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 Telecomunicazioni

DDL 7208: Assoprovider scrive al Presidente del Consiglio
12.07.01

Roma, 05 Luglio 2001.
Spettabile
Governo della Repubblica Italiana
Presidente del Consiglio dei Ministri
On.le Dr. Silvio Berlusconi

ROMA

E p. c. Al Presidente della Repubblica
Carlo Azeglio Ciampi

Al Presidente del Senato
Sen. Marcello Pera

Al Presidente della Camera dei Deputati
On. Pier Ferdinando Casini

Al Vice Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Gianfranco Fini

Al Ministro delle Comunicazioni
On. Maurizio Gasparri

Al Ministro per l'Innovazione Tecnologica
Ing. Lucio Stanca

Ai Gruppi Parlamentari.

Ai Senatori e Deputati.

Egregio Signor Presidente del Consiglio,

Abbiamo seguito con attenzione la prima riunione operativa del Suo Governo, foriero, secondo Le Sue parole, di grandi cambiamenti. Certamente i segnali del provvedimento dei "100 giorni", sono forti ed importanti per alcuni settori, e parziali per altri.

Ci permettiamo di citarLe l'ultima ns. che da non più di qualche giorno sappiamo sulla scrivania del Ministro Gasparri, e che comunque Le alleghiamo in copia, assieme ad un'altra ns. inviataLe, ad urne ancora calde, seconda metà di Maggio: "Le scriviamo per conto di Assoprovider, l'associazione nazionale degli Internet Service Provider che annovera 200 aziende iscritte fra le circa 800 in attività in Italia. Si tratta di aziende che forniscono sia connessioni che servizi WEB agli italiani; queste aziende hanno subito a partire dal 1999 un attacco sleale da parte di Telecom Italia, attacco favorito da una legislazione compiacente verso il forte (Telecom Italia appunto), supportata dal centrosinistra, e sfavorevole ai piccoli (le nostre aziende). Tutto questo per il fascino che i grossi gruppi hanno sempre avuto sul centrosinistra italiano, fascino che rischia di cancellare complessivamente la piccola e media impresa dal panorama politico italiano, creando dappertutto monopoli o oligopoli. Questa situazione nel mercato Internet in particolare ha rischiato e rischia di mettere la parola fine al processo di liberalizzazione; rimarrà ancora e solo Telecom Italia a dare servizi di telecomunicazioni al paese."

Quello che chiedevamo e chiediamo, in primis, la Decretazione d'urgenza del DDL 7208, approvato all'unanimità alla Camera nella scorsa legislatura, e affossato dal Governo (Sen. Lauria) e dai Senatori DS della IX Commissione del Senato (DDL 4933).

Omettiamo le proposte successive, della ns. prima missiva, in quanto riteniamo, ed è evidente che sia un illusione, che tante piccole aziende (800, Le ricordo, con un indotto di circa 15.000 addetti tra dipendenti e collaboratori esterni), ben distribuite sul territorio e dotate al proprio interno di tecnologie all'avanguardia, potrebbero essere utili a far superare il gap tecnologico del Paese, guarda caso in quel settore in cui il Paese è carente. Non parliamo poi di sussidiarietà! Meglio qualche grossa azienda (Telecom e qualcun'altro, magari nel settore della produzione del software e dell'hardware? Pochi intimi però!).

Forse Le potrà sembrare il ns. un giudizio affrettato, ma ciò constata semplicemente che il rischio di chiusura della quasi totalità delle ns. Aziende, non suscita urgenze da parte del Suo Governo.

A questo punto Le facciamo una proposta provocatoria: la rottamazione degli ISP ad una cifra forfetaria, modulabile a seconda dei clienti rimasti all'ISP stesso, tale da consentire ai medesimi di cambiare mestiere (....che so, ci compreremo un camion e faremo i padroncini!).

Eh, si perché la ns. categoria esiste dal '96, ancor prima che qualsiasi "balon d'essai de nuveau economie" che adesso scoppia in borsa per carenza di capitali, fosse anche solo pensato.

I governi precedenti hanno consentito ai grossi operatori telefonici (Telecom in testa) di defraudarci prima della possibilità di sviluppo in parità di mercato, poi dei clienti ed infine anche, a seguito di accordi stragiudiziali non rispettati, dei quattro soldi (...vicini all'elemosina!) che eravamo riusciti ad ottenere. Poco è importato delle direttive europee che andavano nella direzione di un effettiva liberalizzazione del mercato: si è consentito che fossero adattate al panorama italiano. A tal proposito mi corre uopo ricordare che in Italia, ad una Telecom è consentito di essere proprietaria della rete di telecomunicazioni, a cui dovrebbero accedere tutti gli operatori autorizzati e licenziati, Isp inclusi, in maniera paritaria, e nel contempo di vendere anche all'utente finale, in condizione di manifesta posizione predominante.

Una notizia: dopo circa tre anni di "tira-e-molla" finalmente l'Authority delle Comunicazioni è riuscita ad ottenere da Telecom, i bilanci separati, all'interno della stessa azienda (Telecom) tra rete (intesa come impianti, centrali e cablaggi in tutta Italia) e resto del business, il che è assolutamente ridicolo!

Lei pensi che nel settore delle telecomunicazioni, tra Telecom ed il primo competitor, Wind, c'è una proporzione di uno a venti, con l'impossibilità di poter avere realmente competitività tra il primo ed il secondo. Non parliamo di altre compagnie telefoniche. Non classificati naturalmente gli ISP, in questa lotta!

Lei ed il Suo Governo ereditate questa situazione, ed avete il dovere morale di sanare e porre rimedio a questo status-quo!

In conclusione ci scusiamo, della durezza, dell'ironia, al limite del sarcasmo provocatorio in certe parti, ma, veramente, ci resta poco altro. Non ci faccia credere, come gira voce tra associazioni di categoria di piccole e medie imprese, che questo Governo sia appiattito sulle posizioni delle grandi imprese: La preghiamo di smentirci, al più presto!

Con Ossequio.

Il Presidente Matteo Fici

Il Vice Presidente G.Battista Frontera