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 Telecomunicazioni

TIN e ISDN: quando il contatatore scatta a vuoto
di Luca Tufarelli* 27.05.98

Nota: il contenuto di questo articolo è oggetto di una contestazione formale a Telecom Italia, inviata per conoscenza anche all'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Non è certo mia intenzione dare rilevanza pubblica ad un caso particolare, ma cercare di offrire un breve spunto di riflessione sulle reali condizioni del mercato della fornitura di accesso su Internet e sui danni che il difetto di libera concorrenza arreca agli utenti.
Come tutti sappiamo, la fornitura di accesso su Internet rientra tra i "servizi liberalizzati" e come per gli altri anche per la fornitura di accesso si è sollevato il dibattito se si possa parlare di libero mercato per i servizi di telecomunicazioni a valore aggiunto laddove esista di fatto, o di diritto, un concessionario esclusivo delle infrastrutture di base necessarie per le comunicazioni.
Il caso che espongo è a mio modo di vedere la prova che il mercato è falsato dal concessionario in esclusiva che, seppur in buona fede o addirittura per cercare di non incorrere nelle mire dell'Autorità Antitrust, promette più di quanto realmente possa dare all'utente finale in termini di qualità ed efficienza del servizio.

Circa un anno fa, poiché dovevo scegliere un fornitore di accesso ISDN nel momento in cui si affacciava timidamente sul mercato la tecnologia digitale ed il costo delle linee digitali era di gran lunga superiore a quello delle linee analogiche, decisi di fare una verifica sulla qualità e sull'efficienza dei servizi offerti dai vari Internet Service Provider dotati di un nodo di accesso con tecnologia digitale.
Essendo l'attività della mia struttura distribuita su tre importanti città del territorio italiano (Roma, Milano, Torino) cercavo un Provider che avesse un P.O.P. in ognuna di queste città. Dato il costo delle linee, trovare un Provider con queste caratteristiche già restringeva di molto la mia scelta. Alla fine, provate le connessioni con tre possibili fornitori, decisi senza indugio di concludere il contratto con la Telecom Italia, o meglio con la sua divisione TIN, Telecom Italia Network, considerando che ottenevo tempi di risposta immediati ed ampia capacità di trasmissione.(
1) Oltre alle performance riscontrate mi inducevo a concludere il contratto con TIN pensando che la stessa, proprio perché concessionaria esclusiva delle infrastrutture di base, poteva garantire nel tempo la qualità del servizio. Presi questa decisione nonostante l'offerta della TIN fosse economicamente più onerosa rispetto alle altre. Mai scelta fu più infelice.

La TIN, con gli ingenti mezzi a sua disposizione, nell'ultimo anno ha promosso una campagna pubblicitaria imponente, che le ha consentito di decuplicare in breve tempo il numero dei suoi clienti, e così negli ultimi mesi si sono cominciati a verificare notevoli disservizi.
Il sistema, in ragione delle numerose linee di ingresso disponibili, consente quasi sempre l'accesso ma occorre aspettare circa uno o due minuti e fare diversi tentativi prima di avere il benché minimo accenno della disponibilità dei servizio di e-mail ovvero di qualsivoglia altro servizio Internet. Le disfunzioni del sistema riguardano anche l'utilizzo dei servizi Internet che dovrebbero risiedere sui "server" locali della TIN come per esempio quelli di posta elettronica, di news o il WEB browsing delle pagine locali. Le cause delle disfunzioni non sembrano quindi a prima vista addebitabili ad una mancanza di banda passante della rete ma piuttosto ad un "sotto-dimensionamento" dei server TIN rispetto agli utenti connessi.

Nel corso delle connessioni "inutili" non solo viene conteggiato ed eroso il tempo dell'abbonamento per la fornitura dell'accesso, ma viene anche addebitato all'utente il costo della connessione telefonica urbana, servizio su cui la Telecom è ancora monopolista. Questo fatto riveste una particolare gravità in relazione alla posizione tuttora dominante che la Telecom riveste nell'ambito dei servizi telefonici. Da una parte guadagna come divisione TIN nella fornitura dell'accesso ad Internet e dall'altra, le disfunzioni del servizio di accesso, consentono alla stessa Telecom di lucrare sul costo della telefonata urbana.
Insomma ci si trova di fatto a non poter utilizzare i servizi Internet e ciò nonostante si sia pagato due volte lo stesso soggetto: una per l'abbonamento al servizio di accesso TIN e l'altra direttamente alla Telecom per la telefonata.

In definitiva, a prescindere dalla buona fede della Telecom Italia, che dò per scontata, è evidente come la possibilità per la Telecom stessa di predisporre e di utilizzare linee di accesso a costi sicuramente ridotti essendo essa stessa concessionaria esclusiva dell'infrastruttura, tende a creare un danno per gli utenti finali e per la libera concorrenza sul mercato fra gli Internet Service Provider.
La liberalizzazione dei servizi di telecomunicazione a valore aggiunto è quindi una giusta aspirazione del legislatore sia nazionale che comunitario, ma trova nelle posizioni di monopolio del concessionario dell'infrastruttura di base un ostacolo invalicabile.

(1) La situazione è cambiata, ora diversi provider offrono un efficiente accesso via ISDN (ndr)