Firma digitale e open source, un
falso problema
24.01.02
Nelle discussioni sullo schema di decreto di recepimento della direttiva
europea si è inserita una questione "spuria": la mancanza di
programmi di gestione della firma digitale sicura per ambienti diversi da
Windows, in particolare per agli ambienti open source (si veda anche un pezzo di
Andrea Monti
su Punto informatico). Ecco un messaggio inviato al Ministro per
l'innovazione:
To: L.Stanca@governo.it
From: Rudy Belcastro <rudy63@mac.com>
Subject: Firme Digitali Multipiattaforma
Cc:
Bcc:
X-Attachments:
Gentile Ministro,
a nome dei nostri più di 100 iscritti Le chiedo di far in modo che
la Firma Digitale sia utilizzabile
indistintamente dal sistema operativo o applicazione utilizzato.
Cordialmente,
Rudy Belcastro
_________________________
Rudy Belcastro
AMUG Sicilia
Apple Macintosh Users Group SICILIA
http://www.amugsicilia.it
Ed ecco la risposta:
From: "Francesco Leopardi" <f.leopardi@palazzochigi.it>
To: <rudy63@mac.com>
Subject: Sua e-mail al Ministro per l'Innovazione le Tecnologie del
10 gennaio u.s..
Date: Fri, 18 Jan 2002 10:22:04 +0100
X-Priority: 3
Gentile Signor Belcastro,
faccio riferimento alla Sua e-mail al Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie
relativa alle piattaforme per la "firma digitale".
Occorre distinguere i due aspetti, tecnologico e giuridico, della questione da
Lei posta.
Sotto il profilo tecnologico, i certificatori per la firma digitale presenti
nell'elenco pubblico sono autorizzati ad emettere certificati per la firma
equivalente alla sottoscrizione autografa.
Tali certificati, insieme alla chiave privata, indispensabile per la
sottoscrizione digitale, sono poi distribuiti in modo sicuro all'interno del
dispositivo di firma come ad esempio una smart card.
La smart card ed il certificato non hanno alcun legame a priori con l'ambiente
operativo di utilizzo. I certificatori, nell'ambito delle loro autonome scelte
di mercato, hanno prioritariamente sviluppato o
acquisito prodotti per l'apposizione della firma digitale in determinati
ambienti operativi, come ad esempio Windows, sulla base di proprie valutazioni
della domanda di mercato.
Non essendo quindi presente alcuna limitazione tecnologica per altri ambienti
operativi, come ad esempio Linux o Macintosh (MAC/OS), è possibile per i
fornitori di software rendere disponibili anche per
essi strumenti per la firma digitale.
Per quanto riguarda il profilo giuridico, la disciplina sulla firma digitale
già in vigore non contiene previsioni tali da impedire o in qualche misura
ostacolare l'utilizzo di ambienti operativi diversi da Windows. Anche su questo
piano, dunque, può affermarsi che lo sviluppo di prodotti di firma utilizzabili
in tale ambiente
operativo è la risultante delle spontanee dinamiche del mercato.
Il Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie ha proposto la nuova normativa
sulle firme elettroniche in attuazione della disciplina comunitaria. Normativa
approvata per la parte relativa ai principi
generali ed in via di approvazione per la parte regolamentare. Tale normativa
non solo continua ad essere "tecnologicamente neutrale", ma è
destinata a dare un forte impulso al mercato in questo settore
eliminando la necessità di un'autorizzazione preventiva per l'accesso al
mercato da parte dei certificatori di firma e riconoscendo validità ed
efficacia giuridica anche alla nuova figura della firma cosiddetta
"leggera".
Infine, come è noto, si sottolinea che i principi a tutela della concorrenza
non consentono, veri e propri aiuti diretti da parte dello Stato a vantaggio di
determinate imprese o loro prodotti/servizi.
Comunque, desidero informarLa che il Dipartimento per l'Innovazione e le
Tecnologie, su iniziativa del Ministro, provvederà a sensibilizzare
sull'argomento l'Assocertificatori.
Con i migliori saluti.
Francesco Leopardi Dittaiuti
Ufficio Relazioni Esterne e Comunicazioni del Ministro per
l'Innovazione e le Tecnologie
Il Dipartimento ha ragione quando afferma che la normativa è neutrale e che
la scelta degli ambienti operativi per i quali fornire il software è dei
certificatori. I quali sanno benissimo che nessuno o quasi nessuno dei soggetti
interessati alla firma digitale sicura usa sistemi operativi diversi da Windows
e quindi non hanno nessun interesse a investire in prodotti destinati ad altri
ambienti.
Il problema, come si dice, "è a monte", cioè nella scelta di non
promuovere l'uso di software libero nella pubblica amministrazione, nonostante
una impegno preso dal precedente Governo (vedi Il
Senato "raccomanda" al Governo il free software e Una lettera aperta al ministro Stanca).
Ma anche i produttori di software open source hanno la loro parte di
responsabilità, perché non sanno presentare e promuovere un'offerta che sia
competitiva con i prodotti americani, soprattutto sul piano della semplicità
d'uso e dell'interoperabilità con i sistemi esistenti. E non sono capaci di
insistere con argomenti convincenti, affinché il Governo promuova la ricerca e
la sperimentazione di software alternativo nell'ambito della PA (si vedano i
numerosi articoli nella sezione Pubblica
amministrazione).
Fin qui per quanto riguarda la questione "firma digitale e open
source". Per le considerazioni espresse da Leopardi Dittaiuti sulla
"nuova normativa in attuazione sulle firme elettroniche in attuazione della
disciplina comunitaria"si veda la sintesi delle
critiche formulate nelle ultime settimane sullo schema di decreto di
recepimento.
(M. C.) |