politici e legislatori) una
madornale bugia.
Dice che "è colpa dell'internet"
perché senza internet queste decine di spregevoli personaggi nemmeno se le
sognavano tutte le foto, le notizie, gli indirizzi...
Molto semplicemente, non è vero. Non ho mai
visto i materiali di cui si parla (né in rete né altrove) quindi non so quanto
devo davvero inorridire o quanto si tratti di qualcuno che ha fotografato la sua
bambina nuda sulla spiaggia. Sicuramente c'è in giro una mistura di cose
innocentissime, che dispiacciono ai bigotti, e di cose davvero orribili.
Ma chi ha passato una vita a occuparsi di sistemi
informativi non può non sapere che decenni fa, quando l'internet non c'era
o era usata solo da pochi professori universitari, circolavano in un mercato
clandestino videocassette con contenuti di tutti i generi, di cui alcuni
allucinanti (come persone torturate e uccise). E che fotografie di ogni genere
"proibito" erano in circolazione già nel secolo scorso (non parlo
della collezione di fotografie di Charles Dodgson, cioè Lewis Carroll, l'autore
di "Alice nel paese delle meraviglie", che non è mai stata diffusa o
"commerciata" e alla sua morte è stata distrutta per sua disposizione
testamentaria). C'era allora, come c'è oggi, un mercato per quelle cose; e
se c'è chi produce quel genere di materiale d'eV'esserci più di
"qualche decina" di compratori. Che probabilmente evitano di usare uno
strumento un po' troppo trasparente come l'internet - oltretutto messi in
guardia da pubbliche campagne sul tema che rimbombano in tutto il mondo da anni.
Il fracasso non serve a raggiungere i colpevoli, ma solo a farli stare rifugiati
e nascosti in quei mezzi poco visibili o controllabili che usano da più di cent'anni.
Il comportamento dei "grandi mezzi di
informazione" e dei "pubblici poteri" in queste cose ha tre nomi:
ignoranza, ipocrisia e repressione (anche, anzi soprattutto, di chi nulla ha a
che fare con il commercio di materiale più o meno "osceno").
So che è già stato detto, sa me e da altri,
molte volte. Ma finché lo sconcio della falsa informazione continuerà saremo
costretti a ripeterlo.
* * *
Non sempre condivido le posizioni dei radicali (o
"lista Pannella" che dir si voglia) ma questa volta meritano sincero
applauso. Ecco il loro comunicato.
Comunicato della Lista
Pannella
Roma, 3 settembre 1998 - L'azione di
polizia internazionale compiuta ieri per colpire presunti pedofili che
utilizzavano la rete Internet, sta determinando in Italia un clima da caccia
alle streghe che va denunciato con forza. La spettacolarizzazione dell'inchiesta,
il rilievo che essa ha avuto soprattutto nel nostro Paese, ha il sapore dell'Inquisizione
e avrà conseguenze rilevanti sulle libertà individuali e sul diritto alla
privacy
Si assiste a una inconsulta ed emotiva
demonizzazione di Internet dipinto nell'immaginario degli italiani come
strumento di perversione. Stupisce che nessuno lanci l'allarme sul modo
caricaturale con il quale viene trattata l'inchiesta, che da un lato produrrà
l'effetto di ritardare lo sviluppo in Italia del più potente e irrinunciabile
mezzo di comunicazione, e dall'altro di scatenare morbose curiosità. Se
preoccupa la legge dagli accenti illiberali sul rapporto internet-pedofili è
carico di presagi nefasti il fatto che l'inchiesta napoletana sia affidata a
quel pm, Diego Marmo, che inventò il "mostro" Tortora.
Contro ogni attacco alla libertà in rete
invitiamo i navigatori telematici italiani a organizzare con noi una vasta
mobilitazione. (www.riformatori.stm.it)
* * *
Questo è il comunicato che ha diffuso ALCEI
- Electronic Frontiers Italy.
3 settembre 1998
Un'ennesima, clamorosa
campagna di terrorismo e disinformazione sull'internet
La notizia dell'indagine a carico di alcune
persone accusate di possedere materiale "pornografico" ha offerto il
pretesto per un'ennesima, e questa volta massiccia, campagna contro la libera
comunicazione in rete; che ha invaso oggi le prime pagine dei quotidiani, per
non parlare dell'evidenza con cui (ancora una volta) questo tema e' ripreso
dalle emittenti televisive pubbliche e private.
