Internet: i diritti telematici
Relazione del senatore Stefano
Semenzato al convegno
del 1. marzo 1999
(vedi anche il sito del gruppo
parlamentare dei Verdi al
Senato)
I Verdi hanno un particolare interesse allo
sviluppo di Internet e più in generale della comunicazione telematica.
Riteniamo infatti che Internet possa contribuire, in modo rilevante, alla
affermazione di alcune grandi tematiche ambientaliste.
L'esempio più chiaro si può fare con un
riferimento a Negroponte, alla sua distinzione tra movimento di atomi e di bit,
cioè con la possibilità di immaginare una società in cui le persone tendono a
muoversi di meno, ad usare meno la macchina, a poter lavorare a distanza e
quindi a diminuire la mobilità fisica con quello che ne consegue in termini di
diminuzione del traffico, dell'inquinamento, della pressione demografica sui
grandi centri abitati . Senza dimenticare i vantaggi di qualità della vita che
può comportare in particolare il telelavoro. Nella regione in cui sono stato
eletto, l'Umbria, spesso vedo case e casali in cui scrittori e musicisti
normalmente lavorano con poche e saltuarie puntate verso le grandi città e
sogno che la telematica potrebbe rendere possibile un tale comportamento anche
per tante donne tanti uomini che al contrario hanno dovuto abbandonare l'Umbria
per trasferirsi nei quartieri dormitorio delle periferie delle grandi città.
Ma certo queste potenzialità non si realizzano
automaticamente e la possibilità di avere un utilizzo ambientale delle
tecnologie informatiche passa per profondi cambiamenti culturali e per scontri
di interessi materiali. Per questo penso la politica ecologista debba
interessarsi di internet.
Il secondo grande interesse verde su internet
riguarda il suo impatto sulla politica ed in particolare su quello che considero
lo snodo di un nuovo rapporto tra Stato e cittadini che riguarda il
funzionamento della pubblica amministrazione.
Il fatto che i siti di Camera e Senato, ma anche
quelli dei ministeri siano decisamente presi d'assalto da cittadini desiderosi
di conoscere e capire contenuti e funzionamento delle istituzioni testimoniano
una forte richiesta di conoscenza. Il vero punto di svolta è rappresentato
dalla volontà e capacità dello stato di mettere a disposizione attraverso
internet servizi e documentazione della pubblica amministrazione. Anche qui vi
è un contenuto di scontro politico perché vuol dire sottrarre discrezionalità
e aumentare controllo su un ceto burocratico che si è consolidato in una
cultura tutt'altro che improntata al servizio e al rispetto del cittadino.
Stiamo cioè ragionando attorno alla cosiddetta
firma digitale, cioè alla possibilità concreta di attuare e rendere legalmente
valide un numero crescente di attività via internet. Ricordo ad esempio che uno
dei punti centrali dell'ultima campagna elettorale è consistito nella protesta
di commercianti, artigiani, piccoli imprenditori rispetto al sistema fiscale e
burocratico italiano che imponeva un numero esorbitante di adempimenti,
sull'ordine delle centinaia con il risultato che una quota crescente di lavoro
era improduttivo e speso semplicemente per interfacciarsi con la burocrazia
statale. Secondo l'AIPA, l'Autorità per l'Informatica nella Pubblica
Amministrazione nel giro di pochi anni l'amministrazione pubblica potrebbe
risparmiare circa 1500 miliardi l'anno trasferendo registrazione e conservazione
della documentazione dalla carta al supporto informatico e per i cittadini ci
potrebbe essere un risparmio di dieci-quindicimila miliardi calcolati sulle ore
lavorative che ora vengono perse davanti agli sportelli della pubblica
amministrazione.
Ma non c'è dubbio che anche in questo caso non
vi è alcun automatismo. Senza una diffusione della alfabetizzazione informatica
potremmo trovarci di fronte ad un funzionamento a senso unico della pubblica
amministrazione, dal centro alla periferia perdendo così gli aspetti di
trasparenza e con il rischio di aumentare quelli di controllo centrale sui
cittadini.
Certo, se si vuole arrivare ad un uso di massa
del sistema internet serve anche una maggiore standardizzazione e codificazione
delle modalità di accesso. Come chi usa una lavatrice opera attraverso semplici
comandi e senza conoscere i processi meccanici ed elettronici che la fanno
funzionare, così bisognerà tendere a software con alti gradi di semplicità
d'uso.
