Tra la fine del 2004 e i primi giorni di quest'anno diverse notizie
mantengono alta l'attenzione sui problemi della proprietà intellettuale.
Vediamole in breve. 21 dicembre. Non passa al Consiglio di ministri
europei la "posizione comune" sul progetto di direttiva in materia di
brevetti software (vedi il numero speciale del 20
dicembre). Merito della Polonia, il cui ministro per la scienza e la
tecnologia, Wlodzimierz Marcinski, è piombato da Varsavia a Bruxelles per
fermare in "zona Cesarini" il provvedimento che avrebbe spianato la
strada all'approvazione della direttiva. Nessun segno di interesse, a quanto si
è appreso, da parte di rappresentanti italiani.
Ma il rischio che la proposta passi è ancora alto: la partita si gioca nella
seconda lettura da parte del Parlamento. 22 dicembre. Il presidente del
tribunale di prima istanza della Corte di giustizia delle Comunità europee nega
la sospensione delle sanzioni imposte dalla Commissione a Microsoft nella
controversia relativa all'inserimento di Windows Media Player nel sistema
operativo. In attesa della decisione nel merito, la casa deve pagare la
salatissima (ma non per lei!) multa e mettere in commercio una versione di
Windows priva del player. Sul prossimo numero pubblicheremo un commento
alla decisione. 7 gennaio. Si diffonde la notizia di una sentenza del
tribunale di Monaco di Baviera che condanna la Fujitsu Siemens a pagare 12 dollari
per ogni personal computer venduto in Germania. Beneficiaria del provvedimento
(e attrice nella causa) è la VG Wort,
ovvero la SIAE tedesca, che intende applicare la sentenza nei confronti di tutti
i distributori di PC.
Niente di nuovo, è l'ennesima interpretazione della "Levy", chi ci
guadagna non sono tanto i veri autori delle opere protette ma le società che
gestiscono i diritti in regime di monopolio (tanto da attirare gli strali della
Commissione europea, un'altra partita che si dovrà giocare presto). 7 gennaio.
Italia. Sul sito del Ministro per l'innovazione e le tecnologie è pubblicata la
"Relazione informativa" (qui
in formato PDF, 2,1 MB) della "Commissione e-content",
istituita per fare luce sui problemi della gestione dei diritti digitali in
seguito alle polemiche sul famigerato "decreto Urbani" (Si veda l'intervista al presidente della commissione, Paolo
Vigevano, del 10 novembre).
Si tratta, a prima vista, di un lavoro importante, che prende in considerazione
i diversi aspetti del Digital Rights Management alla luce della
diffusione delle tecnologie (e non ignora le perplessità sugli
"esattori" dei diritti, vedi sopra). La relazione merita un approfondimento, che rimandiamo ai
prossimi numeri, cercando di superare il disagio creato dall'ennesimo massacro
dell'ortografia italiana... L'anno si apre dunque all'insegna del dibattito, in
corso in tutto il mondo, sulle questioni della proprietà
intellettuale, e in particolare dei diritti sui contenuti digitali. Da una parte
l'esigenza di assicurare agli autori e ai distributori il giusto compenso per le
opere in formato elettronico, dall'altra la natura dei sistemi di
telecomunicazioni, che rendono impossibile il totale controllo dei flussi
illegali. I risultati delle soluzioni tentate finora, basate sostanzialmente
sulla repressione poliziesca, dovrebbero dimostrare con grande chiarezza che le
politiche fin qui perseguite dai grandi distributori non conducono a risultati
utili.
La strada, come sembra indicare la relazione della commissione Vigevano, è
nell'adozione di nuove forme di distribuzione dei contenuti e nello sviluppo
delle tecnologie di DRM, ora troppo imperfette e frammentate per essere adottate
su vasta scala. E' necessario rompere il meccanismo che mette i legislatori
(non solo in Italia) alla mercé dei "consigli" delle lobby dei
grandi distributori. I primi devono porre la loro attenzione in primo luogo ai
vantaggi di una visione "aperta", ma nel rispetto dei diritti della
proprietà intellettuale. I secondi devono rendersi conto che la politica di
chiusura e repressione si ritorcerà contro di loro, e forse prima di quanto
possano pensare. In mezzo ci sono i cittadini e i non pochi studiosi della
materia, che devono unire le forze per imporre agli uni e agli altri un
approccio realistico, che porti a soluzioni accettabili.
Brevetti software e DRM sono due sfide che non si possono perdere, perché il
progresso può venire solo da un equilibrato compromesso tra il rispetto dei
diritti e la diffusione della conoscenza . Post scriptum. Una delle
prime grandi innovazioni tecnologiche che sono alle radici della società in cui
viviamo è stata quella della fotografia. Il grande fisico François Arago
presentò l'invenzione il 7 gennaio 1839 all'Accademia delle scienze di Parigi.
Lo Stato francese volle "donare l'invenzione al mondo", libera da
diritti, e assegnò al presunto inventore, il furbo Louis Jacques Mandé Daguerre, e
ai suoi eredi una rendita adeguata. Per la storia, Daguerre non aveva inventato
la fotografia, ma solo perfezionato una tecnica eliografica trovata molti anni
prima da Joseph Nicéphore Niepce, morto nel frattempo nella miseria più nera.
Una storia che tutti dovrebbero ricordare quando si parla di proprietà
intellettuale.
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