Come sa chiunque abbia approfondito l'argomento,
la "pedofilia" (e più in generale la violenza, sessuale o non, contro
bambini e adolescenti) è un male antico e complesso, profondamente penetrato
nel tessuto della società, che non si guarisce ne' si intacca con campagne
come questa, ne' con provvedimenti ipocriti e repressivi come la recente legge
per la "tutela dei minori".
Non da oggi (ma oggi con particolare
intensità e clamore) i grandi mezzi di informazione si accaniscono nel ripetere
un'affermazione sensazionale quanto falsa: che esista un qualsiasi rapporto
strutturale fra la circolazione di materiale più o meno proibito e illegale e
le reti telematiche.
La diffusione clandestina di videocassette
con contenuti talvolta orribili esiste da molti decenni (e per le fotografie da
più di un secolo) e non e' certo l'internet lo strumento più adatto per
questo scopo, perché è troppo trasparente e permette un po' troppo
facilmente di rintracciare i colpevoli (come di perseguitare innocenti, cosa che
e' già accaduta
fin troppo spesso).
Queste campagne (come leggi e disposizioni
repressive basate sugli stessi pregiudizi) non hanno efficacia alcuna nel
reprimere il maltrattamento dei minori, mentre producono
un danno enorme alla nostra cultura e alla
nostra economia.
L'Italia e' già molto arretrata, nell'uso
delle moderne tecnologie di comunicazione, rispetto a paesi di comparabile
sviluppo economico e sociale. La continua diffusione di notizie deformate e
terrorizzanti contribuisce a rallentare lo sviluppo della rete nel nostro paese,
con danno per tutta la società civile e in particolare per le nuove
generazioni.
Queste vergognose manipolazioni hanno un
altro pericoloso effetto: favorire forme di censura e controllo della rete che,
qualunque sia il pretesto, inevitabilmente si traducono in una repressione della
libertà di parola. In breve, censura. Sono il prodotto di due cose perniciose:
ignoranza e ipocrisia. Se non di una deliberata intenzione repressiva da parte
di chi teme un troppo libero scambio di informazioni e di idee.
ALCEI - Electronic Frontiers Italy, l'associazione
per la libertà nella comunicazione elettronica interattiva, chiede a tutti i
cittadini della rete di diffondere il più possibile la protesta e di
intervenire con la massima energia possibile su tutti i mezzi di informazione,
perché si cominci a capire che non siamo disposti a subire passivamente queste
minacce alla nostra libertà.
* * *
Scusatemi se ritorno ancora sul tema, ma (a parte
il fatto che sono furibondo) mi sembra che meriti un altro approfondimento.
Non sono in grado di fare una "rassegna
stampa" esauriente, ma anche da un esame affrettato è evidente che non
tutti i giornali italiani hanno trattato la faccenda "pedofili
incriminati" (e internet) con la stessa evidenza.
Pochi l'hanno messa in prima pagina. Fra questi La
Stampa e La Nazione, con titoli non molto vistosi e con non lunghi
svolgimenti (La Stampa dedica una pagina interna all'argomento, con toni un po'
meno catastrofici di altri giornali).
Solo due (fra parecchi che ho visto) l'hanno
"sparata" come la notizia più importante del giorno - ma sono i due
quotidiani più diffusi in Italia: La Repubblica" e il Corriere
della Sera.
Il Corriere, oltre a un titolo su cinque colonne
in prima pagina, nella posizione di massima evidenza, dedica una pagina
all'argomento. Ma se dovessimo assegnare il premio per il massimo di isteria e
mistificazione va a Repubblica, che non solo spara un titolo fortissimo in prima
pagina ma sviluppa il tema in altre due melodrammatiche pagine. (Sarebbe
interessante capire perché c'è una notevole differenza fra il modo in cui
questi argomenti sono trattati nell'edizione on-line di Repubblica rispetto
all'edizione "cartacea"... come se ci fosse un conflitto fra le due
redazioni)
Insomma in questo stridulo coro le due voci più
acute (e stonate) sono quelle dei nostri due maggiori quotidiani. Chissà
perché.
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