Quando si devono fare i conti col tempo che passa, e questo tempo è lungo
ben 10 anni, due domande vengono naturali. Che cosa è cambiato? Che cosa
succederà domani?
Nel 1995 gli italiani che usavano l'internet erano pochissimi e tra loro
qualcuno pensava che il world wide web non avesse un futuro.
Tanto che il nostro forum iniziò con la vecchia interfaccia a carattere di
MC-link e con il web in parallelo (la prima si spense subito, vinse il web). Basta questo ricordo per avere
la misura di
quanto cammino è stato fatto: non solo il www è oggi un mezzo di comunicazione
universale, ma sta incorporando altri mezzi, come la radio, la televisione e il
telefono. Si chiama "convergenza digitale" e dieci anni fa era solo
l'annuncio di qualche futurologo che poteva passare per visionario.
Nel '95 il diritto delle tecnologie era una materia incerta, per qualcuno
addirittura difficile da distinguere dall'informatica giuridica, alla quale il
nostro Paese aveva dato un contributo importante fin dagli anni '70. Noi abbiamo
cercato di fare chiarezza e forse non
è esagerato dire che il diritto delle tecnologie si è imposto all'attenzione
dei giuristi italiani proprio con il
nostro forum.
A che punto siamo? Confrontare la situazione di oggi con quella di dieci anni
fa può essere un buon punto di partenza per intuire quali saranno gli sviluppi
futuri.
Riprendiamo quindi la pagina degli interventi
del primo forum per trovare qualche spunto che ci aiuti a cogliere la misura del
progresso, se progresso c'è stato.
Si può incominciare dal titolo "Comportamenti e norme nella società
vulnerabile".
Scrivevamo: "La vulnerabilità
dei sistemi informativi interconnessi comporta gravi rischi per il 'sistema' nel suo insieme, sia per quanto riguarda le organizzazioni,
sia dal punto di vista dei singoli utenti. Occorrono dunque strumenti
regolamentari - codici di comportamento e norme di diritto positivo - per la
protezione dei sistemi informativi e dei dati in essi contenuti".
Oggi siamo continuamente alle prese con epidemie di virus e worm, che si diffondono
anche grazie alla scarsa sicurezza dei software più diffusi, attacchi DoS (Denial
of Service) che mettono fuori uso importanti sistemi informatici, phishing
(siti truffaldini, furti di identità), qualche black-out... E la minaccia sempre
evocata del terrorismo informatico.
Si potrebbero fare leggi e accordi internazionali per limitare fenomeni
diffusi e dannosi come il mail spamming e la diffusione incontrastata dei
virus e di altro malware, che comportano costi rilevanti per i singoli e
per la collettività. Ma nessun legislatore sembra preoccuparsi seriamente di
questi problemi.
Allora rileggiamo Sicurezza dei sistemi informativi e responsabilità
dell'operatore di sistema di Gianni Buonomo e riflettiamo sullo stato delle
poche e discutibili disposizioni che oggi dovrebbero tutelare almeno i nostri
dati personali:
siamo alla proroga della proroga della proroga...
Che cosa ci riserva il futuro?
Restiamo sul diritto alla riservatezza. Il primo forum si apriva con l'intervento
di Donato A. Limone Tutela dei dati personali: rilievi al disegno di legge. Una requisitoria contro quella che sarebbe diventata la legge
675/96, con osservazioni che in parte sono ancora attuali . Certo, di cammino
ne è stato fatto e oggi il diritto alla privacy è un dato acquisito nella società. Ma è minacciato da ogni parte con i mezzi e i pretesti più diversi,
dalla videosorveglianza generalizzata alle etichette "intelligenti",
fino alle informazioni raccolte illegalmente dalle grandi case del software da ogni
PC connesso alla Rete: le autorità garanti segnalano e stigmatizzano
quest'ultimo problema, ma non si vedono all'orizzonte iniziative concrete.
La grande sfida rimane quella dell'alternativa tra esigenze di (presunta) sicurezza e diritto alla riservatezza (vedi
Echelon e i suoi discendenti e affini):
si troverà un punto di equilibrio?
Il secondo intervento del forum del '95, Perquisizioni e sequestri di materiale informatico
di Daniele Coliva, apriva una finestra su quella che oggi chiamiamo computer
forensics. Qui il confronto è desolante: dieci anni dopo ripetiamo le
stesse cose, vedi Duplicazione abusiva se
mancano scatole e manuali? di Andrea Monti, che risale solo a due settimane
fa.
Ecco, poco dopo, Trasparenza nell'esercizio del potere, diritto alle
informazioni e nuove tecnologie
di Francesco Brugaletta. Ovvero il problema dell'accesso alle norme da parte
dei cittadini. Dopo dieci anni è un progetto tecnicamente valido, che si chiama
"Norme in Rete", ma è partito con un'impostazione legislativa
sbagliata e resta impantanato tra
burocrazia e interessi particolari. Vedi La Gazzetta on line si può e si deve fare
del febbraio scorso.