Dunque i due grandi obiettivi descritti non sono
automatici, per realizzarli è necessaria una iniziativa politica e culturale
che cercherò di riassumere in cinque punti su ciascuno dei quali il gruppo
verde del senato ha fatto, sta facendo o intende fare iniziative parlamentari.
1)Lo sviluppo di internet: diffusione dei
computer e libertà di accesso.
Un primo nodo da affrontare per lo sviluppo di
internet è quello della diffusione dei computer e del loro collegamento in rete
Sul fronte degli incentivi all'acquisto dei computer è fuori di dubbio
l'utilità di un aiuto statale al settore. Lo stato spende ogni anno molte
centinaia di miliardi a sostegno di vari comparti industriali, spesso per
sostenere settori obsoleti senza prospettive di sviluppo; in questo caso invece
gli investimenti possono far decollare un settore con grossi effetti di indotto
sia industriale che nei servizi software. Non si può dimenticare che nei paesi
industrializzati questo è uno dei settori con maggiori dinamiche occupazionali
e che rappresenta un vero e proprio aspetto di rivoluzione industriale.
Personalmente avevo proposto nell'ambito della finanziaria la costituzione di un
fondo specifico di 40 miliardi per incentivare la vendita di computer dotati di
modem per connessione telematica. La proposta prevedeva che si potesse dare all'acquirente
un contributo fino a 300 mila lire. Di altre 300 doveva essere lo sconto del
venditore. Con simile meccanismo è possibile incentivare la vendita di circa
150 mila nuovi computer dotati, come dicevo, di modem per il collegamento ad
Internet.
E' nostra intenzione riformulare la proposta,
attraverso un apposito disegno di legge, affinchè entro la prossima finanziaria
si mettano a punto politiche industriali che si muovano nella citata direzione.
Ma il nodo certo decisivo dell'accesso riguarda
le tariffe di connessione quindi in particolare il nodo della Tut.
Si tratta di un problema complicato, ma voglio
preliminarmente dire che non sono affatto convinto della tesi di chi dice che
non si può abolire la tut perché altrimenti si andrebbe ad un intasamento
delle linee e della banda. Se così fosse vorrebbe dire che c'è una domanda
esuberante che non riesce ad esprimersi per una sorta di compressione economica.
Levato il tappo della Tut ci sarebbe l'esplosione di internet. E' una tesi per
ragioni opposte sostenuta anche da molti sostenitori del No tut.
Credo che non sia così. L'attuale meccanismo
della tut va abolito perché è certamente un punto di freno per alcune utenze,
soprattutto giovanili e per alcuni servizi. Ci sono usi per cui il collegamento
sarebbe necessario per varie ore (si pensi al normale collegamento con le
agenzie di stampa o con i listini di borsa), ma questi usi, anche se hanno un
basso uso di banda sono oggi proibitivi. Non c'è dubbio che un uso molteplice
di internet comporti una modalità di tariffa diversa dalla tut e si debba
andare verso un costo unico per il collegamento a internet.
Per intervenire efficacemente su questo terreno
bisogna però riuscire a distinguere che cosa si paga da come si paga.
E' questo l'interrogativo che pone oggi la proposta Tiscali, secondo cui si paga
la funzione di provider di Internet attraverso il pagamento della bolletta
telefonica. Una proposta che ci dice molto sui margini di profitto della
Telecom, ma anche sulla rigidità dello schema utente-telecom-provider. Qualche
giorno fa una agenzia segnalava che negli Usa una società ha totalmente
invertito i termini del problema e cioè a chi sottoscrive tre anni di
abbonamento a internet viene dato gratuitamente il computer. Il prevalere del
software sull'hardware irrompe così sul mercato.
Il problema è di come arrivare ad una nuova
tariffazione attraverso meccanismi che garantiscano varie modalità di offerta e
varie modalità di uso della rete, il modo per pagare hardware, software e
servizi internet si sta diversificando ed è necessario mettere l'utente in
grado di scegliere la combinazione per lui più conveniente.
In questa direzione credo che il primo punto sia
la richiesta all'Autorità per le TLC che si arrivi rapidamente ad una decisione
su come attuare l'indicazione della finanziaria che come ricordo prevede
"degli schemi tariffari che favoriscano, per l'utenza residenziale, un
uso prolungato della rete".
