Intervista al presidente dell'Associazione
Italiana Internet Providers
Barbuti: "Adesso si può voltare
pagina"
22.07.98
InterLex. Dottor Barbuti, al
di là della legittima soddisfazione per il risultato raggiunto, che cosa
significa per i provider italiani l'apertura del procedimento contro Telecom
Italia da parte dell'Autorità antitrust?
Barbuti. Credo che sia
necessario chiarire, prima di tutto, i punti che abbiamo segnalato e che
l'Autorità ha ritenuto non infondati, aprendo di conseguenza l'istruttoria:
primo, la pratica dei cosiddetti "prezzi predatori", cioè di prezzi
esageratamente bassi sia per l'offerta residenziale (cioè TIN), sia per
l'offerta affari (cioè Interbusiness); secondo, le pratiche discriminatorie
nell'offerta dei circuiti diretti, che sono quelli che servono ai provider per
connettersi alla rete; terzo, la pratica dei cosiddetti sussidi incrociati, che
consiste nel finanziare con altre attività le perdite che derivano dalla
pratica dei prezzi predatori; quarto, lo sfruttamento illegittimo dei vantaggi
che derivano dalla posizione dominante nella telefonia fissa e nelle
infrastrutture pubbliche commutate, per acquisire vantaggi nei confronti della
concorrenza. Non è poco, anzi, è un insieme di pratiche, vietate dalla legge
italiana e dalla normativa europea, che secondo noi alterano il funzionamento
del mercato e quindi ostacolano il corretto sviluppo della telematica nel nostro
paese.
InterLex. Dal punto di vista
degli utenti, probabilmente l'argomento più importante è quello dei prezzi
predatori. Di fatto, con le offerte per gli studenti, tanto per fare un esempio,
Telecom contribuisce a una più rapida diffusione di Internet.
Barbuti. E' vero fino a un certo
punto, o forse non è vero affatto. Perché il corretto sviluppo del mercato non
consiste solo nell'aumento nel numero degli abbonati, ma anche e soprattutto
nella qualità del servizio. E' la qualità del servizio che porta nuovi
abbonati ed è la crescita del mercato che può consentire a tutti gli operatori
- non solo all'unico che può permettersi di lavorare in perdita - di offrire
condizioni di particolare favore a determinate categorie di utenti.
InterLex. La qualità del
servizio è un altro punto dolente, sono molti gli abbonati che si lamentano
della lentezza dei collegamenti, di frequenti interruzioni del servizio o della
difficoltà di trovare le linee libere nelle ore di punta.
Barbuti. I rallentamenti possono
derivare sia da insufficienze del provider, sia dalla inadeguata larghezza di
banda del collegamento del provider stesso alla rete, sia da strozzature nelle
rete stessa. Nel primo e nel secondo caso c'è un problema di costi: fino a
quando i conti dei provider saranno in sostanziale passivo, per l'impossibilità
di praticare prezzi remunerativi, a causa della concorrenza di Telecom, da una
parte, e per le tariffe esorbitanti chieste dalla stessa Telecom per i circuiti
diretti dall'altra, non si potranno fare gli investimenti necessari per
assicurare un servizio migliore. Nel terzo caso, le insufficienze della rete,
lì il responsabile diretto è la stessa Telecom, che non assegna al MIX (il
punto di interconnessione con gli altri provider) una banda adeguata al proprio
traffico, isolando di fato la propria rete rispetto a quelle degli altri
provider, pur disponendo di risorse molto ampie, che permetterebbero
un'interconnessione assai più efficace. Quindi si deve stare molto attenti,
prima di dare la colpa ai provider, nei casi in cui il servizio non è del tutto
soddisfacente.
InterLex. Una delle vostre
richieste all'Antitrust è che Telecom sia obbligata a praticare prezzi
orientati ai costi. Secondo i calcoli che voi stessi avete fatto sul bilancio di
Telecom, questo significherebbe prezzi altissimi, ben superiori a quelli che
oggi praticano gli altri provider. I quali, a questo punto, potrebbero ritoccare
sensibilmente verso l'alto i loro listini.
Barbuti. Il costo dell'accesso a
Internet per un abbonato residenziale o di affari è composto da due voci:
l'abbonamento al provider e la connettività, cioè il tempo di occupazione
della linea telefonica o il noleggio di un circuito diretto. Quest'ultimo,
soprattutto, è spaventosamente caro e penalizza soprattutto le piccole aziende.
Anche per l'utente cosiddetto "dial up", cioè quello che si collega
attraverso la normale linea telefonica, la situazione non è rosea, in
particolar modo se è costretto a chiamare in teleselezione. E in questo senso
servono a poco gli sconti che, come AIIP, siamo faticosamente riusciti a
strappare l'anno scorso.
InterLex. I prezzi della
connettività sono comunque destinati a scendere con l'avvio della concorrenza
nell'offerta di servizi di rete, mentre quelli degli abbonamenti potrebbero
salire. Qual è oggi un livello medio accettabile per un abbonamento "dial
up" senza limiti di tempo?
Barbuti. In teoria, con una
corretta struttura dei costi dovremmo arrivare a quello che è il prezzo medio
negli Stati Uniti, cioè meno di 20 dollari al mese, in soldoni 400.000 lire
l'anno. Ma se vediamo il problema da questo punto di vista andiamo fuori strada.
La questione essenziale, come ha riconosciuto l'Autorità garante della
concorrenza e del mercato, è nello squilibrio dell'offerta, evidenziato dal
bilancio della divisione TIN, che vende abbonamenti a prezzi stracciati, ma
perde l'ottocento per cento - dico l'ottocento per cento - del fatturato,
finanziando il deficit con i soldi che incassa per gli scatti telefonici, anche
quelli generati dai suoi concorrenti. E anche con i soldi che incassa vendendo i
circuiti diretti ai suoi concorrenti, a prezzi da capogiro. In realtà il
discorso sui ricavi dei provider, cioè sui prezzi degli abbonamenti, può
essere impostato correttamente solo in presenza di un mercato sano, in cui tutti
i "competitors" abbiano le stesse opportunità commerciali, costi
proporzionati ai servizi e siano in grado di offrire un servizio di qualità
soddisfacente. Allora, e solo allora, si potrà fare un discorso serio sui
prezzi degli abbonamenti e forse si vedrà che il costo medio per l'utente non
sarà più alto di quello di oggi, a fronte di un servizio migliore.
InterLex. In conclusione,
che cosa si aspetta l'associazione dei provider dall'istruttoria avviata
dall'Antitrust?
Barbuti. Ci aspettiamo,
speriamo, che ci sia un radicale cambiamento nel mercato degli accessi a
Internet per i clienti italiani. Fino a oggi il mercato si è sviluppato in
ritardo rispetti agli altri paesi industrializzati, e male, anche in conseguenza
del monopolio prima legale e poi di fatto di Telecom Italia, oltre che per una
serie di ragioni politiche e culturali che qui non è il caso di analizzare. Con
Telecom Italia chiamata alla resa dei conti si pongono finalmente le prime
condizioni per voltare pagina.
|