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Le relazioni - 1

Discutiamo dell'oggi per preparare il domani

Relazione introduttiva di Manlio Cammarata* - 05.05.05
 

Quando si devono fare i conti col tempo che passa, e questo tempo è lungo ben 10 anni, due domande vengono naturali. Che cosa è cambiato? Che cosa succederà domani?
Nel 1995 gli italiani che usavano l'internet erano pochissimi e tra loro qualcuno pensava che il world wide web non avesse un futuro. Tanto che il nostro forum iniziò con la vecchia interfaccia a carattere di MC-link e con il web in parallelo (la prima si spense subito, vinse il web). Basta questo ricordo per avere la misura di quanto cammino è stato fatto: non solo il www è oggi un mezzo di comunicazione universale, ma sta incorporando altri mezzi, come la radio, la televisione e il telefono. Si chiama "convergenza digitale" e dieci anni fa era solo l'annuncio di qualche futurologo che poteva passare per visionario.

Nel '95 il diritto delle tecnologie era una materia incerta, per qualcuno addirittura difficile da distinguere dall'informatica giuridica, alla quale il nostro Paese aveva dato un contributo importante fin dagli anni '70. Noi abbiamo cercato di fare chiarezza e forse non è esagerato dire che il diritto delle tecnologie si è imposto all'attenzione dei giuristi italiani proprio con il nostro forum.

A che punto siamo? Confrontare la situazione di oggi con quella di dieci anni fa può essere un buon punto di partenza per intuire quali saranno gli sviluppi futuri. 
Riprendiamo quindi la pagina degli interventi del primo forum per trovare qualche spunto che ci aiuti a cogliere la misura del progresso, se progresso c'è stato.

Si può incominciare dal titolo "Comportamenti e norme nella società vulnerabile". Scrivevamo: "La vulnerabilità dei sistemi informativi interconnessi comporta gravi rischi per il 'sistema' nel suo insieme, sia per quanto riguarda le organizzazioni, sia dal punto di vista dei singoli utenti. Occorrono dunque strumenti regolamentari - codici di comportamento e norme di diritto positivo - per la protezione dei sistemi informativi e dei dati in essi contenuti".
Oggi siamo continuamente alle prese con epidemie di virus e worm, che si diffondono anche grazie alla scarsa sicurezza dei software più diffusi, attacchi DoS (Denial of Service) che mettono fuori uso importanti sistemi informatici, phishing (siti truffaldini, furti di identità), qualche black-out... E la minaccia sempre evocata del terrorismo informatico.

Si potrebbero fare leggi e accordi internazionali per limitare fenomeni diffusi e dannosi come il mail spamming e la diffusione incontrastata dei virus e di altro malware, che comportano costi rilevanti per i singoli e per la collettività. Ma nessun legislatore sembra preoccuparsi seriamente di questi problemi.
Allora rileggiamo Sicurezza dei sistemi informativi e responsabilità dell'operatore di sistema di Gianni Buonomo e riflettiamo sullo stato delle poche e discutibili disposizioni che oggi dovrebbero tutelare almeno i nostri dati personali: siamo alla proroga della proroga della proroga... Che cosa ci riserva il futuro?

Restiamo sul diritto alla riservatezza. Il primo forum si apriva con l'intervento di Donato A. Limone Tutela dei dati personali: rilievi al disegno di legge. Una requisitoria contro quella che sarebbe diventata la legge 675/96, con osservazioni che in parte sono ancora attuali . Certo, di cammino ne è stato fatto e oggi il diritto alla privacy è un dato acquisito nella società. Ma è minacciato da ogni parte con i mezzi e i pretesti più diversi, dalla videosorveglianza generalizzata alle etichette "intelligenti", fino alle informazioni raccolte illegalmente dalle grandi case del software da ogni PC connesso alla Rete: le autorità garanti segnalano e stigmatizzano quest'ultimo problema, ma non si vedono all'orizzonte iniziative concrete.
La grande sfida rimane quella dell'alternativa tra esigenze di (presunta) sicurezza e diritto alla riservatezza (vedi Echelon e i suoi discendenti e affini): si troverà un punto di equilibrio?

Il secondo intervento del forum del '95, Perquisizioni e sequestri di materiale informatico di Daniele Coliva, apriva una finestra su quella che oggi chiamiamo computer forensics. Qui il confronto è desolante: dieci anni dopo ripetiamo le stesse cose, vedi Duplicazione abusiva se mancano scatole e manuali? di Andrea Monti, che risale solo a due settimane fa.

