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Protezione dei dati personali

Telemarketing: il Garante para il colpo

di Paolo Ricchiuto* - 23.03.09

 
Sembra di assistere ad un incontro di boxe: con i pantaloncini multicolore della coalizione governativa, il Parlamento tira un destro che sembra risolutivo (la conversione del decreto mille proroghe, e la presunta sanatoria sull’uso delle banche dati formate con gli elenchi telefonici ante 2005 – vedi Telemarketing: il governo allarga il buco).
L’avversario – il Garante – barcolla vistosamente, e grida all’arbitro la sua rabbia per il colpo proibito, definito come una “selvaggia aggressione”.

Sembrava finita. E invece arriva il suono della campanella, i due tornano agli angoli, ed ecco che il Garante si riposa per un po’ (le ultime settimane), ridefinisce in silenzio la sua strategia e, a sorpresa, trova la strada per rientrare sul ring, e sferrare un colpo inaspettato e potenzialmente decisivo: il provvedimento del 13 marzo 2009, appena pubblicato sul sito del Garante (e di prossima pubblicazione in Gazzetta ufficiale) con il quale di fatto l’aberrazione governativa viene intelligentemente disinnescata, ed i suoi effetti, praticamente vanificati.

Come? Semplice: impartendo ai soggetti coinvolti (nell’esercizio dei poteri di cui all’art. 154 comma 1 lett. C) una serie di prescrizioni di misure necessarie tanto precise e pesanti da rendere quasi impercorribile il sentiero della sanatoria.
Vediamole in ordine di importanza, e di originalità:

1)immaginando una sorta di censimento dal vago sapore bulgaro, il Garante impone a tutti coloro che si apprestavano ad usufruire più o meno fondatamente della sanatoria, di comunicare all’Autorità “entro quindici giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, di essere in possesso di banche dati costituite anteriormente al 1° agosto 2005 chiarendo se il trattamento dei dati personali venga effettuato anche per conto di terzi”;

2) sfruttando una disattenzione del legislatore, il Garante chiarisce che la portata della norma consente solo ed esclusivamente ai titolari che avevano costituito le banche dati, di “trattare direttamente i dati personali, senza possibilità di cederli, a qualunque titolo, a terzi”. Se c’era qualcuno che pensava (e c’era, eccome se c’era!) che sulla base della sanatoria sarebbe stato possibile dare corpo ad un rinnovato mercato selvaggio delle liste, quel qualcuno non può che rimanere molto deluso ;

3) la sanatoria non può essere utilizzata surrettiziamente per costituire delle nuove banche dati: i titolari infatti possono “in ogni caso, utilizzare i dati personali presenti nelle banche dati esclusivamente per finalità promozionali sino al 31 dicembre 2009, non potendo i titolari rendere un'informativa agli interessati e richiedere agli stessi un consenso per l'uso dei loro dati per attività di carattere promozionale da effettuare in data successiva” a quella data;

4) infine, i titolari che volessero, nonostante tutto ciò, servirsi della sanatoria, hanno di fronte a sé una salita assolutamente impervia. Gli stessi, infatti, devono:
- “documentare in modo adeguato l'avvenuta costituzione della banca dati prima del 1° agosto 2005 e conservare la relativa documentazione presso la sede legale;
- “specificare, in occasione di ogni contatto con gli interessati, che gli stessi che hanno il diritto di opporsi al trattamento ai sensi dell'art. 7 del Codice";
- “registrare in via immediata l'eventuale opposizione dell'interessato al trattamento dei suoi dati personali anche qualora ciò avvenga telefonicamente, e fornire altresì all'interessato l'identificativo dell'operatore o dell'operazione compiuta".

E non è finita qui: il Garante ci tiene infatti a sottolineare come, in ipotesi di violazione delle prescrizioni, le conseguenze sanzionatorie sono pesantissime, e possono arrivare “fino a 300.000 euro” (vedi il comunicato stampa dell’autorità), e ciò proprio in applicazione del nuovo regime sanzionatorio previsto nel decreto mille-proroghe, circostanza sottolineata con compiaciuta e quasi irridente chiarezza.

C’è sicuramente da essere soddisfatti per chi ha a cuore il rispetto delle regole ed in coscienza si ribella agli arbìtri del potere. Ma al di là della prima rassicurante boccata d’ossigeno, quello che mi sembra ci resti davanti, è la sensazione di assistere ad una di quelle trasmissione televisive in cui gli invitati urlano e litigano troppo, senza arrivare da nessuna parte. Domanda: possibile che in questo dannato paese non ci sia modo di ragionare, rappresentare le diverse esigenze, e trovare soluzioni equilibrate ai problemi ?

* Avvocato in Roma

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