La Gazzetta ufficiale "segretata"
per contratto!
di Manlio Cammarata - 27.04.99
Torniamo a occuparci, dopo molto tempo, di un
problema cruciale che continua a registrare molti dibattiti e poche iniziative
concrete: quello dell'accesso alle fonti normative attraverso l'internet, ormai
intollerabile "buco nero" dell'informazione pubblica in Italia.
La questione è stata sollevata di nuovo in un
convegno degli avvocati romani che si è tenuto qualche giorno fa. E' emersa una
realtà che tutti abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, ma della quale forse non
ci siamo accorti, perché si è sviluppata gradualmente e in silenzio:
sull'internet italiana è disponibile, e facilmente reperibile, una quantità
non indifferente di testi normativi. Purtroppo largamente incompleta e,
soprattutto, limitata alla normativa più recente, mentre sappiamo bene quante
vecchie leggi vengono sistematicamente richiamate dalla produzione attuale. Un
esempio significativo: nel "regolamento sulla gestione del protocollo
informatico da parte delle amministrazioni pubbliche" (DPR
428/98), si legge "Visto il regio
decreto 27 maggio 1875, n. 2552; visto il regio decreto 25 gennaio 1900,
n.35"... difficile trovarli on line!
Non ripeterò qui le ragioni per le quali è
necessario soddisfare il diritto di accesso dei cittadini alla legge anche per
via telematica e i diversi modi in cui si può farlo. Mi limito a richiamare
alcuni testi che si possono trovare in queste pagine: Poteri
pubblici e dovere di disseminazione: l'altra faccia del Diritto all'informazione
di Francesco Brugaletta, La
legge sulla Rete: un perché di Daniele
Coliva e il mio Serve
una legge per l'accesso alla legge?
Quest'ultimo articolo provocò una risposta
del presidente dell'AIPA, Guido M. Rey,
che dichiarava di condividere "l'accento... sul rapporto che intercorre tra
l'accesso ai documenti amministrativi disciplinato dalla legge 241/1990 e le
tecnologie dell'informazione, che rappresentano, oggi, lo strumento più
efficace per l'esercizio di questo importante diritto del cittadino e per il
corretto indirizzo dell'azione amministrativa secondo criteri di
razionalizzazione e trasparenza" e assicurava l'attenzione dell'Autorità
sul problema.
Attenzione reale, non a parole, perché
l'Autorità per l'informatica nella pubblica amministrazione ha messo in
cantiere un progetto intersettoriale di largo respiro per la realizzazione di un
"motore di ricerca giuridico", in grado di integrare le diverse banche
dati esistenti sotto la semplice interfaccia del World Wide Web. Purtroppo
dovrà passare molto tempo prima che il progetto prenda forma e che sia
realizzato, anche per l'oggettiva complessità dell'operazione (fra l'altro si
dovranno "marcare" i testi in XML per rendere possibili le navigazioni
ipertestuali, un'impresa titanica anche con procedure automatiche, se si pensa
alle dimensioni del nostro patrimonio normativo).
Il progetto, ancora in fase preliminare, sembra
ben impostato, anche se richiederebbe un'iniziativa (che non è nei poteri
dell'AIPA) per imporre una standardizzazione strutturale e linguistica dei
testi, oltre che una revisione degli attuali criteri di produzione delle leggi.
Non si può andare avanti con una produzione caotica, fatta di continue
sovrapposizioni di norme, senza abrogazioni esplicite, piena di "novellazioni"
che rendono difficilissima la certezza sul "testo vigente", con
disposizioni imbarcate clandestinamente in provvedimenti su materie diverse e,
per di più, con il sistematico massacro della lingua italiana.
Intanto dovremmo andare avanti affidandoci alla
buona volontà di tanti webmaster, che mettono in rete, in ordine
sparso, i provvedimenti d'attualità. E per il resto affidarci all'introvabile e
inutilizzabile Gazzetta ufficiale cartacea o alla consultazione delle banche
dati telematiche ufficiali che, come tutti sanno, è costosissima e complicata.
O agli altrettanto costosi CD-ROM degli editori privati.
C'è di più: oggi anche c'è anche la normativa
tecnica, che entra a far parte dell'ordinamento (come ci spiega l'articolo
di Andrea Monti in questo stesso numero),
ma è distribuita solo da società private e a caro prezzo.
Di fatto oggi tutta la normativa italiana è di
proprietà privata, bisogna pagare - e tanto! - per un diritto che dovrebbe
essere assicurato gratis a tutti i cittadini.
Se ne parla da anni, sono state anche avanzate proposte di legge e nulla si
muove. La ragione è difficile da accettare, ma è semplice: la messa a
disposizione di tutti i cittadini dei testi normativi lederebbe precisi
interessi economici. Lo prova il fatto che la Gazzetta ufficiale è già
sull'internet, diffusa dal Ministero degli interni, ma riservata a determinate
categorie di utenti.
Si legge infatti nella circolare inviata alle prefetture il 3 giugno 1998,con il
numero 18198:
"A disposizione gratuita degli utenti istituzionali (comuni, province,
comunità montane, loro associazioni, prefetture della Repubblica e
corrispondenti uffici nelle regioni a statuto speciale) questa direzione, in
collaborazione con l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ed in base a
specifici accordi contrattuali, ha istituito il servizio di consultazione in
linea degli ultimi sette numeri della Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana.
Naturalmente, l'utilizzo del servizio, essendo limitato ai suddetti enti, è
subordinato a rigidi sistemi di controllo degli accessi che presuppongono
l'utilizzo di userid e password, comunicate da questo Ministero e dall'I.P.Z.S.
per via telematica, ed alla compilazione e registrazione, sempre per via
telematica, di apposita scheda contenente dati e notizie identificativi
dell'utente".
Incredibile: non solo la Gazzetta è "segretata",
ma la disponibilità è limitata agli ultimi sette numeri, cioè, "se
volete quelli precedenti comperatevi un CD-ROM"!
Come ormai tutti sanno, messo un documento sul disco rigido di un server
web, si fa più fatica a toglierlo che a lasciarlo lì. E un disco rigido di
qualche gigabyte, in grado di contenere diverse annate della Gazzetta, costa
poche centinaia di migliaia di lire.
E costa poco, anche per i disastrati bilanci del
Poligrafico, un server che, giorno per giorno, metta on line - e lo lasci lì! -
l'ultimo numero della Gazzetta. E se proprio il Poligrafico non ce la fa, ci
sono molti sistemi di pubbliche amministrazioni che possono farlo, e si possono
stipulare anche convenzioni con i privati.
Il principio che la legge deve essere messa a
disposizione dei cittadini anche attraverso l'internet è ormai acquisito, come
dimostra anche la banca dati del Parlamento, che però non può mettere in rete
i testi che non passano per le aule parlamentari.
Dunque, che si aspetta?
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