Pagina pubblicata tra il 1995 e il 2013
Le informazioni potrebbero non essere più attuali
Documenti e testi normativi non sono aggiornati

 

 Il diritto di accesso

La cultura della carta annulla i vantaggi della Rete
di Manlio Cammarata - 19.06.03

Eccolo, finalmente, il Rapporto sull'open source nella pubblica amministrazione. Occorrerà un po' di tempo per analizzarlo a fondo e valutarne tutte le implicazioni, ma già a una prima scorsa si può dire che soddisfa, almeno in parte, le attese. Certo, chi si aspettava indicazioni precise e definitive a favore del software libero sarà deluso, ma la commissione istituita dal ministro Stanca e presieduta dal professor Angelo Raffaele Meo ha esaminato e messo nero su bianco molti importanti aspetti del problema, esponendo con sufficiente chiarezza vantaggi e svantaggi delle scelte che competono alle pubbliche amministrazioni (ma con qualche lacuna, vedi Prime impressioni sul rapporto della "Commissione Meo" di Andrea Monti).

Però delude, e non poco, la scelta del Dipartimento per l'innovazione di pubblicare il rapporto solo nel formato proprietario ".pdf", quando il rapporto stesso suggerisce senza esitazioni l'opportunità di usare formati "aperti" per i documenti della pubblica amministrazione: si vedano, fra gli altri, i punti 2.2 e 6.2.2, in cui si indicano i formati HTML e XML. Si rifletta sul fatto che se disponessimo del rapporto in uno di questi formati, potremmo facilmente inserire in questo articolo i link ai paragrafi citati e, con un istantaneo "copia e incolla", riportare qui i passaggi essenziali.

Senza considerare lo spreco di banda e di costoso tempo di connessione necessario per scaricare un file che pesa almeno il doppio dell'equivalente in formato HTML (sempre che l'HTML non sia prodotto con Microsoft Office, che riesce in qualche caso a moltiplicare per cinque le dimensioni di un file)...
Il problema è che anche negli ambiti che dovrebbero essere più aperti all'innovazione non si riesce ad andare oltre l'idea che un "documento" deve per forza essere fatto di carta. Quindi si fa in modo di "riprodurre la carta" insieme al contenuto, usando appunto il formato proprietario ".pdf".

E con questo rispondiamo anche a diversi messaggi giunti a InterLex, nei quali si chiede come mai da alcuni mesi non riprendiamo più la Newsletter del Garante per la protezione dei dati personali. Prima il documento arrivava nel formato proprietario ".doc", dal quale era questione di un attimo ricavare un sempre proprietario, ma documentato e più sicuro "rtf" ed estrarne il sommario. Ora arriva in formato ".pdf", nel quale l'impaginazione a due colonne rende arduo il passaggio a un formato più maneggevole. Osservano alcuni lettori che la consultazione delle Newsletter del Garante era molto più comoda su InterLex, grazie alla riproduzione dei sommari, che sul sito d'origine, nel quale i fascicoli sono indicati solo con la data di pubblicazione. Il problema è che la Newsletter del Garante, come moltissimi altri documenti di pubbliche amministrazioni resi disponibili sul web, è pensata per la fruizione sulla carta invece che attraverso il mezzo telematico.

Riprodurre nella comunicazione telematica il formato cartaceo significa riprodurne e accentuarne i difetti. E' il caso, appunto, di quando uno stampato è impaginato su due o più colonne. Sul video del computer questi schemi costringono a un continuo scrolling alternato che fa perdere la pazienza a chiunque.
Nell'impaginazione su carta la divisione in colonne ha una ragione precisa: per rendere agevole la lettura è necessario rispettare determinati rapporti tra il corpo del carattere, la larghezza della riga ("giustezza") e l'interlinea. Concetti ben chiari agli impaginatori e ai tipografi del buon tempo andato, ma assolutamente estranei a buona parte dei webmaster di oggi, che spesso appaiono del tutto all'oscuro delle più elementari regole della comunicazione visiva.

Ma c'è di peggio. C'è anche l'assurdo senso della "proprietà" del documento pubblico da parte dell'ente che lo rende disponibile sul web. Prendiamo l'esempio più noto, quello della Gazzetta ufficiale. A parte il fatto che non si capisce perché debba essere disponibile gratis solo per 60 giorni (fra l'altro ci vuole più lavoro per toglierla che per lasciarla dov'è), è evidente che lo stampatore di Stato ha adottato ogni possibile accorgimento per rendere difficile l'utilizzo dei testi. Si va dalla riproduzione (ancora!) di tutti gli "a capo" dell'impaginazione a due colonne della Gazzetta cartacea, fino al calvario di dover scaricare un articolo alla volta! Quando poi il documento non viene proposto solo nel formato ".pdf", suddiviso per pagine (anziché per articoli), una pagina alla volta!

Almeno questa specie di sopruso sembra vicina alla fine: è a buon punto il passaggio al formato XML delle gloriose banche dati della Cassazione, con la disponibilità gratuita sul web dei testi essenziali (vedi Norme in rete, il traguardo è vicino di Caterina Lupo).
Dunque, una volta tanto, concludiamo con una buona notizia. Attesa almeno da otto anni, come può constatare chi abbia voglia di leggere i primi articoli dell'indice di questa sezione.