Ecco, poco dopo, Trasparenza nell'esercizio del potere, diritto alle informazioni e nuove tecnologie di Francesco Brugaletta. Ovvero il problema dell'accesso alle norme da parte dei cittadini. Dopo dieci anni è un progetto tecnicamente valido, che si chiama "Norme in Rete", ma è partito con un'impostazione legislativa sbagliata e resta impantanato tra burocrazia e interessi particolari. Vedi La Gazzetta on line si può e si deve fare del febbraio scorso.

Andiamo avanti. Di nuovo Andrea Monti sui problemi del diritto d'autore con Software pirata: è ricettazione?
La gestione dei diritti appare sempre più cruciale in una società che vorrebbe fare dei contenuti un bene economico primario. Da una parte c'è la necessità di assicurare la circolazione più libera e produttiva delle idee, delle informazioni e delle opere dell'ingegno, cioè aiutare la diffusione e il progresso della conoscenza. Dall'altra, quelli che abbiamo chiamato " i padroni delle idee", che cercano di stimolare in tutti i modi il "consumo" di contenuti a caro prezzo e di imbrigliare il libero scambio delle idee (vedi il "bollino" che si vorrebbe imporre a tutti i siti web con il pretesto della protezione del diritto d'autore).
E si scrivono norme da "Comma 22", come le disposizioni introdotte nella legge sul diritto d'autore, che da una parte sanciscono il diritto alla copia privata e dall'altro consentono al detentore dei diritti di impedirla. Con una furia repressiva che porta ad approvare d'urgenza una legge che lo stesso proponente (l'allora ministro Urbani) riconosceva come sbagliata.

Tra gli ultimi interventi del '95 c'è Sulla cd firma elettronica di Massimiliano Minerva E' un documento molto interessante per capire quale salto in avanti sia stato fatto, un anno dopo, con la prima bozza di normativa sulla firma digitale. Ma rispetto al DPR 513/97 (un vanto dell'Italia) sono stati fatti notevoli passi... indietro, come si può capire dalla delirante definizione di "firma elettronica" del recente codice dell'amministrazione digitale: l'insieme dei dati in forma elettronica, allegati oppure connessi tramite associazione logica ad altri dati elettronici, utilizzati come metodo di validazione dell'insieme di dati attribuiti in modo esclusivo ed univoco ad un soggetto, che ne distinguono l'identità nei sistemi informativi, effettuata attraverso opportune tecnologie al fine di garantire la sicurezza dell'accesso.
Quello dell'identità digitale sarà un problema fondamentale dei prossimi anni, ma è questa la strada per risolverlo?

Oggi affrontiamo temi che allora non apparivano urgenti, come il diritto di fare informazione on line. Abbiamo norme confusionarie (come la legge 62/01), che non possono risolvere il dilemma tra due posizioni inconciliabili, perché non tengono conto della realtà della Rete: "Siamo tutti giornalisti", dice qualcuno; "No - è la risposta - giornalisti siamo solo noi e chi vuole dare informazioni deve essere giornalista". In forza di una legge che risale alla prima metà del secolo scorso, quando alla società dell'informazione nessuno poteva nemmeno pensare.

Ancora per la serie "norme vecchie per un mondo nuovo": abbiamo disposizioni tecnicamente insensate  (legge 106/04), che vorrebbero il deposito di tutti i contenuti del web italiano in due biblioteche nazionali. A parte la materiale difficoltà e il costo del progetto, il legislatore ignora che la duplicazione dei data base è un'inutile complicazione: è molto più semplice ed economico costituire automaticamente un back-up, eliminando anche il problema dell'allineamento di due archivi diversi.
Un problema, questo, del quale apparentemente si occupa il "Codice dell'amministrazione digitale", che però non dice che gli archivi devono essere allineati né che si devono evitare le duplicazioni: solo per gli autoveicoli ci sono in Italia tre data base: quello del Pubblico registro automobilistico, quello della Motorizzazione civile e quello del Ministero dell'economia. E poi si dice che l'informatica è utile per abbattere i costi!

Potremmo continuare a lungo. Ma forse basta citare un tema che si sta imponendo alla nostra attenzione e che, probabilmente, nel prossimo futuro sarà la cornice nella quale dovranno essere affrontati i problemi che abbiamo appena elencato (e molti altri). E' quello della cosiddetta "convergenza dei media", che oggi appare in qualche caso più vicina a una "divergenza". Si veda, per esempio, la concorrenza tra la nascente televisione digitale terrestre e la televisione via satellite, tutte e due in concorrenza con l'internet. Sembra che nessuno riesca a immaginare il quadro che dovrebbe delinearsi in meno di due anni, se è realistico il progetto di "spegnere" la TV analogica alla fine del 2006.
In questo momento le linee di sviluppo non sono chiare, l'impressione è di una totale confusione apparente che nasconde un progetto occulto, difficile da decifrare. Qualcuno può spiegarcelo?

* Giornalista e consulente in diritto e comunicazione

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