Intervista al senatore Antonio
Falomi
Una strada da seguire fino in fondo
di Manlio Cammarata - 23.07.97
(Vedi anche l'articolo Il
Palazzo di vetro, la legge per tutti)
D. Senatore Falomi, da
alcuni mesi stiamo assistendo a innovazioni di grande rilievo per il nostro
paese. Prima il progetto delle rete unitaria della pubblica amministrazione, poi
le previsione del documento digitale nella "Bassanini 1", ora la
possibilità, per tutti i parlamentari di servirsi normalmente delle tecnologie
dell'informazione, a partire da Internet. E soprattutto la pubblicazione delle
leggi approvate e degli atti parlamentari, resi disponibili a tutti su Internet.
Come vede queste novità un senatore già esperto della materia?
R. Dal mio punto vista quello
che è accaduto nell'arco di pochissimo tempo è effettivamente rivoluzionario,
perché siamo passati dalla valanga cartacea della documentazione che i senatori
ricevono ogni giorno alla possibilità di utilizzare il supporto elettronico
come strumento normale della comunicazione. Devo dire che il progresso è stato
enorme, soprattutto in questi ultimi tempi. Nella passata legislatura ero stato
tra quei pochi senatori che avevano chiesto l'accesso alle banche dati della
Camera e del Senato e con qualche rapido corso avevo imparato a usare questi
strumenti. Però i linguaggi di interrogazione, l'uso delle banche dati
tradizionali sono molto complicati. È chiaro che, lavorandoci, alla fine si
impara e si acquistano delle potenzialità enormi, perché per il lavoro di un
senatore l'accesso a tutte le informazioni collegate con la banca dati del
senato è una cosa utilissima. Il passaggio a Internet segna quella che si
potrebbe chiamare la volgarizzazione del linguaggio, che vuol dire un accesso
molto più facile. È un passo molto importante, adesso che è completato anche
da questa distribuzione dei PC portatili a tutti i senatori. Naturalmente c'è
da superare un problema di alfabetizzazione informatica.
D. Lei è in grado di
valutare, a spanne, qual è la percentuale di senatori che è già in grado di
sfruttare il PC che ha ricevuto?
R. Difficile fare una
valutazione, però sto osservando che l'aver ricevuto il computer ha accresciuto
la spinta a imparare. Adesso tanti miei colleghi mi chiedono di insegnar loro
come si fa. C'è un corso che viene fatto in questi giorni, e penso che alla
fine la percentuale sarà abbastanza alta, perché quando si vedono le
potenzialità del mezzo, con l'accesso alle agenzie di stampa e alle banche dati
e con la posta elettronica, scatta l'interesse. Quindi l'effetto della
distribuzione del computer è un effetto di moltiplicazione. Non so quanti poi
si arrenderanno di fronte alle difficoltà, che per molti ci possono essere, ma
secondo me l'effetto incentivante è forte. È necessario che il Senato continui
in qualche modo il lavoro di formazione, al di là di questi brevi corsi,
perché sicuramente la percentuale di quelli che oggi usano il computer non è
elevata.
D. Questo porterà a
produrre leggi migliori nel campo dell'informazione e della comunicazione? Fino
a oggi il Parlamento e il Governo hanno emanato disposizioni che dimostrano una
scarsa conoscenza della materia, con effetti a volte disastrosi.
R. Sicuramente la materia è
tecnicamente complessa, la traduzione giuridica di determinate impostazioni è
un'operazione abbastanza difficile e questo pesa nella definizione di testi
legislativi tecnicamente perfetti. Però quello che pesa di più sono gli
interessi che vengono toccati dalle normative che cercano di regolare il
mercato, che cercano di porre delle regole nel sistema. Lo scontro politico che
c'è intorno a questi argomenti è dovuto anche a una situazione particolare di
conflitto di interessi. Questo è il vero problema, la mediazione politica porta
a formulazioni che a volte vanno a discapito della perfezione tecnica.
D. C'è poi la seconda,
importante novità, della disponibilità su Internet delle leggi approvate e
anche dei materiali preparatori, i testi presentati, i resoconti sommari delle
discussioni. È il superamento della cultura della non trasparenza,
un'importante promessa per il futuro. Ma resta un problema: la conoscibilità di
tutto l'immenso materiale normativo italiano. Un'impresa non facile né breve.
Però, con il nuovo clima che si respira nel Parlamento, è immaginabile che in
un futuro abbastanza prossimo si obblighino il Poligrafico e il CED della
Cassazione a mettere in rete i testi, a disposizione di tutti i cittadini e
gratis?
R. Penso che sia necessario
arrivarci. Ho qualche dubbio sul punto della gratuità del servizio, che ha un
certo costo, credo che si dovrebbero almeno remunerare i costi vivi
dell'operazione, ma certo non ricavarne un profitto. Secondo me è ovvio che la
stragrande maggioranza dei cittadini non è interessata ad avere di fronte la
mole enorme delle leggi, però ormai il mondo economico, sindacale, politico,
devono avere la possibilità di accedere a tutta la legislazione, è una cosa
sacrosanta. Mi accorgo che l'uso di Internet, l'accesso alle leggi di altri
paesi e alla documentazione europea, oltre che alle leggi italiane, migliora
enormemente la mia capacità di lavoro.
D. Dunque possiamo
concludere che questa non è un'operazione di facciata, che il Parlamento
seguirà la strada che è stata aperta in questi giorni?
R. Qui al Senato andremo avanti
con forza sulla strada che è stata intrapresa, perché credo che rendere al
massimo trasparente l'attività parlamentare sia una della condizioni della
democrazia. Conosco tanta gente che segue attraverso Internet i lavori della
Bicamerale. Credo che il fatto che tutti gli atti della Bicamerale siano stati
diffusi su Internet, dagli emendamenti al resoconto stenografico, sia una cosa
di enorme importanza. In passato avere questi documenti era una cosa complessa
anche per chi sta a Roma, non ne parliamo per tutti gli altri cittadini. Ripeto,
è veramente una strada che va percorsa fino in fondo, siamo appena agli inizi,
e in questo senso si deve vedere se c'è la possibilità di forme di promozione,
anche di interventi finanziari, per favorire questi progetti di sviluppo.
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