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Protezione dei dati personali

Telesorveglianza: benvenuta se ben usata

di Claudio Manganelli* - 16.12.04

 
Sul numero 305 di InterLex Manlio Cammarata riferisce e commenta circa l'intervento ispettivo, da parte degli uffici del Garante, e il conseguente blocco deciso dalle autorità comunali, di un sistema di videosorveglianza installato presso l'obitorio di un cimitero toscano (vedi Videosorveglianza all'obitorio: è "sproporzionata"). La motivazione che aveva spinto i dirigenti di quel comune ad istallare nel comprensorio cimiteriale un elevato numero di telecamere, dislocate anche nelle sale mortuarie e camuffate alla vista dei frequentatori, è stato giustificato dalla necessità di individuare i responsabili di casi di vilipendio delle salme che si erano frequentemente verificati in quel cimitero.

Queste sinteticamente le notizie ricavabili dalla Newsletter del Garante da cui Cammarata ha tratto le informazioni. Certamente, per poter giudicare con maggior serenità un caso simile sarebbe necessario poter leggere i rapporti predisposti dagli ispettori e parlare con loro, ma la sintesi delle informazioni riportate lascia nella mente del lettore un senso di turbamento e fastidio: turbamento perché si ricava l'amara constatazione che il rispetto verso il prossimo, anche quello privato della vita, è finito in soffitta e per tentare di garantirlo ancora ai defunti e ai loro familiari è necessario ricorrere alla tecnologia; fastidio perché in una situazione come quella descritta, il Garante sembra rimproverare ai titolari del trattamento la mancanza di adeguata informativa ai visitatori, la camuffatura delle telecamere e la non proporzionalità della misura.

Ma se la giustificazione di quell'impianto era quella riportata e cioè intercettare gli autori di azioni tanto deprecabili, di cosa stanno parlando gli uffici di quella autorità? Non posso credere che si sia arrivati a tanto in quel collegio di autorevoli membri, con alcuni dei quali ho condiviso i primi quattro anni di messa a punto della complessa normativa; sarebbe interessante che il vertice del Garante spiegasse meglio tutta la storia: quando un sistema di videosorveglianza è rivolto ad assicurare sicurezza alla società umana, gli unici fattori a mio avviso indispensabili debbono essere la durata della conservazione dei dati raccolti e la certezza che tali dati siano resi accessibili ai soli servizi abilitati a garantire la sicurezza, siano essi le forze dell'ordine o i servizi di sicurezza privata legalmente riconosciuti.

La videosorveglianza non può più essere considerata un tabù quando è rivolta a garantire sicurezza e rispetto delle persone e delle cose. Cosa dirà il Garante, se coinvolto, del recentissimo caso di quella portinaia che aveva l'abitudine di sfregiare l'auto di un inquilino che forse non abbondava in mance e negava qualsiasi addebito, anche di fronte all'evidenza di una registrazione con telecamera fatta dall'inquilino stesso?

Il giudice di fronte al quale la signora (sic!) è stata convocata la ha condannata: se il giudice fosse andato a scuola dal Garante avrebbe condannato l'inquilino? A questo proposito, poiché il ricorso allo sfregio delle carrozzeria sembra essere uno sport molto diffuso per affogare invidie, gelosie, rancori, sarebbe il momento che i costruttori di auto, così come si usa negli sport motoristici a beneficio degli spettatori televisivi, inserissero una o più microtelecamere nelle auto di nuova produzione, in gradi di sorvegliare i confini metallici del bene ed inquadrare quanti ad esso si avvicinano, trasmettendo tutto ad un registratore detenuto dal proprietario. Oggi si può, alla barba del Garante.
 

* Componente dell'Autorità per l'informatica nella pubblica amministrazione e già componente del Garante per la protezione dei dati personali

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