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 Il diritto di accesso

Assoluzione per LEGGIGRATIS
di Giorgio Rognetta* - 12.03.98

A seguito dell'articolo di InterLex del 29.1.98 "Serve una legge per l'accesso alla legge?" del sempre puntuale Manlio Cammarata gradirei esprimere una breve replica, anche se espressione del mio solo pensiero che non può essere certo rappresentativo di quello di tutti gli aderenti all'iniziativa LEGGIGRATIS.

Cammarata non condivide l'accentuazione della gratuità del diritto di accesso emersa dall'iniziativa LEGGIGRATIS. Avevo già espresso le motivazioni di tale imprescindibile caratterizzazione dell'iniziativa nel mio articolo "La pubblicità delle leggi nello Stato di diritto", e pertanto rimando ad esso onde evitare di ripetermi. Mi limito ad osservare che oggi, se il cittadino è disposto a spendere somme anche considerevoli, non può certo protestare una preclusione al diritto di accedere alle informazioni giuridiche. Ed allora perché affaticarsi su nebulosi confini discretivi tra diritto d'accesso e diritto d'accesso gratuito, se non per ammettere che la gratuità rappresenta la condizione indispensabile perché l'accesso possa configurarsi come diritto?

Vorrei precisare inoltre che LEGGIGRATIS nacque come felice aggregazione di tutte le istanze della comunità telematica dirette al perseguimento dell'obiettivo dell'accesso gratuito al dato giuridico: mentre io stesso curavo la raccolta delle adesioni su Zaleuco, il senatore Andrea Pastore spontaneamente manifestò la sua intenzione di elaborare un DDL, il cui iter di presentazione è già stato avviato. LEGGIGRATIS continua comunque il suo cammino al fine di stimolare ogni concreta iniziativa che, come quella del senatore Pastore, potrà consentire il raggiungimento dell'obiettivo desiderato. Non ha alcuna importanza quale sarà il mezzo (DDL o altro) che condurrà al fine, se ciò che si ha a cuore è il fine e non il mezzo: ben vengano, pertanto, i saggi suggerimenti di chiunque sui mezzi più consoni per arrivare al fine dell'accesso gratuito, nell'ottica auspicabile di una fertile collaborazione.

Cammarata afferma che "l'iniziativa LEGGIGRATIS rispecchia innanzitutto l'interesse degli avvocati di avere a disposizione gratis leggi e sentenze": mi permetto di rispondere non certo come rappresentante della categoria forense della quale faccio parte, non avendone titolo, ma solo per la responsabilità di aver coniato il terribile slogan LEGGIGRATIS, lanciandolo nelle conferenze telematiche di Jura quale grido di battaglia telematico (le maiuscole e la fusione delle due parole che costituiscono lo slogan evidenziano che si tratta della forte e decisa invocazione di un diritto a chi è chiamato a poterne consentire l'esercizio).

In verità LEGGIGRATIS è nata dalla collaborazione con il sensibile magistrato Francesco Brugaletta, che non può certo essere sospettato di ambigui interessi "professionali", dato che come magistrato gode di ampie possibilità di accesso non oneroso al dato giuridico, e soltanto per questo LEGGIGRATIS meriterebbe una assoluzione, almeno parziale, da parte di un attento censore. Ma poiché nell'elenco degli aderenti figura un buon numero di avvocati, non sarà facile ottenere l'assoluzione anche per tale ingombrante presenza: proviamoci comunque!

Chi frequenta uno studio legale di medie dimensioni è consapevole del fatto che, per un'analisi approfondita dei casi giuridici, occorrono almeno due ore giornaliere di ricerca elettronica giurisprudenziale e normativa. Questa media, però, è riferibile alla ricerca su banche dati off line che consentono una velocità e una economia di ricerca nettamente superiore a quella delle banche dati on line. Il punto è proprio questo: una eventuale banca dati gratuita su Internet gioverebbe più al comune cittadino che effettua una ricerca sporadica del dato giuridico che non al professionista il quale ha necessità quotidiane e prolungate di ricerca che non possono essere intralciate o rallentate da problemi di connessione e di scarsa velocità dei collegamenti on line. Le due ore quotidiane di ricerca elettronica off line del professionista inevitabilmente si prolungherebbero qualora fossero effettuate on line, con ripercussioni anche su costi e tempi di studio, né sarebbe sempre possibile effettuare le ricerche negli orari di tariffa telefonica ridotta, essendo quest'ultime nella fascia serale meno indicata per il lavoro di studio.

Pertanto, calcolando generosamente per difetto un costo quotidiano medio di connessione per TUT intera di £.2.241 (60 minuti) e per TUT ridotta di £.1.191(60 minuti), e moltiplicando per una media di 350 giorni annui, si arriva al costo di £.1.201.200 IVA esclusa, analogo a quello necessario per l'acquisto di una discreta banca dati off line. A questo si devono aggiungere le somme necessarie alla stipula dei contratti di accesso ad Internet, all'eventuale acquisto di modem e software per la connessione, all'attivazione di un'apposita linea telefonica, oltre al necessario periodo di apprendimento del nuovo sistema, anch'esso difficilmente digeribile in uno studio legale con semplici sistemi di ricerca off line già rodati. Una considerazione, infine, di non trascurabile importanza: se è tollerabile aspettare qualche minuto per scaricare una pagina web contenente, ad es., un interessante articolo di InterLex, altrettanto non potrà dirsi nel caso in cui l'avvocato debba preparare l'atto processuale in scadenza, e conseguentemente debba reperire velocemente i dati giuridici; in quest'ultimo caso anche pochi secondi di ritardo "telematico" diventerebbero assolutamente insopportabili. La stessa banca dati del CED della Cassazione, così sofisticata e affascinante nel suo sistema di ricerca, non produce forse una reazione di rigetto nell'avvocato che vede il monitor desolatamente restio a far apparire in tempi accettabili i dati richiesti?

Pertanto, considerando i costi e gli svantaggi ulteriori degli attuali sistemi di ricerca on line, sia pure nel caso in cui dovesse essere assicurato il loro accesso gratuito, in uno studio legale con esigenze medie di ricerca elettronica continueranno ad essere preferiti i sistemi di ricerca off line. Viceversa, per il comune cittadino che ha esigenze di ricerca computerizzata di scarsa intensità, gli svantaggi sopra accennati dell'approccio on line all'informazione giuridica saranno assolutamente irrilevanti.

Ed allora mi chiedo: potrò ottenere, a questo punto, l'assoluzione per gli avvocati e gli altri entusiasti professionisti (compresi i giornalisti anch'essi professionalmente interessati alla gratuità delle informazioni telematiche) che hanno sostenuto l'iniziativa LEGGIGRATIS?

* avvocato in Reggio Calabria - Curatore edizione telematica di Zaleuco

Nessun processo

Forse non mi sono spiegato bene: nessun "processo" per il fatto che gli avvocati sono tra i primi firmatari dell'iniziativa LEGGIGRATIS, la mia voleva essere solo un'osservazione incidentale. Dunque non si pone il problema di una "assoluzione"
Siamo sostanzialmente d'accordo su tutta la questione, a me preme solo sottolineare che la richiesta di avere leggi e sentenze gratis su Internet è solo un aspetto della più vasta questione del diritto di accesso.
Su un punto, però, dissento con vigore: il CED della Cassazione non è affatto "affascinante", è un rottame tecnologico per quanto riguarda la procedura di interrogazione, ferma restando l'importanza del "Thesaurus".

(Manlio Cammarata)