Non ricordo quale grande pensatore ha detto "Nulla dà l'idea
dell'infinito come la stupidità umana". E mentre scrivo, nella sera di
venerdì 4 marzo 2005, le notizie che si accavallano frenetiche sugli schermi
delle televisioni e dei computer portano il segno della stupidità umana più
grande: la guerra. Un servitore dello Stato ucciso da "fuoco amico"
mentre porta a termine una difficile missione, che ha lasciato col fiato sospeso
un'intera nazione per quattro settimane.
"E' la guerra - sarà la conclusione delle inevitabili inchieste - e in guerra
queste cose succedono". Ma quello che ci sconvolge in questa tragedia non è
solo la
morte di un uomo tra migliaia di altri, non è solo il lutto di una famiglia e di chi
lo conosceva, né l'atmosfera di cordoglio (forse anche un po' retorico) che ci
avvolgerà nei prossimi giorni. E' il fatto che da un momento all'altro ci
troviamo tutti di fronte all'immane stupidità della guerra, che è la nostra
profonda, ancestrale stupidità collettiva.
Ma intanto, su un altro canale, va avanti la nostra vera festa nazionale. The
show must go on. Non so quanto sia lungo il passo tra la stupidità umana in
generale e quella della sua casareccia manifestazione chiamata "Festival della
canzone italiana", che ogni anno invade per giorni e giorni spazi di
informazione assolutamente sproporzionati alla reale sostanza delle non-vicende
che si susseguono tra il palcoscenico sanremese e i suoi dintorni. Un'iniziativa
dell'industria discografica per promuovere se stessa e cercare di attirare
l'attenzione sui suoi prodotti da parte di un pubblico più vasto possibile, di
aumentare le vendite. Vendite, attenzione, che non hanno nulla a che fare con il
vero mercato della musica, quello dei grandi numeri, che si svolge sull'internet
e non glie ne importa nulla di Sanremo e dintorni.
Direte: ma il "grande mercato" della musica on line è fatto per lo più di
peer-to-peer illegale, milioni e milioni di brani scambiati senza pagare una
lira di diritti. Ai discografici interessa solo il mercato che rende soldi.
Giusto. Peccato che i soldi del mercato "fisico" che piace a
costoro renda sempre meno. Però devono promuoverlo a tutti i costi, perché
ancora non hanno capito che per guadagnare devono vendere on line. Ed ecco la
grande trovata: chiamare sul palcoscenico della canzonetta italiana ben tre
ministri della Repubblica e firmare con loro un grande "patto".
Il "Patto di Sanremo". Cioè un nuovo capitolo della crociata
contro lo scambio di musica on line, che ora vede ministri compassati ,
industriali festivalieri e internet provider riluttanti che si mettono d'accordo
per continuare a reprimere il nuovo mercato invece che darsi da fare per
renderlo redditizio.
E' inutile analizzare il testo del "patto"; basta rileggere le cose
che scriviamo da anni su queste pagine. Non c'è niente di nuovo, compresa la
mancanza di una "parte" essenziale del patto stesso: il pubblico,
gli utenti. Ci sono, è vero, nell'elenco dei firmatari un
paio di associazioni di consumatori. Ma i diritti dei consumatori nel testo del
"patto" non ci sono, c'è solo un impegno a "educarli alla
legalità". Canzonati tra le canzonette
di Sanremo.
Alla fine della fiera, anzi del festival, qual è la sostanza? Un documento intitolato Linee guida per l'adozione di
codici di condotta ed azioni per la diffusione dei contenuti digitali nell'era
di internet e una Lettera
di impegno nella quale i tre ministri affermano solennemente che
promuoveranno l'adozione dei codici di condotta. Il tutto, si afferma,
nell'ottica della Relazione
informativa presentata dalla "commissione Vigevano". Relazione non
priva di punti discutibili, ma che ha l'indubbio merito di presentare un quadro
equilibrato della situazione e di sottolineare la necessità di adottare
un'intelligente gestione dei diritti digitali, più che insistere su inutili azioni
repressive.
Confermava questa impostazione lo stesso presidente Vigevano, nell'intervista resa a InterLex alla fine dello scorso anno,
annunciando che maggioranza e opposizione erano d'accordo sul fatto che la
famigerata "Urbani" venisse di fatto cancellata.
Ma poi, nella vicenda interminabile delle modifiche alla legge, abbiamo visto la
ripresentazione di emendamenti che vanno in senso contrario, nessun serio
tentativo di dettare norme adeguate al presente e al prevedibile futuro della
diffusione dei contenuti via internet. Gli utenti che non
riescono acquistare legalmente, a prezzi equi, i contenuti musicali in Rete,
continuano a essere visti come pericolosi criminali.
Giancarlo Livraghi, in un passaggio del suo libro Il potere della stupidità scrive: "Insomma dobbiamo convivere
con il potere - e con la sua stupidità. Ma ciò non significa che dobbiamo
accettarlo, tollerarlo o sostenerlo. Né fidarci di gesti, parole, promesse o
intenzioni dichiarate. Il potere non merita di essere ammirato, riverito e
neppure rispettato se non dimostra intelligenza pratica di ciò che fa a noi e
al mondo".
Nel libro queste considerazioni seguono il paragrafo dedicato alla stupidità
della guerra. Il cerchio si chiude.
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