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 Firma digitale

Supporti ottici: la vera rivoluzione incomincia adesso
di Giorgio Rognetta* - 07.11.01

La bozza della nuova deliberazione AIPA sui supporti ottici, approvata il 17 ottobre 2001, dovrebbe risolvere i problemi di compatibilità tra la precedente deliberazione n. 24/1998, il DPCM 8.2.99 e il DPR 445/2000.
Essa, ancorandosi all'art. 6 del DPR 445/2000 che disciplina la riproduzione e la conservazione dei documenti, ridefinisce in modo più agile la disciplina tecnica dei supporti ottici, eliminando l'esasperata puntigliosità della deliberazione 24/98, nel contesto di un ricercata armonia che tenta di favorire anche con un'inedita classificazione del documento: questo viene distinto in analogico e digitale, facendo rientrare il documento informatico, conforme al DPR 445/2000, nel concetto più ampio di documento digitale.

Tale classificazione, per quanto concerne l'accennata bipartizione, merita qualche considerazione. Non si può fare a meno di rilevare come, nell'ambito di tale classificazione, il documento cartaceo sia relegato a una mera esemplificazione casistica del più ampio genere del documento analogico, con ciò delineando un poderoso stimolo che potrebbe alimentare un ribaltamento culturale, prima ancora che giuridico, del persistente predominio cartaceo. Si tratta, certo, di un'indicazione che esaurisce i suoi effetti nell'ambito della regolamentazione tecnica dei supporti ottici, ma è importante cogliere questo segnale come il desiderio di una più ampia svolta, in cui il legislatore possa prendere per mano i destinatari dei suoi precetti, purtroppo ancora di fatto insoddisfatti, sul documento informatico e la firma digitale, per condurli ad affrontare, senza timori né remore, il relativo impatto sociale, che per i più è fortemente traumatico.

Non potrà essere il vecchio impero cartaceo a guidare le necessità documentali delle democrazie telematiche, ma un sistema di comunicazione universale strutturato sulla variabilità dell'informazione: da un lato i valori continui dei documenti analogici, nei quali assumere, tra tanti dotati di pari forza, anche i segni tracciati sulla carta, e dall'altro i valori binari dei documenti digitali saranno gli elementi fondanti di questa moderna cultura documentale, recepita in embrione nella classificazione della futura deliberazione dell'AIPA.

Le norme giuridiche e quelle tecniche dovranno proteggere e sviluppare tale cultura, favorendo anche la possibilità di digitalizzare le informazioni analogiche senza che la loro dignità giuridica venga sminuita.
Il fine ultimo è proprio questo: la conversione delle informazioni analogiche (e tra queste, in primo luogo, quelle cartacee) in informazioni digitali, idonee a essere veicolate nelle reti telematiche e ordinate negli archivi informatici, con la conseguente distruzione della maggior parte dei polverosi supporti cartacei, nel contesto di una indolore fungibilità. In tal senso si muove anche la bozza della nuova deliberazione, consentendo la distruzione dei documenti analogici, naturalmente dopo il completamento della procedura di conservazione, sia ai privati sia alla pubbliche amministrazioni (art. 4, comma 3).

La diffusione di tali principi può segnare il concreto inizio della rivoluzione informatica, coincidente con il declino dell'impero cartaceo, in cui la firma digitale giocherà un ruolo essenziale laddove occorrerà il rispetto di forme solenni.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a degli sforzi del nostro legislatore e dell'AIPA sicuramente apprezzabili, ma sempre accompagnati da una sorta di timore reverenziale nei confronti del documento cartaceo, ancora ben radicato, d'altro canto, negli uffici pubblici dove stenta a emergere anche la sola conoscenza delle norme in materia, e tra i privati dove persiste una scoraggiante diffidenza.
Nelle leggi e nei regolamenti c'è stata una reiterata consacrazione dell'equivalenza del documento informatico a quello cartaceo e della firma digitale alla sottoscrizione autografa, ma senza riuscire ad eliminare l'impressione che si trattasse di formali conquiste di principio, premature per la società italiana, la cui cultura, ancora costruita sul rassicurante pilastro cartaceo, sembra assai distante.

Il primo passo per attuare la rivoluzione di cui tanto si parla, dunque, può essere proprio quello di ridurre il documento cartaceo a una semplice esemplificazione del documento analogico. Tale affermazione, peraltro, dovrebbe trovare il meritato spazio anche e soprattutto al di fuori di una disciplina tecnica dei supporti ottici.