La direttiva UE e gli standard di
riferimento
di Roberto Baudizzone* - 15.11.01
Dal 19 luglio 2001 il panorama italiano della firma digitale è, di fatto,
condizionato dalla direttiva 1999/93/CE del
Parlamento europeo e del Consiglio del 13 dicembre 1999 "relativa ad un
quadro comunitario per le firme elettroniche".
A parte il ritardo per un recepimento anche formale che il nostro Paese sta
accumulando sin da luglio, la normativa che l'Italia si era già data in
materia di documento informatico e di firma digitale non appare in grave
conflitto con il contenuto della direttiva; il lavoro del Ministero dell'innovazione,
che sta rivedendo le regole tecniche in chiave comunitaria, non dovrebbe quindi
essere troppo arduo.
La direttiva di per sé prende in esame i temi fondamentali: garanzie per l'accesso
al mercato comunitario non discriminato dalle legislazioni locali, valore legale
delle firme elettroniche, responsabilità dei fornitori di certificati, tutela
dei dati personali.
Ma il contributo dell'Unione europea alla realizzazione di infrastrutture
valide per tutti gli operatori del mercato comunitario non si è fermato all'emanazione
della direttiva, che non potrebbe di per sé garantire lo sviluppo di tecnologie
realmente interoperabili in tutti gli stati membri.
La Commissione ha dato mandato all'industria e ai body di
standardizzazione europea, nel quadro di riferimento di ICTSB (Information
and Communications Technologies Standard Board), di analizzare le
necessità di standard operativi che potessero ben supportare il quadro
legislativo delineato dalla direttiva, al fine di favorire lo sviluppo
consistente e coerente di prodotti e servizi in materia di firme elettroniche.
A tale mandato ICTSB ha risposto lanciando nel gennaio 1999 la EESSI:
European Electronic Signature Standardization Initiative.
In questa iniziativa è confluito il lavoro di un team di esperti appartenenti
all'industria e ai body di standardizzazione europei, producendo, nel
luglio 1999, il Final
Report of the EESSI Expert Team. Si tratta di un documento molto
interessante che analizza in dettaglio tutti gli aspetti destinati a beneficiare
dall'esistenza di standard di riferimento nell'area della firma elettronica:
classificazione delle firme, requisiti per i certificatori, marcatura temporale,
dispositivi di firma, processi e strumenti per la generazione e per la verifica
delle firme, formati e protocolli, valutazioni di conformità.
E' importante sottolineare che i contenuti di questo report sono stati
ampiamente discussi in modo aperto da tutte le parti coinvolte, mettendo in atto
il principio della co-regulation; tutti concordano che gli standard e le
regole tecniche non dovrebbero essere un'imposizione governativa, ma nel
contempo la totale assenza di punti di riferimento, in un settore che dal punto
di vista commerciale è senz'altro di nicchia, non può che rallentare il
decollo di tecnologie e strumenti che hanno ragione di esistere solo se
sussistono possibilità di comunicazione ed interoperabilità. La co-regulation
è un processo che permette a tutte le parti coinvolte in un certo mercato di
cooperare alla delineazione degli standard riferimento cui il mercato stesso ha
bisogno di adeguarsi.
L'attività nel quadro di EESSI è poi proseguita, durante tutto l'anno
2000, in diversi gruppi di lavoro afferenti a CEN/ISSS (Information
Society Standardisation System of European Committee for Standardisation)
ed ETSI (European Telecommunication Standard
Institute), due enti costituenti di ICTSB.
I gruppi di lavoro sono stati aperti alla partecipazione di tutte le parti
interessate ed i risultati sono stati costantemente discussi in workshop
pubblici, sempre nel rispetto del principio della co-regulation.
ETSI ha prodotto standard che coprono:
- policy requirements per le autorità di certificazione che emettono
certificati qualificati
- profili per i certificati qualificati
- profili di marcatura temporale
- formati e policy per le firme elettroniche
CEN/ISSS ha prodotto diversi CWA (CEN Workshop Agreement, una forma
preliminare allo stato di standard effettivo, soggetto ad ulteriore discussione)
che coprono:
- requisiti di sicurezza per Trustworthy System che gestiscono
certificati di firma
- requisiti di sicurezza per Secure Signature Creation Devices
(dispositivi di firma sicura)
- ambiente e procedure per la creazione della firma
- ambiente e procedure per la verifica della firma
- guide alle valutazioni di conformità
Il materiale prodotto è dunque molto ricco e costituisce indubbiamente un
quadro di riferimento prezioso per i produttori di strumenti ed i fornitori di
servizi che operano ad ogni livello delle infrastrutture connesse alla firma
digitale.
Diversi stati membri dell'Unione, che finora sono "ritardatari" non
avendo ancora introdotto alcuna norma nazionale in materia di firme
elettroniche, ora si trovano quasi avvantaggiati, poiché limitandosi ad un
recepimento integrale della direttiva saltano a pie' pari il travaglio
legislativo che è toccato a Paesi come Italia e Germania, nonché le
difficoltà di adeguamento di norme in conflitto con la direttiva stessa.
Per gli operatori italiani si tratta ora di seguire il processo di
armonizzazione della normativa italiana, che si auspica efficace e immune da
ambiguità e bizantinismi.
Nel frattempo gli operatori più sensibili al prospettato allargamento del
mercato sino ai confini dell'Unione europea (ed oltre) stanno già strutturando
i propri prodotti e servizi in base a questi standard di matrice comunitaria.
Vale la pena di segnalare che nello scorso ottobre si è costituita una commissione
UNINFO per la Sicurezza delle Transazioni Telematiche, presieduta da
Riccardo Genghini, che è anche chairman del CEN/ISSS Workshop E-SIGN,
con l'obiettivo principale di introdurre il principio della co-regulation
nel settore della firma elettronica anche in Italia. Tale commissione è a sua
volta un organo aperto, che offre un invito permanente alla partecipazione da
parte di tutti i soggetti interessati alle sue attività.
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