2)L'alfabetizzazione informatica
Non c'è dubbio che il migliore e principale
processo di alfabetizzazione a internet è oggi legato alla sua diffusione tra i
giovani. Da questo punto di vista credo che ogni uso anche solo ludico o di chat
è un veicolo essenziale di alfabetizzazione.
Lo sottolineo, a scanso di equivoci, per poter
con più forza contestare una tendenza a considerare internet come un gioco.
Lo vedo tra i miei colleghi senatori. I personal
computer forniti gratuitamente dal Senato con una grande quantità di servizi,
dalle agenzie di stampa alle banche dati e che sono perciò degli ottimi
strumenti di lavoro sono stati molto spesso ceduti ai figli dei senatori
esattamente secondo la logica che il computer e internet sono dei giocattoli.
Credo che il Senato spenda ogni anno centinaia di
milioni per inviare a casa dei senatori telegrammi di convocazione delle
commissioni (che arrivano regolarmente in ritardo), mentre nessuna struttura del
Senato (e credo lo stesso avvenga alla Camera) fa le convocazioni per posta
elettronica, attraverso delle semplici e-mail.
L'alfabetizzazione informatica è dunque un
problema complesso che parte innanzitutto dal vincere pigrizie e resistenze
amministrative.
Ma credo che in questo settore vi debba essere
anche un impegno specifico dello Stato. A questo proposito intendiamo avanzare
due iniziative di rilievo legislativo.
La prima riguarda la proposta di inserire nei
nuovi cicli di studi legati alla riforma della pubblica istruzione un obbligo di
apprendere l'alfabeto di internet, cioè dei corsi specifici di apprendimento
informatico come parte obbligatoria e fondante del programma scolastico. In
questa direzione è utile individuare anche un nuovo tipo di insegnante, con una
specifica qualificazione valorizzando un numero crescente di giovani che su
questo terreno esprimono nuove professionalità e culture.
Una seconda proposta è stata messa a punto dal
senatore Ripamonti e riguarda la formazione in particolare degli adulti. Per
raggiungere questo obiettivo si prospetta l'uso delle scuole in orari
extrascolastici, il censimento e la costituzione di laboratori informatici e
telematici, la possibilità per lavoratori e lavoratrici di parteciparvi
attraverso la procedura di utilizzo delle 150 ore previste dal patto sociale in
materia di formazione e riduzione di orario.
3)I servizi di pubblica utilità
Ma il nodo di fondo che riguarda internet, il suo
futuro, la necessità di un interesse del legislatore nei suoi confronti sta
nella risposta alla domanda: "a cosa serve internet?".
Credo che la risposta stia nel fatto che internet
può svolgere grandi ruoli di servizio pubblico. In particolare credo che
internet acquisti il ruolo di servizio pubblico se si innesca in una maggior
efficienza della pubblica amministrazione in tema di servizi al cittadino.
La possibilità di accesso remoto a banche dati
pubbliche e private e di effettuare tale accesso nel momento scelto dall'interessato
non è soltanto un fatto tecnico: rappresenta una forma di ridistribuzione del
potere che indebolisce la funzione di filtro e di intermediazione tipica delle
burocrazie.
Questa possibilità di accesso deve consentire la
gestione diretta di alcuni servizi da parte degli interessati: da quelli delle
certificazioni al rapporto con le strutture della sanità pubblica, alle
pratiche con gli istituti previdenziali. Le reti civiche avranno un futuro se
sapranno rispondere a questa esigenza. E io credo anche se sapranno andare oltre
il limite del computer di casa. Oggi funzione bene il terminale elettronico per
giocare al lotto; funziona male, ma migliorerà, lo stesso terminale per pagare
i bolli dell'auto. Perché a quel terminale dal tabaccaio non posso fare anche
un certificato? E perché non posso fare il bollo da casa mia?
Ma evidentemente il problema non è solo quello
delle strutture statali.
Le banche ormai ti costringono a fare una serie
di operazioni da uno sportello telematico che però sta dentro la banca stessa.
Perché non le posso fare da casa? Perché devo andare in una agenzia dove c'è
un computer e un collegamento telematico esattamente uguale a quello che ho a
casa per prenotare un posto sul treno o sull'aereo. Perché devo andare ore
prima al botteghino del cinema, del teatro o del museo per farmi rilasciare uno
scontrino elettronico dalla stessa stampante che ho a casa mia?
