Brilla l'assenza degli
internet provider
di Manlio Cammarata - 28.06.99
Tanto tuonò che non piovve, si potrebbe dire
capovolgendo il vecchio proverbio. Infatti, dopo i ripetuti annunci di aumenti
nelle tariffe telefoniche urbane, esse sono rimaste come erano, mentre è
aumentato un po' il canone mensile per le famiglie.
La tecnica è ormai collaudata: "il Governo aumenterà la benzina di cento
lire al litro" si diceva una volta, e tutti protestavano. Poi l'aumento era
di sole cinquanta lire: "grazie, Governo, che ci hai fatto lo sconto"!
Anche in questo caso l'aumento del solo canone
viene fatto passare come uno sconto, ma la realtà ha due facce: da una parte
grava di più su chi telefona di meno, dall'altra non fa crescere i costi degli
utenti dell'internet, in particolare quelli che fanno lunghi collegamenti, che
sarebbero stati molto penalizzati da un aumento della TUT.
Il nuovo provvedimento di riequilibrio tariffario deciso dall'Autorità per le
garanzie nelle comunicazioni offre ben poco sollievo agli internauti che si
collegano in teleselezione (ormai pochi, per fortuna): solo il sei per cento in
meno. Andrà meglio per i tanti che vivono nei dintorni delle grandi città,
perché dal prossimo novembre pagheranno circa 70 lire al minuto, contro le 190
che oggi gravano sul portafoglio di chi si collega, per esempio, dai dintorni di
Roma. La "tariffa di prossimità" resta ancora lontana e non si
scioglie uno dei nodi che frenano lo sviluppo della rete in Italia: il prezzo
astronomico delle linee dedicate.
"L'Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni determina le tariffe in ambito urbano e interurbano delle
telecomunicazioni in modo da agevolare la diffusione di Internet. L'Autorità
individua gli schemi tariffari che favoriscano, per l'utenza residenziale, un
uso prolungato della rete", stabiliva la legge finanziaria. L'ultima parte
della disposizione aveva suscitato molte critiche, ma sembra che l'Autorità
abbia completamente dimenticato la questione.
Così come sembra aver dimenticato il problema delle autorizzazioni generali per
i fornitori di servizi, che dovevano entrare il vigore il 1. gennaio scorso, e
anche la soluzione dell'assurdo contenzioso sull'interpretazione del famigerato decreto
legislativo 103/95, nonostante
il preciso
impegno assunto dal commissario
Manacorda quasi quattro mesi fa.
Forse tutto questo dipende anche dallo scarso
zelo dei provider italiani nel far valere le proprie ragioni. Nelle polemiche
che hanno preceduto il "riequilibrio" delle tariffe hanno fatto
sentire la propria voce organizzazioni di utenti, uomini politici e autorità,
ma non una parola si è udita da parte delle associazioni dei fornitori di
servizi internet.
Associazioni che sembrano assenti anche da un
altro evento che potrebbe rivelarsi importante: la Conferenza nazionale "Il
piano d'azione per lo sviluppo della società dell'informazione - un progetto
per l'Italia", indetta dal Forum
per la società dell'informazione
(una struttura costituita nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei
Ministri).
La conferenza si terrà a Roma il 30 giugno e il 1. luglio, con un programma
molto nutrito, che sarebbe stato bello leggere quattro anni fa: in Europa si è
incominciato a parlare di società dell'informazione nel '93, il Rapporto
Bangemann e il Piano d'azione dell'Unione europea risalgono al '94, il vertice
del G7 di Bruxelles sulla società dell'informazione al febbraio 95...
Ma solo ora il Governo italiano "ritiene lo sviluppo della società
dell'informazione un obiettivo fondamentale della propria azione", come si
legge nella pagina di apertura del sito del Forum, mentre il segretario dei DS
propone ai gestori delle reti telefoniche "di decidere tutti insieme la
gratuità dell'accesso a Internet, magari sotto la regia di un'autorità
pubblica" (cito da la Repubblica del 26 giugno). "Sarebbe una
cosa semplice - aggiunge Veltroni - ma di straordinario effetto: favorirà
l'avvicinamento degli italiani a questa tecnologia che non è un videogioco o un
diversivo per chi si è stancato del Playstation. Si tratta del cardine della
comunicazione, di cui le nostre scuole a tutti i livelli non possono fare a
meno".
Insomma, partiamo da zero, se partiamo veramente,
perché discorsi di questo tenore li ascoltiamo da un pezzo. Aspettavamo novità
dall'Autorità per le Garanzie, ma l'Autorità esiste da un anno e novità non
ce ne sono. Aspettavamo di sentire la voce dei provider, ma fino a ora la voce
non si è sentita.
Ora c'è questo ipotizzato "piano d'azione"... staremo a vedere.
Infine ci potrebbe essere un'altra novità.
Telecom Italia ha un nuovo padrone, che porta una cultura molto lontana da
quella del monopolio: è difficile immaginare che il lupo possa perdere il vizio
in quattro e quattr'otto, ma qualche segnale potrebbe arrivare.
Per esempio, si dice che Telecom non applichi lo sconto del 50 per cento (o
presunto tale, prorogato per un anno dall'ultimo provvedimento di riequilibrio
tariffario) agli utenti che sono abbonati a un suo concorrente. Una smentita di
questa voce potrebbe essere un primo segnale.
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