Andiamo avanti. Di nuovo Andrea Monti sui problemi del diritto d'autore con Software pirata: è ricettazione?
La gestione dei diritti appare sempre più cruciale in una
società che vorrebbe fare dei contenuti un bene economico primario.
Da una parte c'è la necessità di assicurare la circolazione più libera e
produttiva delle idee, delle informazioni e delle opere dell'ingegno, cioè
aiutare la diffusione e il
progresso della conoscenza. Dall'altra, quelli che abbiamo chiamato " i
padroni delle idee", che cercano di stimolare in tutti i modi il "consumo" di contenuti a
caro prezzo e di imbrigliare il libero scambio delle idee (vedi il
"bollino" che si vorrebbe imporre a tutti i siti web con il pretesto
della protezione del diritto d'autore).
E si scrivono norme da "Comma 22", come le disposizioni introdotte
nella legge sul diritto d'autore, che da una parte sanciscono il diritto alla
copia privata e dall'altro consentono al detentore dei diritti di impedirla. Con
una furia repressiva che porta ad approvare d'urgenza una legge che lo stesso
proponente (l'allora ministro Urbani) riconosceva come sbagliata.
Tra gli ultimi interventi del '95 c'è Sulla cd firma elettronica
di Massimiliano Minerva E' un documento molto interessante per capire quale
salto in avanti sia stato fatto, un anno dopo, con la prima bozza di normativa
sulla firma digitale. Ma rispetto al DPR 513/97 (un vanto dell'Italia) sono
stati fatti notevoli passi... indietro, come si può capire dalla delirante
definizione di "firma elettronica" del recente codice
dell'amministrazione digitale: l'insieme dei dati in forma elettronica,
allegati oppure connessi tramite associazione logica ad altri dati elettronici,
utilizzati come metodo di validazione dell'insieme di dati attribuiti in modo
esclusivo ed univoco ad un soggetto, che ne distinguono l'identità nei
sistemi informativi, effettuata attraverso opportune tecnologie al fine di
garantire la sicurezza dell'accesso.
Quello dell'identità digitale sarà un problema fondamentale dei prossimi anni,
ma è questa la strada per risolverlo?
Oggi affrontiamo temi che allora non apparivano urgenti, come il diritto di
fare informazione on line. Abbiamo norme confusionarie (come la legge 62/01), che non
possono risolvere il dilemma tra due posizioni inconciliabili, perché non
tengono conto della realtà della Rete: "Siamo tutti giornalisti", dice qualcuno; "No
- è la risposta - giornalisti siamo solo noi e chi vuole dare informazioni deve essere
giornalista". In forza di una legge che risale alla prima metà del secolo scorso,
quando alla società dell'informazione nessuno poteva nemmeno pensare.
Ancora per la serie "norme vecchie per un mondo nuovo": abbiamo
disposizioni tecnicamente insensate (legge 106/04), che
vorrebbero il deposito di tutti i contenuti del web italiano in due biblioteche nazionali.
A parte la materiale difficoltà e il costo del progetto, il
legislatore ignora che la duplicazione dei data base è un'inutile
complicazione: è molto più semplice ed economico costituire automaticamente un
back-up, eliminando anche il problema dell'allineamento di due archivi diversi.
Un problema, questo, del quale apparentemente si occupa il "Codice
dell'amministrazione digitale", che però non dice che gli archivi devono essere allineati né che si devono evitare le duplicazioni:
solo per gli autoveicoli ci sono in Italia tre data base: quello del Pubblico
registro automobilistico, quello della Motorizzazione civile e quello del
Ministero dell'economia. E poi si dice che l'informatica è utile per abbattere
i costi!
Potremmo continuare a lungo. Ma forse basta citare un tema che si sta
imponendo alla nostra attenzione e che, probabilmente, nel prossimo futuro sarà
la cornice nella quale dovranno essere affrontati i problemi che abbiamo appena
elencato (e molti altri). E' quello della cosiddetta "convergenza dei
media", che oggi appare in qualche caso più vicina a una
"divergenza". Si veda, per esempio, la concorrenza tra la nascente
televisione digitale terrestre e la televisione via satellite, tutte e due in
concorrenza con l'internet. Sembra che nessuno riesca a immaginare il quadro che
dovrebbe delinearsi in meno di due anni, se è realistico il progetto di
"spegnere" la TV analogica alla fine del 2006.
In questo momento le linee di sviluppo non sono chiare, l'impressione è di una
totale confusione apparente che nasconde un progetto occulto, difficile da
decifrare. Qualcuno può spiegarcelo?
* Giornalista e consulente in diritto e
comunicazione
|