Ecco quando sarà possibile risolvere questi
piccoli e quotidiani problemi comincerà ad essere chiaro l'uso di internet e ci
sarà un guadagno netto per la nostra qualità della vita.
Siamo ancora lontani da questi obiettivi, ma
credo che il legislatore potrebbe dare un grosso contributo levando innanzitutto
le normative che ostacolano questo percorso. Può fare di più, può porre
alcuni obblighi di servizio telematico diffuso, ad esempio quando si approvano i
contributi per le ferrovie, per l'Alitalia o per le poste.
Le fondazioni bancarie che sono tenute ad
investimenti a favore della collettività potrebbero varare progetti in questa
direzione.
L'altro grande settore di servizio di internet è
evidentemente la dimensione del telelavoro. E questo sarà oggetto
dell'intervento del senatore Ripamonti.
4) Libertà per Internet
Non intendo qui affrontare i tanti problemi della
libertà della rete e della libertà in rete, anche perché su questo tema
vorremmo organizzare uno specifico confronto in un apposito convegno.
Credo sia urgente una discussione collettiva sul
nodo di "chi controlla la rete". L'ingresso massiccio di interessi
industriali e commerciali, l'esplodere della pubblicità, il controllo sui
motori di ricerca pongono ormai grandi interrogativi sul tipo di sviluppo della
rete e conseguentemente anche problemi di democrazia.
Vorrei però sottolineare come stia assumendo
forza una posizione tecnofoba, una tendenza culturale che tende ad opporsi ad
internet perché ne ha paura e che tende perciò a connotarla come luogo dannato
e insito di pericoli. Faccio parte di una cultura - quella verde - che ha un
approccio molto critico alla tecnologia, che attraverso la vicenda del nucleare
e oggi delle biotecnologie è arrivata a negare che l'applicazione tecnologica
corrisponda automaticamente all'interesse umano.
Ma qui non siamo nel campo della coscienza
critica, ma bensì in quello delle paure ataviche. E la cosa più preoccupante
è che abbiamo visto come questo atteggiamento si riverberi dai titoli dei
giornali ai testi legislativi. Non riprendo qui il noto caso del connubio
internet-pedofilia e di come si è riflesso nel relativo testo di legge. Per
questo rimando alla proposta di legge in materia che ho recentemente presentato.
Sottolineo invece come da qualche settimana titoli di giornale indicano internet
come luogo privilegiato per il riciclaggio di soldi sporchi. Si sta ovviamente
parlando delle reti telematiche che ormai da anni collegano le borse di tutto il
mondo, ma i giornali nostrani che mai titolerebbero "la borsa ricicla
denaro sporco" per paura di danneggiare i mercati azionari, sono pronti a
criminalizzare internet.
Questa pressione censoria come è noto tende poi
a scaricarsi sugli operatori del settore, sui provider. Non è un fenomeno solo
italiano. La scorsa settimana sono spariti 47.634 siti web francesi perché una
sentenza ha condannato il gestore ospitante anziché i responsabili della
violazione.
Su questo terreno delle libertà intendiamo
proporre una mozione parlamentare contenente principi ed indirizzi per
l'attività del governo e per quella del legislatore. Ci sembra cioè utile che
ci sia un punto di riferimento parlamentare, una sorta di dichiarazione di
diritti (e anche di doveri) cui poter fare riferimento.
5) Una lobby per Internet
Concludo questo intervento con una semplice
proposta. Oggi vi sono molte forze, associative, sociali, produttive, di
operatori del settore che hanno - partendo da interessi e punti di vista diversi
- una convergenza nello sviluppo di internet.
Io credo che queste componenti, che peraltro
abbiamo cercato di rappresentare in questo convegno, dovrebbero trovare il modo
di fare lobby, di fare assieme una forte pressione sulla società e sulle
istituzioni per affrontare e risolvere i molti ostacoli che si frappongono alla
crescita della rete; per recuperare il ritardo che il nostro paese ha nei
confronti del resto dell'Europa.
Restare fuori da questi processi oggi rappresenta
un danno non solo per il futuro industriale e occupazionale, ma anche e
soprattutto per la democrazia e la qualità della vita.
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