La strage degli innocenti
di Giancarlo Livraghi* - 10.10.02
Le persecuzioni contro l'internet non sono più così evidenti e clamorose
com'erano qualche anno fa, ai tempi delle crociate contro la rete e di altre
scatenate "demonizzazioni".
Ma continuano, con sorniona e insistente frequenza. Non solo nelle notizie e nei
commenti dei mass media, ma anche in varie attività di infiltrazione,
censura più meno mascherata e procedimenti giudiziari.
Serpeggiano nelle cronache. Due bambine vengono rapite e uccise in
Inghilterra. Giornali e televisioni si precipitano a dire che sono state "catturate"
tramite la rete - cosa che viene subito smentita dagli inquirenti e non trova
alcuna conferma nei successivi sviluppi dell'indagine. Ci sono infiniti altri
esempi dello stesso genere, compresi alcuni casi di omicidio - o di persone
"scomparse" che, per fortuna, sono state ritrovate sane e salve. È quasi d'obbligo
che si tenti di "metterci di mezzo" l'internet e si scopre quasi sempre
che la rete non c'entra. Qualche volta poi si pubblica la smentita, o un
aggiornamento meno sciocco della notizia. Più spesso si tace. Comunque,
intanto, il danno è fatto. Come diceva l'astuto e perverso Talleyrand: «Calomniez,
calominez, quelque chose restera». Per non parlare di una nota aria del
Barbiere di Siviglia. (Vedi La
crociata, il macigno e il venticello).
Continua l'insensata e perversa abitudine di sequestrare computer con i più
svariati pretesti. La situazione è così assurda che (per esempio) nel caso
dell'assassinio di Marco Biagi, quando un magistrato, correttamente, ha
raccolto tutte le informazioni che potevano servire all'indagine senza
sequestrare macchine né hard disk, è stato accusato dai giornali di
incuria perché non aveva inflitto quell'inutile pena alla famiglia della
vittima.
Prima di proseguire, vorrei chiarire che non ho alcun preconcetto contro la
magistratura e le "forze dell'ordine". Non sono mai stato processato né
imputato. Non sono mai stato (che io sappia) "inquisito". Solo in rare
occasioni mi sono trovato in un tribunale come testimone o perito. Ma accade
nella vita di conoscere, per altri e più tranquilli motivi, magistrati,
carabinieri e funzionari di polizia. Molti di loro sono persone corrette,
ragionevoli, civili. Compresi quelli che non indagano inutilmente sugli
innocenti e non ricorrono a insensate repressioni.
"Ciò premesso" - con non poco disgusto mi trovo a dover ritornare
sullo sgradevole argomento della "pornografia" e della "pedofilia".
Sappiamo, da sempre, che il maltrattamento (sessuale o non) dei "minori" è
un male antico e profondo. Sappiamo che non si fa abbastanza per combatterlo.
Che sia possibile incidere, almeno in parte, sulle radici è dimostrato da
alcune cose ben fatte. Come nel caso di un'indagine internazionale, nata in
Danimarca ed estesa ad altri paesi (fra cui gli Stati Uniti). Usando diversi
strumenti (di cui uno, ma non il principale, è l'internet), ed evitando
clamori prematuri che avrebbero ostacolato l'indagine, si è arrivati a
identificare e incriminare persone colpevoli di mostruosi delitti. Pare che ci
fossero, fra l'altro, genitori che abusavano dei loro figli e mettevano in
commercio immagini di quelle violenze. Quante altre situazioni del genere si
nascondo nelle pieghe oscure della società e non sono ancora state scoperte?
Lo scandalo esploso nell'aprile 2002 nella diocesi di Boston non è certo
un caso isolato. Giustamente un'autorità cattolica obiettò che non è
corretto infierire su una sola chiesa quando problemi simili si annidano in
infinite altre congregazioni, ecclesiastiche o non. Ma dopo quella clamorosa
vicenda quanto si è fatto, nelle chiese, nelle scuole, nei collegi, negli
oratori, nelle organizzazioni religiose o laiche di tutto il mondo per cercare
di sradicare il male? Per quanto ne sappiamo, poco o nulla.
