Virus e legislazione: due messaggi
Carlo Piana - Piero Borelli - 06.12.01
Spettabile redazione,
Ritengo che sia veramente uno scandalo che ancora ci si debba preoccupare
dell'intrinseca insicurezza di Outlook nella diffusione dei virus
"worm" (W32.Badtrans.B@mm, da ultimo). Sono anche abbastanza stufo che
tutti coloro (anche gente che scrive di diritto di informatica su riviste del
settore e che si spaccia come "esperto") quando parlo dell'assurdità
di utilizzare tale sistema di posta elettronica, almeno senza essere coscienti
del fatto che forse solo aggiornandolo con le opportune "pezze" e con
un potente antivirus lo si può utilizzare con una minima fiducia, mi guardino
come se sia un pazzo o quantomeno un prevenuto. E ciò capita dal 1997, quando
espressi questa opinione nel corso di un convegno su Internet e la Legge in quel
di Treviso, con ampia e pubblica derisione.
Ora, grazie all'ultimo
articolo apparso sulla Vostra rivista (e alle decine di messaggi ricevuti da
Venerdì 23, tutti contenenti lo stesso virus, tranne un simpatico Sircam
riemerso dai libri di storia), forse sarermo presi un po' più sul serio
(compreso il collega Minotti con i suoi due ottimi ultimi articoli
sulla sicurezza informatica, quando si dice il tempismo!).
Mi si permetta, comunque, una precisazione: la
paranoia deve essere un tratto caratteristico di chiunque si occupi di sicurezza
informatica, perché la realtà tende comunque a prevalere su di essa. Contro
W32.Badtrans.B@mm non valgono i firewall più potenti (non possono certo
considerare che il programma di posta elettronica ufficalmente registrato sia un
virus, anche se forse forse...), valgono poco gli antivirus, pur aggiornati
(ripeto, venerdì 23 arriva il primo messaggio, l'aggiornamento di Norton
Antivirus arriva il giorno successivo!), perché è come pensare di poter alzare
gli steccati quando il lupo è già nel recinto. Per la vera sicurezza occorre
che, dal lato informatico
a) il produttore del software sia sensibile al
problema, e non sacrifichi troppo la sicurezza in favore della facilità,
b) che vi sia una pronta informazione sui possibili bachi (insomma, che non li
conoscano solo gli autori dei virus),
c) che sia possibile a chiunque analizzare la sicurezza del software utilizzato,
consultando il codice sorgente.
Chi sa di cosa parlo ha subito in mente il modello
opernsource (www.opensource.org), che guarda caso è, almeno sino ad ora, immune
da certi tipi di attacchi, potenti, furbi, ma tutto sommato banali, e guarda
caso rispetta i tre punti di cui sopra. Ma Bugtraq (www.securityfocus.com, il
più famoso sito dedicato alla sicurezza, con una imponente sezione su Outlook)
sa qualcosa dell'atteggiamento dei (del?) produttori nei confronti di chi
informa sulle vulnerabilità, paragonato alle spie degli anni cinquanta e per
cui qualcuno auspica lo stesso trattamento. Il risultato è sotto gli occhi di
tutti.
Cordiali saluti
Avv. Carlo Piana Studio Legale Tamos Piana &
Partners
Entro subito in argomento.
a) che uno sia costretto ad usare di
"malavoglia" il calcolatore non lo esime dall'imparare ad usarlo.
Mantenere sicuro un computer non è certo diventare degli informatici ma
prendere l'abitudine di chiudere la porta di casa. Cliccare su un icona tutte la
mattine non è certo un compito superiore alle possibilità di uno che ha preso
una laurea (mi riferisco nel caso agli avvocati, ma si può estendere a tutti).
Altrimenti si faccia fare da uno del mestiere un piccolo programmino che agisce
per l'utente all'accensione ad aggiornare l'antivirus. E' sempre possibile fare
un contratto di manutenzione. Se non c'è nulla da fare allora una bella
macchina da scrivere meccanica ed uno schedario di schede di cartone. E' pur
vero che la sicurezza non è soltanto una questione di hardware e software ma di
persone ma questo è un discorso che mal si presta ad una email contenuta.
b) Più seria è invece la richiesta che le case
produttrici di software facciano software meglio progettato ed esente, per
quanto è possibile da bug. I "service pack" sembrano diventati la
norma e non l'eccezione come dovrebbe essere (NT 4.0 6 SP, W2000 SP 2 per
esempio) oppure interminabili file di avvisi pezze ecc. dove i prodotti
Microsoft la fanno da padroni. Si potrebbe usare Linux ma su questo SO non c'è
l'equivalente di Office malgrado quello che dicono - irrazionalmente - i fan.
c) Eviterei di richiedere - continuamente -
l'intervento del legislatore. Non perché creda magicamente nell'autoregolazione
(ma la regola che il professionista cretino alla lunga venga espulso da mercato
è molto probabile) ma perché finora il legislatore in questo campo ne ha fatte
di cotte e di crude. Mi sembra quell'utente che usa di malavoglia il calcolatore
anzi che abbia in odio la IT e la relativa IS. Meno leggi ci sono - non sono un
avvocato ma un sociologo - è meglio si sta. Perché non proviamo ad applicare
quelle che ci sono invece di chiederne delle nuove oppure nel farle, oltre che
conoscere l'argomento di cui si parla, ad attenerci, il più possibile, ai
cinque criteri che fanno sì che un ragionamento sia un algoritmo?
Cordiali saluti, Piero Borelli
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