Disabilità e fragilità nell'era della telemedicina e
della medicina digitale: opportunità e soluzioni - Pubblicato sul sito dell'Associazione Scientifica per la Sanità Digitale (ASSD) il
12 febbraio 2018
Definizione di Fragilità e di Disabilità
Chi è il soggetto "fragile"? chi è il
"disabile"? Queste definizioni, moderne, presenti nel linguaggio
sanitario e socioassistenziale di tutti i giorni hanno purtroppo significati non
sempre noti nel dettaglio. Proviamo a fare un po’ di chiarezza, prima di
parlare di tecnologia. Se dico di pensare a qualcosa di fragile alla maggior
parte di voi verrà in mente un bicchiere, di cristallo, oppure un mobile
antico, riparato tante volte. Ambedue sono perfettamente funzionanti, il
bicchiere svolge la sua funzione, il mobile anche, hanno una loro bellezza ed un
posto al centro della nostra vista ma… basta un colpo con la bottiglia per
mandare in pezzi il bicchiere, un colpo con l’aspirapolvere sulla zampa del
mobile per vederlo ondeggiare pericolosamente. Allo stesso modo intendiamo la
fragilità di una persona: una persona "perfettamente funzionante" o
almeno "sufficientemente funzionante" ma basta poco per scompensarla.
Esistono diversi tipo di fragilità, che spesso si sommano, motivi sociali,
motivi economici, salute, ma tutto si riflette "sulla persona" che
interagisce con il sistema sanitario. E interagire con il sistema spesso basta a
scompensarle, per cui spesso evitano il contatto. "Il letto alletta"
mi diceva sempre una paziente ricoverata e noi medici sappiamo bene come spesso
un ricovero acceleri il disorientamento di un anziano o di una persona con
disabilità ma anche come sia difficile farlo muovere anche nel suo ambiente
domestico.
Passiamo alla "disabilità": una definizione
moderna analizza il contesto per definire una ridotta capacità la "disabilità
rapportata ai contesti". Io, se dovessi giocare a calcetto con un gruppo di
ventenni sarei indiscutibilmente una persona con disabilità, se fossi in un
gruppo di giapponesi che ridono e scherzano avrei certamente una disabilità
cognitiva e sia nel calcetto che nel gruppo di giapponesi sarebbe necessario uno
sforzo da parte degli altri per farmi partecipare, adattando le loro capacità
fisiche alle mie di sessantenne in sovrappeso o, nel caso dei giapponesi di
italiano che non capisce neppure le espressioni non verbali di un giapponese.
Una persona su una sedia a rotelle per una lesione della colonna è
perfettamente a suo agio in un salotto, non è "disabile", lo diventa
se chiede di andare in bagno e il locale non ha un bagno attrezzato.
Soluzioni possibili
Abbiamo definito il disabile ed il fragile, ora vediamo le
soluzioni che l’era digitale offre a queste tipologie di persone. Immaginiamo
di non poter andare per negozi, possiamo acquistare on line, persino per la
spesa quotidiana ormai è possibile farla senza uscire di casa, magari non
riesco a camminare però non so neppure usare bene il PC o lo Smartphone ma un
figlio o un nipote la spesa on line possono farmela rapidamente e far arrivare
tutto a casa. E sì, anche lo Smartphone del nipote oggi arriva a casa dei
nonni, tanto loro escono così poco e il nipote deve passare, almeno per
prendersi gli ordini di Amazon!
E se non capisco cosa dice la badante di Nonno? Esiste Google
traslate, si parla nel microfono del cellulare e si legge la risposta o si
lascia che sia lo Smartphone a pronunciare la risposta. Si certo, mi sarebbe
utile nel gruppo di Giapponesi di cui parlavo prima e se non posso giocare a
calcetto? Poco male, gioco on line!
Adattamento ragionevole, questo è il concetto chiave della
disabilità e della fragilità, un ingrandimento dei caratteri dello
schermo, un sistema di lettura vocale del testo digitale, ma anche una
stampella, una sedia a rotelle, un deambulatore o un accompagnatore sono
adattamenti ragionevoli.
Il sistema sanitario di oggi
Come si adatta il sistema sanitario alla fragilità ed alla
disabilità che, visto l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle
multi-morbilità e la sopravvivenza a malattie gravi, sono sempre più diffuse
nel nostro sistema sanitario? Con la ricetta elettronica? Per ora deve essere
fatta del medico, consegnata alla persona che si deve recare in farmacia per
prendere il farmaco. Al massimo ci sono adattamenti "manuali", gentili
volontari che passeggiano per l’anziano o la persona disabile, ma non possono
farsi un esame RX al posto loro, e neppure un elettrocardiogramma. Le
prenotazioni si fanno al CUP regionale ma spesso poi inizia un calvario di
presentazione della richiesta, pagamento del ticket, ritiro della risposta, da
portare allo specialista. "Dotto’ je faccio le foto e la mando per
vatsaappe "e arrivano immagini di analisi illeggibili, io ho nel mio
"vatsappe" una bellissima radiografia fotografata con al di
sotto la tovaglia a fiori del salotto. Non parliamo dei poveretti che hanno
lesioni cutanee croniche, le cosiddette piaghe, che per essere visti da uno
specialista fanno un calvario continuo. Almeno un terzo di pazienti anziani con
decadimento cognitivo hanno gravi o gravissime complicanze da piaghe croniche
("nun je posso manda’ la foto per vatsappe?"), la visita di
controllo del diabetologo, solo per fare un esempio, nella maggior parte dei
casi è una chiacchierata con annessa la visione degli esami recenti, "dottò
non la potremmo fare con Skype "? . Lo dice anche l’osservatorio del
Politecnico di Milano, i cittadini lo chiedono, lo sappiano noi medici d
infermieri che i pazienti fragili lo vorrebbero e lo vorrebbero i loro parenti,
ben contenti di fare da "tramite informatico" piuttosto che da
segretario, autista, accompagnatore, ….".
Esistono le soluzioni: la più importante la chiamiamo oggi
"Sanità di prossimità", un sistema di cure vicino al paziente, a
dove vive. Non necessariamente domiciliare, si stanno attrezzando le Farmacie, i
Centri Commerciali, e la Telemedicina ne è il principale asse portante, ma
anche il domicilio, e vediamo nascere progetti di compagnie di assicurazione, di
fondi sanitari, di società scientifiche, di associazioni di pazienti.
Alcuni esempi: QUAS riconosce agli assistiti il
Telemonitoraggio, Unisalute ha un sistema proprio in collaborazione con
Vreehealth, Health Italia sta realizzando gli Health Point, Cesare Pozzo ha un
proprio servizio attraverso un’App, nascono progetti sostenuti da aziende del
settore del farmaco, come il progetto Onetouch 24 per la telediabetologia solo
per fare un esempio. L’AIUC (Associazione Italiana Ulcere Cutanee) ha in
sviluppo un progetto nazionale di Telemedicina da offrire alla Aziende Sanitarie
regionali per la Televulnologia, Senior Italia ha progetti di Sanità Digitale,
il Mercy Hospital negli Stati Uniti è una clinica con 300 dipendenti e neppure
un posto letto interno, "il letto alletta" (e spesso non serve per
curare). E il pubblico? Per ora si muove poco e lentamente, certamente più
lentamente di quanto medici e pazienti vorrebbero. Il convegno che ASSD farà il
20 aprile presso Exposanità a Bologna sarà una occasione per approfondire il
tema.
* Coordinatore della Commissione Tecnica
Paritetica per lo sviluppo della telemedicina Nazionale
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