Le ondate di fragorose campagne "antipedofilia" in Italia, che si sono
susseguite dal 1998 a cicli ricorrenti, hanno ottenuto scarsissimi risultati.
Sono state condannate pochissime persone, colpevoli di possedere o distribuire
immagini di "sessualità minorile". Le condanne sono state relativamente
miti, perché nessuno degli imputati aveva abusato di un bambino o di un
adolescente. Non è mai stato identificato o raggiunto alcuno dei colpevoli di
simili abusi - che continuano, nelle famiglie e in altri luoghi, quasi del
tutto indisturbati.
Insomma è un fallimento tanto clamoroso quanto erano assordanti le fanfare
dei "crociati". Mentre
sono state sottoposte a incredibili persecuzioni centinaia, probabilmente
migliaia, di persone che sono del tutto innocenti - o, nei casi peggiori,
hanno l'unica colpa di guardare o conservare, con "malsana curiosità",
immagini di gusto e contenuto molto discutibile - oppure di aver partecipato a
qualche dialogo su argomenti di quella specie. Cose che possono violare la legge
o ripugnare alla morale, ma non somigliano in alcun modo alle reali e gravi
violenze su cui nessuno, o quasi, sta indagando con la necessaria efficacia.
Oggi se ne parla meno diffusamente, ma quelle sconsiderate operazioni
continuano. Un esempio (fra tanti) è un messaggio che mi è arrivato in questi
giorni. L'autore mi ha gentilmente autorizzato a pubblicarne una parte -
anche se, naturalmente, non posso rivelare il suo nome, o la sede del processo,
o alcun altro dettaglio che possa permettere di risalire al caso specifico.
Siamo i genitori, disperati, di un bravo e serio ragazzo che ha commesso l'ingenuità
di scaricare sul suo computer immagini "pedofile" (?) spedite da adescatori
della Polizia Postale.
Ora è indagato di un reato orribile e assurdo (siamo una famiglia perbene).
Data l'indeterminatezza e la pericolosità della legge 269/1998 cerchiamo di
tutelare dai rischi nostro figlio, primo tra tutti da quello di vedere il suo
nome infangato. La sua vita sarebbe rovinata (lavoro, fidanzata ...).
.....
Non conosco l'autore di quel messaggio, né i dettagli dell'indagine. Ma
ho motivo di pensare che sia davvero una "famiglia perbene" e che dica la
verità - con una pacata chiarezza che merita rispetto, se non ammirazione,
viste le circostanze in cui si trova. Credo che il figlio sia innocente - ma
non posso avere la certezza assoluta che qualcuno dei tanti "intrappolati"
dagli "adescatori di stato" non abbia avuto qualche "curiosità malata".
Il fatto è che, nella peggiore delle ipotesi, quella persona (si tratta spesso
di adolescenti) potrebbe aver bisogno di assistenza psicologica. Non di un'insensata
persecuzione che può trascinare nell'ignominia e nella disperazione un'intera
famiglia.
Ci sono moltissimi casi come questo. Pochi denunciati pubblicamente, perché
le vittime hanno paura. Molti
sofferti nel silenzio e nell'umiliazione. Indagini e procedimenti giudiziari
condotti troppo spesso con grossolana
insipienza si sono risolti quasi sempre con assoluzioni - in istruttoria o
dopo inconcludenti processi. Nei rari casi in cui qualcuno è stato trovato "colpevole"
il suo peccato (non giustificabile) era intenzionalmente collezionare materiale
che sarebbe eufemistico chiamare "osceno". Nessuna di queste indagini ha mai
portato all'incriminazione dei peggiori criminali: quelli che fanno violenza a
bambini o adolescenti - per loro privata maniacalità o per fare commercio di
turpi immagini.
Sono imprese non solo fallimentari, ma ferocemente dannose. Come quelle
(tante) crociate che non sono mai arrivate in Terrasanta, ma lungo il percorso
hanno massacrato migliaia di innocenti - e forse, qua e là, qualche brigante.
