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 Nomi a dominio

Le osservazioni di un tecnico
di Giuseppe Attardi* - 17.04.2000

Alcune osservazioni sul DDL Passigli:

1. E' in corso una discussione in ICANN riguardo l'utilizzo di nomi di marchi famosi. Si legga la discussione in http://www.icann.org/dnso/wgb-report-21mar00.htm per capire quanto la questione sia complessa, se si vogliono rispettare tutti i diritti in gioco: diritti intellettuali, diritti di espressione, diritti di proprietà, diritti di impresa.

2. Anticipare una soluzione italiana al problema rischia problemi di compatibilità e la fuga delle registrazioni verso domini con norme meno restrittive. Sappiamo come questo già succedesse prima di quest'anno, quando la NA italiana ha liberalizzato le sue regole. Ritornare alla situazione precedente sarebbe disastroso. Oggi le aziende devono poter lanciare nuovi servizi con la massima rapidità e non possono attendere settimane per la registrazione del nome usato per un nuovo servizio. Affidare ad un servizio di anagrafe il compito di verifiche preliminari comporterebbe un danno serio. In Germania si vantano di poter completare la registrazione di un dominio in due minuti.

3. Una soluzione ragionevole deve essere:
- robusta e rapida da implementare;
- coordinata a livello internazionale ed in particolare con ICANN;
- prevedere un meccanismo equo ed efficiente per la risoluzione delle dispute;
- compatibile con le comuni best practice;
- trasparente, tramite un servizio robusto e gratuito di WHOIS che includa informazioni complete ed accurate del registrante (in Italia le visure camerali sono a pagamento!).

4. Una soluzione semplice sarebbe quella di suddividere .it in sottodomini, come in .uk, .be ed altri paesi europei (.co.uk, .ac.uk, .gov.uk, ...). Le aziende si ritroverebbero sotto .co.it e non competerebbero con altri soggetti. Si tratta di una soluzione in linea con quelle proposta da ICANN con la creazione di un dominio .tmk per i trademark.
Preferisco una soluzione liberista in cui si aumentano le risorse disponibili ad una centralista in cui si regolamenta una risorsa limitata.

5. Francamente ritengo la questione dei domini un falso problema. Siccome il numero dei servizi di rete crescerà esponenzialmente, è chiaro che non si può sperare di comprimerli entro il limite delle 50000 parole di un dizionario. Sarebbe come se 100 anni fa si fosse stabilito che i numeri di telefono dovessero avere al massimo 5 cifre, prefisso incluso.

Infine un commento personale: tutto questo bailamme è stato innescato da un'infelice operazione di Niki Grauso. Grauso ha ragionato in questo modo: se registrare domini ha un costo, significa che hanno un valore. Ne registro un certo numero e poi cerco il modo di farli fruttare. La sua ipotesi era che gli utenti, digitando il nome di un prodotto, si trovassero in un sito/portale per quel prodotto. Detenendo il nome del dominio, Grauso pensava di farsi pagare dalle aziende che producono quel prodotto. E' un'ingenuità: già oggi nei browser, se si digita un singolo nome, si viene dirottati su un motore di ricerca che riporta a Real Names o ai risultati di una search.

Purtroppo il governo si muove in maniera confusa: si occupa di regolamentazioni anziché di politiche, invadendo il campo dell'Authority TLC a cui nel contempo dichiara di aver delegato ogni responsabilità.
L'Authority, d'altra parte, implementa regole tutt'altro che benefiche allo sviluppo di Internet.
Per esempio ha osteggiato riduzioni delle tariffe di accesso ad Internet motivate da immaginari divieti dell'Unione Europea, nettamente smentiti dal piano e-Europe di Prodi. Ricordate poi che tra i miei parametri Internet  suggerivo una riduzione di almeno 30% l'anno dei costi delle linee dati? Ebbene, sembra che l'Authority stia per rifiutare una riduzione del 30% chiesta da Telecom Italia, concedendole solo il 20%, motivata per "proteggere la concorrenza".
Ancora: per il servizio RING/ADSL sempre l'Authority è orientata verso un pagamento a consumo (10 Lit/MB). Scelta che ci rimanda al medioevo e impedisce lo sviluppo della rete e dei servizi a larga banda.

Quello che bisogna far capire ai politici è che Internet ha bisogno di svilupparsi rapidamente ed il loro compito è di rimuovere pastoie e balzelli, non di crearne di nuovi. E in positivo promuovere politiche di sviluppo indicando precisi obiettivi e strumenti per raggiungerli.

* Docente di Informatica all'Università di Pisa - Membro di OTS-GARR - Membro del Nucleo Tecnico GARR CRUI - Membro dell'Internet Society (ISOC) - Socio fondatore della Società Italiana di Internet, capitolo italiano dell'ISOC - Membro della direzione del centro SERRA (Servizi Rete di Ateneo) - Socio ed ex portavoce dell'Osservatorio Reti della Città Invisibile - Socio Fondatore e membro del direttivo della Java Italian Association.