Windows 98 senza Explorer? "Comptent
of Court"
di Gerardo D. M. Greco*
- 15.01.98
14 gennaio - Si è aperta ieri
l'udienza della causa tra la Corte federale di Washington e Microsoft
Corporation circa la mancata osservanza dell'ordine provvisorio dato dal giudice
federale Thomas Penfield Jackson con il quale si chiedeva a Microsoft, in attesa
di entrare nel merito della più vasta causa antitrust tra il Ministero di
Giustizia (Department of Justice, o più brevemente DOJ) e la Microsoft, di
separare il sistema operativo Microsoft Windows 95 dal programma Microsoft
Internet Exporer nelle offerte commerciali fatte ai produttori di PC che
solitamente acquistano in blocco licenze d'uso per grosse quantità di computer
per poterli vendere completi del sistema operativo.
Nel mercato dei sistemi operativi molti
considerano Microsoft quasi un monopolista che può quindi approfittare ed
eventualmente abusare della propria posizione dominante. E' appunto il caso in
questione nel quale il DOJ ha denunciato Microsoft per aver violato le norme
antitrust, pretendendo di vendere ai produttori di PC nei mesi recenti il
proprio sistema operativo Windows 95 esclusivamente insieme al programma
Internet Explorer, minacciando quindi una sana concorrenza nel mercato dei
programmi per navigare su Internet (browsers), mercato nel quale la giovane
società Netscape Communications ha riscosso fino ad oggi il maggiore successo
con i propri Netscape Navigator e Communicator.
Più in generale i concorrenti di Microsoft si sono di recente lamentati presso
il DOJ di temere un invasione ed un nuovo monopolio da parte di Microsoft anche
nei nuovi mercati che Internet ha aperto finora ed aprirà ancora. Alcune di
queste società ritengono anzi che una sana concorrenza nel mercato legato ad
Internet possa ridimensionare il valore dell'enorme successo avuto da Microsoft
nel mercato dei sistemi operativi. In questo modo si verrebbe quindi a spostare
il terreno di confronto commerciale nella produzione di software dal sistema
operativo specifico, al quale ogni programma deve far riferimento e per il quale
Microsoft ha un vantaggio, all'ambiente e agli standard adottati su Internet,
prevalentemente aperti e non proprietari, facendo quindi di Internet una specie
di nuovo ambiente operativo, ancora non dominato da alcuna società.
Se questa interpretazione si dimostrasse sensata, ecco allora compresa la
particolare attenzione da parte di Microsoft verso questa causa antitrust. Non
si tratterebbe semplicemente della concorrenza tra Microsoft e Netscape con i
loro rispettivi browsers per Internet, ma del futuro della IT per come la
conosciamo oggi.
Ma veniamo ai fatti più recenti. Ieri si è
aperta l'udienza per la quale oggi, 14 gennaio 1998, si sta svolgendo la seconda
ed ultima giornata prevista. Il 19 dicembre scorso il giudice Thomas Penfield
Jackson ha chiamato Microsoft a rispondere della mancata osservanza (contempt
of court) dell'ordine provvisorio emesso il 20 ottobre nel quale chiedeva a
Microsoft di separare il sistema operativo Microsoft Windows 95 dal programma
Microsoft Internet Exporer nelle offerte commerciali fatte ai produttori di PC,
offerte nelle quali Microsoft avrebbe di recente apparentemente preteso che il
programma Internet Explorer venisse caricato sui computer e mostrato a schermo
attraverso la sua icona, pur senza pretendere alcun pagamento per questo
programma, come condizione per ottenere il sistema operativo, almeno al costo
standard (vedi Gli
Stati Uniti contro Microsoft: la causa antitrust del 2000).
In seguito all'ordine del giudice Jackson, Microsoft ha dichiarato di voler
offrire ai costruttori di PC tre opzioni: il sistema operativo odierno insieme
al browser così com'è oggi, oppure lasciare che i costruttori eliminino il
programma da soli, mettendo a rischio, secondo Microsoft, il buon funzionamento
del sistema operativo o, in alternativa, una meno aggiornata versione di Windows
95 con alcune modifiche, senza browser. Questo comportamento è stato quindi
interpretato dal DOJ come mancato rispetto dell'ordine del giudice Jackson,
interpretazione accolta dal giudice stesso che ha fissato l'udienza in corso
ancora oggi. Con la fissazione dell'udienza il giudice ha anche fatto notare di
essere riuscito da solo, durante un personale esperimento durato pochissimi
minuti, ad eliminare Internet Explorer con il programma di utilità per
disinstallare le applicazioni presente in tutte le copie di Windows 95.
Durante la giornata di ieri Microsoft ha chiarito
ulteriormente la propria linea d'azione. Il sistema operativo Windows 95 si è
arricchito nelle ultime versioni di elementi e codice di programma legati ad
Internet tali che Internet Explorer non è più un programma autonomo vero e
proprio, bensì ormai una parte integrante del sistema operativo. A questo
proposito è il caso di ricordare che in passato il giudice aveva chiesto a
Microsoft di spiegare se programmi di word processing o spreadsheet potessero
essere integrati nel sistema operativo; la risposta era stata "In teoria
si".
In realtà si è discusso sostanzialmente del rispetto o meno dell'ordine del
giudice. Quest'ultimo, insieme al DOJ, ha affermato che Microsoft, offrendo le
tre opzioni di cui sopra, ha ignorato la possibilità di rimuovere il programma
dal sistema operativo con le modalità utilizzate dallo stesso giudice. Philip
Malone, avvocato del DOJ ha rincarato la dose sottolineando che tra le possibili
opzioni esistenti Microsoft aveva preso quella più illogica ed estrema,
aggirando piuttosto che adeguandosi alla volontà del giudice.Microsoft ha
risposto che, avendo il giudice utilizzato nel suo ordine espressioni presenti
già nella precedente richiesta del DOJ, finalizzata questa ad una rimozione
completa di tutto il programma in questione, ha ben interpretato la richiesta
del giudice offrendo le tre possibilità, scartando la possibilità della
rimozione attraverso il programma di utilità perché capace di eliminare,
insieme all'icona, solo il 3% del programma e lasciando il resto nel sistema
operativo.
Il giudice Jackson ha quindi chiesto: "Ma perché Microsoft non ha chiesto
invece chiarimenti a me, visto che si tratta dell'interpretazione della mia
volontà?".
La risposta di Microsoft, attraverso l'avvocato Richard Urowsky, è stata
quella di aver sottolineato in precedenza la illogicità dell'ordine del giudice
e di aver quindi preferito fare appello a questo.
Con l'appello di Microsoft, ormai previsto presso
una corte d'appello federale entro marzo, il giudice Jackson ormai non ha più
la possibilità di modificare il proprio ordine, neanche integrandolo con una
propria interpretazione diretta. Nel pomeriggio due esperti, uno per parte, sono
entrati in aspetti più tecnici della questione.
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Avvocato e consulente di direzione
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