L'Europa e i codici deontologici
di Natasha
Montanari - 06.07.98
Il 30 giugno l'ECE (Electronic Commerce Europe)
ha organizzato una conferenza per discutere le problematiche riguardanti i
codici di condotta nel mondo virtuale.
L'ECE è un' associazione internazionale senza scopo di lucro fondata nel
marzo del 1997 con lo scopo di promuovere, coordinare e assistere lo sviluppo
del commercio elettronico in Europa. Gli strumenti utilizzati sono: attività di
ricerca, promozione di contatti tra i membri, organizzazione di corsi di
aggiornamento e conferenze, al fine di costruire una politica appropriata per l'introduzione
del commercio elettronico.
Al "EC Codes of Conduct Info Day" sono stati invitati a partecipare
rappresentanti della Commissione Europa, della Camera di Commercio
Internazionale, degli organismi di standardizzazione e delle associazioni degli
operatori del settore. Ognuno ha cercato di dare il proprio contributo affinché
l'ECE possa intervenire attivamente con delle soluzioni concrete.
In particolare si è discusso del ruolo che dovrebbero avere i vari stati membri
nella costruzione di un ambiente favorevole per il commercio elettronico.
L'EuroISPA, organismo che rappresenta le varie
associazioni europee degli ISP, è favorevole ai codici di
auto-regolamentazione, anche se riconosce che essi si devono sviluppare nell'ambito
di quadri normativi generali.Il legislatore dovrà continuare a regolare quei
settori dove l'intervento legislativo e le sanzioni sono inevitabili, senza
però creare e applicare standard normativi comuni europei in quanto, a causa
delle differenti tradizioni e culture giuridiche, è difficile giungere a una
soluzione unica persino per problematiche come la pedofilia e la pornografia via
Internet.
Nei Paesi Bassi è stato redatto un codice di condotta per le transazioni in
rete. Il modello si applica sia al commercio business to business
sia a quello business to consumer. La particolarità consiste nel fatto
che il contenuto di questo codice è stato concordato con gli utenti e gli
operatori del settore.
Il problema più delicato sembra quello dell'individuazione
della legge nazionale da applicare.
La FEDMA (Federation of European Direct Marketing) è dell'idea che la legge
da applicare nell'ipotesi di controversie sorte nell'ambito del commercio
elettronico sia quella del paese d'origine di colui che pubblicizza il
prodotto via Internet. A questa posizione alcuni hanno obiettato che per
determinati settori le legislazioni nazionali sono tra loro molto distanti e
quindi ci sarebbe bisogno di prevedere delle eccezioni, mentre altri sostengono
che la legge da applicare dovrebbe essere quella del consumatore, al fine di
meglio tutelare i suoi diritti. La FEDMA si auspica che qualsiasi tentativo di
regolamentare il settore sia comunque tecnologicamente e "media"
indipendente, escludendo anche una normazione caso per caso, che risulterebbe
troppo specifica.
Il rappresentante della ICC (International
Chamber of Commerce) ha sottolineato l'impegno di questo organismo a livello
internazionale per giungere alla redazione di un codice di condotta. L'arbitrato
e la procedura stragiudiziale sono gli strumenti che si conformano meglio alle
transazioni in rete, perché sono procedure molto veloci che tengono conto del
caso concreto e si distaccano dalle varie legislazioni nazionali. Attualmente si
stanno sperimentando procedure arbitrali nel mondo virtuale: le parti non hanno
bisogno di prendere l'aereo, possono rimanere comodamente seduti sulla propria
poltrona o al bordo di una piscina. L'arbitrato infatti si svolge on-line ed
eventuali pagamenti sono regolati tramite transazioni bancarie.
Le norme applicabili saranno quelle dello stato scelto dalle parti, in mancanza
l'arbitro si rifarà ai principi generali del diritto ed alla lex
Mercatoria (usi generali). L'importante è che le parti siano assicurate
che la decisione arbitrale venga applicata, altrimenti ci sarebbe una perdita di
fiducia in questo meccanismo.
"Fiducia" sembra la parola chiave di
tutta la conferenza: quella del consumatore nel commercio elettronico. E questa
fiducia deve essere costruita prevedendo le responsabilità degli operatori, i
meccanismi che identificano l'altra parte e quelli volti a certificare ed a
garantire le qualità di colui che si nasconde dietro lo schermo di un computer.
Su questo punto l'accordo tra i partecipanti è stato totale.
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Consulente legale, diritto della Comunità europea, Geater & Co - Bruxelles
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