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 Attualità

Il problema non è costruire un portale
di Manlio Cammarata - 20.04.2000

La crisi di governo avrà anche un effetto del tutto secondario, ma non trascurabile: farà passare nel dimenticatoio le recenti proposte che riguardano l'internet.
Per lungo tempo si sono chiesti interventi per favorire lo sviluppo della società dell'informazione, ma sono caduti nel vuoto o hanno prodotto solo chiacchiere, come quelle del Forum della Presidenza del Consiglio. Poi è nata la questione della new economy, qualcuno ha sentito odore di soldi e ha convinto il Governo a muoversi, fino a nominare un sottosegretario ad hoc. Con risultati che fanno rimpiangere il precedente periodo di apatia.

Prima è arrivata la proposta del "portale di Stato" per il commercio telematico, la cui paternità è stata addirittura contesa da due Ministri. Una proposta di nessuna utilità pratica, che sarebbe servita solo a tagliare i guadagni dei piccoli fornitori e ad aumentare quelli di Telecom Italia. Di fronte alle proteste che si sono levate, unanimi, dalla Rete, il Governo ha fatto una piroetta acrobatica: "Non ci siamo capiti, noi intendevamo un portale per l'Italia, da far realizzare ai privati, dedicato in primo luogo alla pubblica amministrazione... ora faremo un comitato...".

Insieme alla trovata del portale è arrivato il disegno di legge sui nomi a dominio (del quale abbiamo ampiamente trattato nel numero speciale di lunedì scorso e sul quale torniamo oggi con brevi note per capire le leggi), ed è stato annunciato un progetto di formazione per operatori del Web.
Le reazioni, per qualità e quantità,  non hanno rispecchiato l'importanza delle proposte. L'unica seria, almeno a una prima analisi, è quella relativa alla formazione, forse non a caso incoraggiata da grandi aziende, che hanno necessità urgente di un grande numero di specialisti preparati. Invece l'inutile "DDL Passigli" ha suscitato un diluvio di proteste, molte delle quali  inconsistenti, e il "portalone" ha suscitato pochi interventi critici (solo cinque messaggi, ma significativi, nel nostro forum).

Ora non è il caso di soffermarsi troppo sulla questione del Portale Italia, vagheggiato dal Presidente del Consiglio uscente, perché in sostanza si tratta di un'uscita demagogica buttata là per rimediare alla gaffe clamorosa del portale per il commercio elettronico. Il progetto di un punto di riferimento telematico comune per l'accesso dei cittadini alla pubblica amministrazione è da tempo oggetto di studio da parte del Dipartimento della funzione pubblica e dell'Autorità per l'informatica nella pubblica amministrazione. Si inserisce, come è ovvio, nella RUPA, la rete unitaria della pubblica amministrazione, che finalmente muove i primi passi.
Il vero problema è che cosa deve contenere il portalone, quali servizi deve offrire ai cittadini e anche agli stranieri che siano interessati a contatti con la cosa pubblica del nostro Paese.

Qui si possono elencare, alla rinfusa, alcuni elementi che non possono essere ignorati:

  • Per partire dal commercio elettronico, che è il centro di interesse del momento, occorre uno "sportello unico telematico" (fisico non serve, tutti gli interessati sono on line!) per i soggetti che vogliono aprire i loro negozi sull'internet e non sanno da che parte incominciare.
  • Accanto allo sportello per i nostri imprenditori, se ne deve aprire uno per gli stranieri che cercano di avere contatti commerciali con le imprese italiane. Qui serve soprattutto una guida alla nostra pubblica amministrazione e alla congerie di documenti, permessi, autorizzazioni, balzelli e quant'altro frena spesso molte iniziative che potrebbero portare vantaggi significativi per la nostra economia.
  • E, visto che ci siamo, si apra anche uno sportello per i fornitori di servizi in qualche modo connessi all'internet, dagli access provider ai fornitori di hosting, ai web designer e a chi offre informazione.
    Si badi bene che "sportello" deve significare due cose: la disponibilità immediata di tutta la normativa, con tanto di guide pratiche, e anche un indirizzo e-mail al quale inviare richieste di chiarimenti, che devono essere forniti in tempi rapidissimi, al massimo ventiquattro ore.
  • Abbiamo parlato di normativa, ma su questo punto c'è una questione che marcisce da cinque anni: la pubblicazione sul Web, tutte le mattine, della Gazzetta ufficiale. Non ci sono ostacoli normativi seri né si prospettano spese ingenti. Da almeno due anni si ripete che occorre solo modificare un articolo di un regolamento, ma la Gazzetta non si vede.
  • Oltre a quelle della Gazzetta ufficiale italiana, è necessario pubblicare giorno per giorno tutte le disposizioni comunitarie, quelle degli altri organi dello Stato, dagli enti locali alle varie autorità più o meno indipendenti. E quindi serve anche una guida per sapere dove-trovare-cosa, cioè un motore di ricerca delle norme, primo passo verso il grande ipertesto delle leggi, del cui progetto non si hanno più notizie.
  • Inutile aggiungere che dovrà esserci una "mappa del sito" di tutta la pubblica amministrazione e che dovrà essere possibile dialogare con qualsiasi ufficio e compiere qualsiasi atto attraverso documenti informatici.
  • Ma il punto più importante è un altro: attraverso il portalone e attraverso tutti i singoli portali delle amministrazioni e delle istituzioni, i cittadini della società dell'informazione dovranno essere messi a conoscenza non solo su che cosa hanno fatto il Governo o i singoli uffici, ma anche e soprattutto su che cosa stanno progettando o hanno intenzione di fare. Con un indirizzo e-mail per inviare osservazioni e proposte.
    Questo non tanto per realizzare quella forma di "sondaggio permanente" che molti temono, a ragione, che si trasformi in un sistema politico completamente basato sulla più scatenata demagogia, ma per raccogliere idee, critiche, contributi che possono rendere più efficace l'azione di governo.

Il punto più importante è fare in modo che il portalone sia conosciuto e utilizzato dal maggior numero possibile di persone, che a esso puntino migliaia di link su tutta l'Internet. Altrimenti non serve a nulla. Il resto, dalle "vetrine" delle aziende alle "fiere on line", deve essere lasciato ai privati e alle loro associazioni. 

In ultima analisi occorre un diverso approccio alle questioni dell'informazione e della società dell'informazione. L'infastidito e supponente "Ragazzi, non occupatevi di questioni che non capite e lasciateci lavorare", che accoglie sistematicamentele proposte e le critiche della Rete sulle iniziative della politica, deve sparire.
Società dell'informazione, democrazia elettronica, nuova economia e altre pittoresche espressioni oggi di moda non sono slogan provi di significato. Sono l'espressione di un mondo che cambia, e cambia secondo i meccanismi dell'informazione. E' necessario che il "potere" si adegui al nuovo modo di pensare, che impari ad agire in termini di informazione e dialogo con i cittadini, usando il mezzo telematico per le immense opportunità che offre, e non per trasferire sui cavi i riti, la burocrazia, le "prassi" e tutti i difetti del vecchio modo di governare.
Se non si seguirà questa strada, il potere vero sarà nelle mani di quei pochi che hanno capito come funziona la società dell'informazione e sanno usare astutamente, a proprio esclusivo vantaggio, il sistema della comunicazione globale.

Questo è il vero problema del "Portale Italia". E dell'Italia senza portale.