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Le relazioni - 6

La convergenza di fruizione richiede mercati aperti o chiusi?

di Eugenio Prosperetti* - 18.05.05
 

Accolgo volentieri l'invito che chiude la relazione introduttiva di Manlio Cammarata e cerco di chiarire alcuni aspetti fondamentali della attuale fase che attraversa il settore delle telecomunicazioni.
La convergenza delle reti e dei media, con la quale chi utilizza nuove tecnologie si è abituato a convivere, non è un concetto fermo, definito, immutabile.
Essa, a discapito degli sforzi definitori che alcuni studi (es. il Libro verde sulla convergenza della Commissione UE del 1997) anni fa hanno messo in atto, ha ricevuto definizioni che non sono adeguate ai tempi o non coprono l'interezza del fenomeno.

La convergenza, secondo una concezione "statica" è l'incontro delle "reti" che, grazie alla rivoluzione digitale riescono a mettere in comune contenuti, dati, linguaggi e servizi.
I tempi che stiamo vivendo evidenziano nuove forme di convergenza, che stanno dando luogo ai dibattiti più accesi in tema di diritto d'autore sui contenuti, di rapporto con l'ordinamento in senso ampio, di logiche di mercato applicabili in termini di concorrenza e modelli regolatori.

Si tratta della cosiddetta "convergenza di fruizione", quel fenomeno cioè per il quale le reti che -come sappiamo - comunicano digitalmente per effetto della convergenza, raggiungono l'utente attraverso un terminale unico che si occupa delle procedure di interfacciamento tra ciascuna rete e l'utente; l'utente non ha così consapevolezza (o la ha in misura minore: può "scordarsi" a cosa è collegato o non accorgersene) della provenienza dei dati e contenuti di cui fruisce: ciò che importa è la fruizione dei contenuti.

Ragionando sul concetto di convergenza di fruizione è possibile avere una chiave interpretativa di molte tendenze: in primo luogo il rinnovato fervore che circonda il diritto d'autore.
E' oggi più che mai necessario infatti stabilire un regime chiaro per i contenuti diffusi attraverso le reti perché non sempre si è in grado di percepirne la provenienza. L'ideale sarebbe se il contenuto in qualche maniera "incorporasse" il diritto d'autore ad esso relativo. Occorre dunque tracciare la filiera dei diritti d'autore e capire "a che punto" il diritto viene ceduto e, soprattutto, a che titolo: se acquisto da una televisione il diritto di trasmettere una partita, la squadra di calcio può avere qualcosa in contrario? E se lo acquisto direttamente dalla squadra?

Le soluzioni a tal proposito sono ancora in gran parte da studiare e avanzati studi sono in via di svolgimento.
In questa sede si può dire che esse non necessariamente si ottengono producendo nuove norme o modificando le esistenti -al contrario - è probabile che la strada da imboccare sia quella di deroghe contrattuali concordate tra gli operatori interessati.
Cerchiamo di ragionare di questi concetti in termini di eventi correnti nel mercato.

Un buon punto di partenza riguarda la vicenda della trasmissione dell'evento sportivo inerente ai Mondiali di calcio 2006, acquistato sul mercato da un operatore pay-tv satellitare. E' probabile che la soluzione che consentirà la circolazione anche in chiaro dei diritti sarà ottenuta attraverso una negoziazione e la rinuncia ad alcune esclusive da parte dell'acquirente; ove si fosse voluto affrontare il medesimo discorso in sede normativa lo si sarebbe dovuto fare con molta cautela, dati i delicati profili concorrenziali coinvolti.
Lo stesso acquisto dei Mondiali di calcio, peraltro, si potrebbe valutare in termini di tentativo di riequilibrio del sistema nel momento in cui proprio le logiche della convergenza di fruizione stavano dando luogo (digitale terrestre, ADSL e cavo) a differenti piattaforme sulle quali visionare, a prezzi competitivi, un contenuto sino ad allora caratteristico della piattaforma satellitare: il campionato nazionale.

Sul mercato stanno infatti per apparire decoder multitecnologia ADSL (Internet television)-DTT, dotati di interfacce utente evolute attraverso le quali è possibile acquistare contenuti da più piattaforme e visionarli sul televisore di casa.
La piattaforma satellite, per conquistare clienti, deve dunque offrire prodotti "unici" e "di qualità".
Questa mi sembra la logica in cui inquadrare il corrente scenario di mercato; la competizione tra pay-tv e servizio pubblico è, purtroppo, inevitabile nel momento in cui il diritto da acquistare è conteso tra questi due soggetti.

Come creare allora un quadro di mercato favorevole alla convergenza di fruizione?
Si possono dare due prime indicazioni.
E' necessario creare un modello contrattuale che definisca i diritti e le facoltà. Una sorta di "licenza tipo" come lo è la GPL per l'open source, potrebbe, in questa delicata fase, aiutare le negoziazioni che avvengono dopo le acquisizioni delle grandi esclusive. Il modello agevolerebbe le acquisizioni di contenuti da una piattaforma all'altra, soluzione al problema dell'indisponibilità per il 100% della popolazione di tutte le piattaforme. L'acquirente di un contenuto pregiato che volesse cederlo "inalterato" non dovrebbe imbarcarsi in un costoso negoziato ma potrebbe semplicemente utilizzare un riferimento preconcordato e, magari, un listino di riferimento.

Attraverso questa "licenza tipo" si potrebbe inoltre chiarire se la normativa applicabile alla circolazione del contenuto in questione è quella di tipo televisivo o quella relativa ai servizi di telecomunicazione. Ulteriore contenuto potrebbe (eventualmente) riguardare i sistemi di DRM prescelti. Ove si scelga di applicarli, vi è quasi sempre uno scollamento tra le facoltà e i diritti attribuiti dalla legge e le possibilità offerte dal DRM: quasi mai ci si preoccupa di definire contrattualmente un documento che stia alla base del funzionamento del DRM. Ha ragione Corrado Giustozzi (I meccanismi di DRM non funzionano e non funzioneranno mai), il problema della salvaguardia dei diritti non è tecnologico ma è legale ed economico.

Su questa linea vorrei passare alla seconda indicazione relativa alla creazione di un mercato idoneo alla convergenza di fruizione, che è, per l'appunto, di tipo economico.
Gli operatori che sono affezionati al modello subscription (abbonamento annuale) devono, anche attraverso la circolazione dei contenuti, trovare modi di vendere contenuti singolarmente, senza abbonamento. In questo senso il digitale terrestre o l'ADSL potrebbe diventare la piattaforma attraverso cui cavo e satellite raggiungono il grande pubblico quando c'è da commerciare una grande esclusiva. A ciò si oppone (e probabilmente vi sono fondate ragioni anche a favore di tale tesi) una logica per cui le esclusive devono servire da richiamo per espandere la base di clienti annuali.

Ci si permetta tuttavia, al proposito, un ulteriore richiamo all'esplosivo successo del software open source, che attraverso la diffusione conquista quote di mercato.
 

 * Università di Roma Tor Vergata - eprosperetti @ portolano.it

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