Anche chi è stato assolto ha subito incredibili vessazioni. C'è chi ha
perso il lavoro, la fidanzata, la famiglia, gli amici. O è stato esposto al "pubblico
ludibrio" prima ancora che qualcuno avesse accertato se era colpevole - e di
che cosa. L'elenco delle vittime, di cui è praticamente impossibile avere una
lista completa, è impressionante.
Per quanto assurdo possa sembrare, è vero che esiste la "pornopedofilia di
stato". Cioè ci sono funzionari pubblici addetti a organizzare siti online
dedicati a questi argomenti, per "adescare" chi si lascia incuriosire dalle
loro ambigue proposte. Questo vergognoso comportamento potrebbe, forse, essere
giustificato se servisse a catturare e incriminare i violentatori. Ma i fatti
dimostrano che ha totalmente fallito lo scopo. Eppure si continuano a dedicare
risorse pubbliche a questa perversa attività - oltre a dare sostegno a
deviate e devianti iniziative private che non meritano aiuto né approvazione.
Non è uno scherzo, né un'esagerazione, pensare che i promotori di queste
iniziative siano malati di mente. Animati da perversa ambizione, alla ricerca di
"lustro" e delle luci della ribalta. E non occorre un grande psicologo per
sapere che chi scatena furibonde repressioni contro i "peccatori" è spesso
incline al "peccato" su cui si fa censore e carnefice.
Fra le vittime ci sono i funzionari di polizia addetti, loro malgrado, a
queste faccende. Costretti a rimestare dalla mattina alla sera in materiali
disgustosi. Costretti a dedicare le loro energie a queste squallide attività
mentre capiscono che sarebbe molto meglio andare, in modo diverso, alla ricerca
dei veri criminali. Contagiati dalla materia di cui sono obbligati a occuparsi
fino a esserne turbati e sconvolti. Molti di loro avrebbero bisogno di
assistenza psicologica - ma ovviamente non osano neppure chiederla.
Quando parlo di "strage degli innocenti" non intendo dire che tutte le
persone incriminate siano del tutto incolpevoli. Molte lo sono - ma qualcuno
ha fatto davvero qualcosa di riprovevole. Rimane il fatto che per colpire (in
modo improprio e insensatamente truculento) quei pochi sciagurati, comunque "marginali"
rispetto alle sorgenti del male, si travolgono con demenziale violenza persone e
famiglie che non hanno colpa alcuna. Intendo anche dire che bambini e
adolescenti sono quotidianamente vittima di ogni sorta di violenze, di cui
nessuno si occupa con un impegno adeguato e intelligente, grazie al mostruoso
"depistaggio" prodotto da chi ha deciso di concentrare energie e risorse
nella direzione sbagliata. (Vedi Dalla
parte dell'Inquisitore).
Come è evidente, non si tratta solo di violenze sessuali. Se quelle
perversità suscitano un ovvio disgusto, non è il caso di dimenticare altre
turpi vicende come il commercio di organi, i bambini o adolescenti arruolati in
attività criminali o coinvolti in guerre e faide, i bambini storpiati per
mandarli a mendicare, le neonate uccise (solo in Cina?) da chi preferisce avere
figli maschi, le giovani spose bruciate vive (solo in India?) da suocere avide e
prepotenti, le bambine mutilate per qualche perversa tradizione, i bambini
ammazzati o azzoppati dalle mine, quelli privati di qualsiasi educazione oppure
allevati nel fanatismo e nell'odio, quelli lasciati morire di fame,
malnutrizione o malattia, gli infiniti sfruttamenti del lavoro minorile, le
varie forme di schiavismo e schiavitù... l'elenco è orribilmente lungo e
nessuno di questi problemi viene minimamente scalfito da ignobili buffonate come
la pornografia di stato o le "cacce all'untore" nell'internet.
In questo caso non vale il concetto che errare humanum, perché non è
giustificabile il comportamento di chi ha male impostato il problema fin dall'inizio
(cioè ancora prima che si scatenassero le "crociate" del 1998). Perché
sull'onestà e sulla limpidezza delle loro intenzioni, ora come allora, è
legittimo avere molti dubbi. Ma in ogni caso - anni più tardi, e alla luce
dei risultati - perseverare è evidentemente diabolico.
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