Vedi anche Solo
fatture elettroniche per i pagamenti della PA? (M.
Cammarata)
Con un emendamento alla finanziaria 2008 l’obbligatorietà
della fatturazione elettronica nei confronti delle amministrazioni dello
Stato e degli enti pubblici nazionali si estende anche alle Regioni e agli enti
ad esse sottoposti.
Per le imprese, soprattutto quelle piccole e medie, non si tratta di una
medicina banale da mandare giù.
La fatturazione elettronica – che pure promette risparmi stimati in miliardi
di euro - ha una diffusione abbondantemente inferiore al 5% sia in Europa che
negli Stati Uniti.
Il motivo è, molto banalmente, che inviare fatture alle PMI non conviene.
Infatti la spesa (fissa) necessaria per attrezzare il proprio gestionale ad
inviare fatture elettroniche è maggiore del risparmio derivante dall’invio di
fatture elettroniche (il costo dei francobolli), salvo che di fatture
elettroniche se ne inviino tante, diciamo un buon 30% del totale.
E – per fortuna – la spesa esterna della PA per acquisti di beni e servizi
è largamente inferiore al 30% del PIL.
L’obiettivo della norma non può essere solo di “dematerializzare” gli
archivi delle fatture passive della pubblica amministrazione. Se lo fosse, l’amministrazione
farebbe prima e meglio a firmare un contratto con un fornitore di servizi di
scanning “intelligente”.
Utilizzando software sofisticati, è infatti possibile “leggere” una fattura
cartacea e “capire” quello che c’è scritto sopra in modo di creare i dati
indice necessari per archiviare la fattura sotto forma di file elettronico. Il
problema è che noi esseri umani siamo molto più fantasiosi e creativi (anche
nel modo di disegnare una fattura) di quanto possa essere intelligente un
software.
Il risultato è che lo scanning non è esente da errori che debbono essere
individuati e corretti a mano. Il costo complessivo del processo è generalmente
superiore alle qualche decina di centesimi di Euro che si risparmiano “buttando
via” l’archivio cartaceo.
Altro discorso è se l’obiettivo della norma è di ottimizzare il processo
di acquisto della PA o – ancora meglio – di porre le condizioni necessarie
perché l’uso della fatturazione elettronica si possa diffondere anche fra le
imprese.
La Danimarca è stata il primo paese a prevedere l’obbligatorietà della
fatturazione elettronica verso le pubbliche amministrazioni. Da circa un anno il
100% della fatture B2G arrivano in forma elettronica. E, diciamocelo subito, la
Danimarca non è un esempio da seguire ciecamente.
Per sottrarre le PMI alla spesa di installare un modulo software aggiuntivo,
il governo danese ha previsto la possibilità per le aziende di inviare le
proprie fatture per posta, in formato cartaceo, a grandi centri di scanning. Chi
invia continua a pagare il suo bravo euro per il francobollo (zero risparmio).
Il governo ci mette un altro euro per pagare il centro di scanning. Non è
affatto chiaro se il file risultante sia sufficientemente privo di errori per
essere dato in pasto direttamente al sistema informativo dell’ente pubblico
acquirente.
In ogni caso il risultato è che la fatturazione elettronica non si è
diffusa fra le imprese (che non sono evidentemente interessate a pagare per lo scanning
della fatture passive), che continuano a scambiarsi fatture cartacee nel 90% dei
casi. È possibile, ma francamente dubbio, che la pubblica amministrazione
danese sia già in grado di processare le fatture elettroniche ricevute in modo
automatico.
Infatti, se inviare fatture elettroniche richiede (a fronte di benefici tutto
sommato modesti, circa un euro a fattura) qualche intervento sul gestionale,
ricevere fatture elettroniche e processarle in modo automatico richiede una
revisione pesante di processi e sistemi.
In definitiva, è oramai pacifico che la fatturazione elettronica “da sola”
non parte. A nessuno conviene essere il primo ad inviare o a ricevere fatture
elettroniche. È anche generalmente accettato che, se tutti (o quasi tutti) si
scambiassero fatture elettroniche, si avrebbero risparmi e miglioramenti di
efficienza molto considerevoli.
Infine è abbastanza probabile che rendere obbligatoria la fatturazione
elettronica verso la PA potrebbe consentire di raggiungere la massa critica
sufficiente per farne diffondere l’uso anche fra le imprese.
Ma, come ci insegna l’esperienza danese (che non si è posta la diffusione
della fatturazione elettronica fra le imprese come obiettivo), il mezzo
insuccesso è dietro l’angolo.Sarebbe, ad esempio, opportuno associare al “bastone”
della obbligatorietà della fatturazione elettronica una “carota” (come
riduzione dei termini di pagamento).
Inoltre, pur privilegiando l’uso della fattura elettronica “ex lege”,
potrebbe essere opportuno prevedere inizialmente la possibilità - a chi non è
pronto a fare il balzo in avanti - di effettuare la sola trasmissione
elettronica della fattura, magari fornendo garanzie di autenticità dei flussi
mediante firma elettronica e utilizzo di canali telematici sicuri (per esempio
con la posta elettronica certificata). Con gli strumenti giusti, nella
maggioranza dei casi, probabilmente per realizzare gli interventi tecnici basta
un'ora.
In questo modo l’impatto risulterebbe molto meno problematico, pur
garantendo da subito una parte significativa dei risultati attesi e avviando il
percorso per il conseguimento di quelli finali.
(Continua)
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