E' scaduto il termine di sei mesi per l'emanazione del regolamento applicativo
previsto dall'art. 5, comma 1, della legge 15
aprile 2004 n. 106, nota come "Urbani 1". Legge che prevede il
deposito obbligatorio dei "documenti di interesse culturale destinati
all'uso pubblico", compresi quelli diffusi via Internet, "presso
la Biblioteca nazionale centrale di Firenze e la Biblioteca nazionale
centrale di Roma, nonché presso gli istituti individuati dal
regolamento di cui all'articolo 5...".
E in molti si chiedono - e ci chiedono - che cosa si deve fare, anche
considerando il peso delle sanzioni.
La risposta è: aspettare il regolamento. Perché le disposizioni della legge
non sono assolutamente sufficienti a determinare le modalità di adempimento
dell'obbligo, in assenza delle disposizioni regolamentari. Quando ci sarà il
regolamento, si vedrà.
In particolare, l'art. 8 prevede che vecchie norme siano abrogate con l'entrata
in vigore del regolamento: niente regolamento, niente abrogazione. Le
disposizioni del secolo scorso restano in vigore, inapplicabili e inapplicate.
Come sono inapplicabili le nuove regole, che (secondo l'interpretazione
corrente) costringerebbero alla creazione di almeno due banche dati di tutto o
quasi il web italiano. Google, per fare un esempio...
In realtà, con un'attenta lettura del testo, si può sostenere che la legge
riguarda solo le pubblicazioni che hanno un valore commerciale e quindi non
tutto il materiale che viene pubblicato in rete. Comunque non è una cosa da
nulla.
Si noti che la legge prevede che da tutta la ciclopica operazione "non
devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica".
Cioè, o gli archivi (hardware, software, personale, locali...) vengono messi in
piedi gratis, o si impongono pesanti balzelli ai depositanti per finanziare il
sistema. Con le conseguenze che è facile immaginare.
Mentre non è difficile immaginare che la legge possa restare lettera morta,
oppure profondamente limitata dal regolamento. O praticamente cancellata, come
sta accedendo per la "Urbani 2",
nella parte che riguarda i diritti sui contenuti (dettagli sul prossimo numero).
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