Non si vota per la new
economy
di Manlio Cammarata - 10.05.01
Aggiornamenti dal web sui programmi elettorali
per la società dell'informazione, la new economy e lo sviluppo dell'internet:
pochissimi i messaggi arrivati in risposta all'appello lanciato una settimana fa
nell'articolo Elezioni 2001, navigando tra i siti della
politica. Le segnalazioni riguardano una sezione del forum di Rutelli, che
era sfuggita alla prima ricerca, e un aggiornamento delle pagine del CCD, con
diverse indicazioni in tema di telecomunicazioni e new economy.
Invece è di dominio pubblico la pubblicazione on line, martedì scorso, del
programma elettorale di Forza Italia. Vediamo qualche dettaglio.
Centro cristiano
democratico
La voce New
economy del sito del CCD conduce a una serie articolata di pagine con brevi
osservazioni e proposte sull'internet per le famiglie e per le imprese, i
vantaggi per la pubblica amministrazione, il monopolio delle telecomunicazioni e
via discorrendo. C'è anche il testo di una proposta di legge per l'accoglimento
della direttiva 2000/31/CE sul commercio elettronico. Anche se il tutto è
piuttosto generico, le proposte del CCD danno l'idea di una visione organica
abbastanza aggiornata ed equilibrata dei problemi sul tappeto.
Forza Italia
Nel sintetico "Piano di governo"
pubblicato due giorni fa c'è una sola voce in cui si tratta di nuove
tecnologie. E' un paragrafo della sezione dedicata alla riorganizzazione
degli apparati dello Stato che non aggiunge indicazioni di rilievo rispetto
a quelle già note. Nessun accenno ai problemi della libertà di espressione o
agli altri temi dei quali si discute in queste settimane.
Rutelli 2001
Nella rassegna della scorsa settimana ci era
sfuggita una pagina importante, una sezione del forum intitolata Società
dell'informazione e new economy. Nel botta e risposta con gli elettori è
riportata la visione espressa da Rutelli al Futurshow e ci sono alcune risposte
su problemi specifici, come le tariffe di connessione e la legge 62/01,
purtroppo affette da qualche superficialità e disinformazione.
Nell'insieme il sito del candidato del centro-sinistra appare quello più vicino
ai problemi reali della Rete, e il forum è l'unico punto di discussione che
abbiamo trovato sull'argomento.
Conclusioni
Quando il prossimo numero di InterLex sarà
"in edicola" sul web, sapremo già quale delle due coalizioni
governerà l'Italia nel prossimo futuro. Ma non sapremo se ci sarà una svolta
per quella parte degli italiani, ormai rilevante, che ha fatto dell'internet uno
strumento di comunicazione, di lavoro, di svago, di crescita sociale e
culturale.
Il dato di fatto che emerge a quattro giorni dal
voto è questo: nessuna formazione politica ha considerato la new economy e la
società dell'informazione come un tema importante della campagna elettorale.
Molti partiti e molti candidati sono presenti sul web, ma quasi nessuno ha usato
la Rete per un dialogo con quella parte degli elettori che oggi costituisce la
parte "connessa" della popolazione. E si tratta comunque di parecchi
milioni di persone, anche nella discordanza delle cifre che vengono fornite dai
diversi organismi di ricerca.
Il quadro della situazione si completa con uno
sguardo alla passata legislatura e alle varie proposte di legge che sono state
avanzate nei due rami del Parlamento. A parte il segno generalmente repressivo
di diverse proposte (in particolare quelle della destra), appare evidente il
singolare accordo tra maggioranza e opposizione nell'approvazione di due pessime
leggi, come quella sul diritto d'autore e quella sull'editoria, e resta
inaccettabile il naufragio del provvedimento "salvaprovider" negli
ultimi giorni di vita delle Camere. Tre casi in cui il peso delle lobby ha
prevalso sui principi e sull'interesse della collettività.
Il bilancio della passata legislatura appare
tanto più pesante se si considera che in questi cinque anni, e in particolare
negli ultimi due, si è verificato il decollo della Rete in Italia. Deputati e
senatori non si sono resi conto delle dimensioni della posta in gioco.
Solo nel settore della pubblica amministrazione sono stati formulati progetti
innovativi e sono stati conseguiti risultati non disprezzabili, ma per merito
del Governo (e dell'Autorità per l'informatica nella PA) e non per iniziative
parlamentari.
Eppure da sette anni tutto il mondo industrializzato vede le tecnologie
dell'informazione come lo strumento principale dello sviluppo. Anche in Italia,
tra il '94 e il '95, il problema era stato affrontato: chi ne ha voglia, può
rileggere un articolo del 1995, La situazione
italiana nella sfida multimediale in cui si dava conto di un'indagine del
Senato "in tema di multimedialità". Ma poi tutto è finito nel nulla,
a partire dall'importantissimo disegno di legge 1138 sul sistema televisivo.
E adesso andiamo a votare. |