Se il software scade come una
medicina
di Andrea Gelpi* - 23.01.03
Negli ultimi mesi due notizie danno lo spunto per riflettere, ancora una
volta, sull'opportunità o meno di prendere in considerazione una soluzione open
source per i prodotti della famiglia Office.
La prima notizia annuncia la morte con il 31/12/2002 dei
sistemi operativi più vecchi di Microsoft (DOS, Win3.x, Win 95 e WinNT 3.5x)
peraltro non più supportati dall'inizio del 2002 e la fine del supporto con il
30 giugno 2003 di Win 98 e Windows NT.
Dal punto di vista della sicurezza diventa quindi importante sostituire questi
sistemi operativi entro i termini elencati sopra, onde evitare il rischio di
trovarsi nella spiacevole situazione di non poter aggiornare il sistema se
venisse, ad esempio, scoperta una nuova vulnerabilità, dopo la scadenza del
supporto al sistema operativo. Si rischia infatti di rimanere vulnerabili, con
tutte le conseguenze che una cosa del genere comporta, non solo dal punto di
vista tecnico, ma soprattutto dal punto di vista legale. E' infatti noto che il
responsabile di un sistema violato, contenente dati personali, è accusabile, in
linea di principio, di mancata adozione di misure di sicurezza. Se poi il
sistema violato venisse usato come sponda per commettere altri atti illeciti su
Internet si rischia di essere considerati corresponsabili.
Esiste anche un altro aspetto. Immaginiamo che un giorno un utente debba
sostituire un qualche componente hardware (ad esempio la stampante) o per via di
un guasto o più semplicemente per migliorare la qualità del suo lavoro. Ebbene
visto che il sistema operativo non è più supportato, il produttore
dell'hardware non avrà sviluppato il software (driver) per quella specifica
periferica. L'utente quindi, non troverà il supporto software per quel nuovo
componente e sarà costretto o a rinunciare all'aggiornamento o a sostituire
l'intero PC. In altre parole esiste il rischio concreto che per sostituire un
domani una stampante l'utente sia costretto a sostituire l'intero PC, con in
più anche il problema di doversi abituare al nuovo sistema operativo e il
rischio che qualche vecchia applicazione non funzioni più o funzioni male.
Qualcuno potrebbe obiettare che se il PC è vecchio è meglio cambiarlo ed
aggiornarsi, ma io mi chiedo per quale motivo dovrei cambiare l'hardware se, per
il lavoro che faccio, esso è sufficiente e l'unica cosa che voglio migliorare
è ad esempio la qualità delle stampe. Non è che io sia contrario agli
aggiornamenti, anzi, ma credo dovrebbe essere una libera scelta dell'utente e
non una costrizione dovuta a motivazioni commerciali.
La seconda
notizia ci informa che la prossima versione della piattaforma Office sarà
installabile solo su Windows 2000/XP e non sulla famiglia Win9x.
Se ne deduce che se si vogliono sfruttare le nuove funzionalità della
piattaforma Office è obbligatorio dotarsi almeno di Windows 2000, ma qui si
inserisce il problema dell'hardware. La maggior parte dei PC su cui gira oggi
Win9x non è adeguata, per lo meno come quantità di memoria (di solito
inferiore a 128MB), per ospitare un sistema come Windows2000 che per essere
utilizzato insieme ad Office senza troppo soffrire richiede almeno 196MB (meglio
256MB) di memoria. Aggiornare la memoria per i vecchi PC, quando è possibile
farlo, può essere un'impresa o costare una fortuna a seconda di quanto vecchio
è il PC stesso. Inoltre i nuovi sistemi operativi fanno un uso più intenso dei
dischi fissi e nei vecchi PC ci sono, di solito, dischi meno veloci di quelli
attuali, per cui una volta risolto il problema della memoria si rischia di avere
comunque un sistema più lento, essendo il disco fisso un collo di bottiglia.
Quindi, se si vogliono sfruttare le nuove funzionalità della piattaforma
Office e nel contempo evitare di restare scoperti dal punto di vista sia dei
correttivi per errori dei vecchi sistemi operativi, che di eventuali buchi di
sicurezza ci si troverà costretti a sostituire oltre ad Office anche l'hardware
e il sistema operativo, con un evidente esborso non indifferente soprattutto se
i posti di lavoro da aggiornare sono molti.
Le due notizie danno quindi lo spunto per riflettere, ancora una volta, sulle
piattaforme alternative open source e in particolare su Linux e per quanto
riguarda Office sui due progetti più avanzati OpenOffice e AbiWord.
Il sistema operativo Linux, che è e rimane un sistema di tipo server, ha
dalla sua una sicura maggior robustezza e anche una buona sicurezza. Sicuramente
sarebbe follia non prenderlo in considerazione come piattaforma server, ma vale
la pena di valutarlo anche come semplice postazione di lavoro.
Infatti Linux ha una gestione degli utenti a livello locale decisamente più
robusta di quella fornita con i sistemi citati all'inizio, cosa da non
sottovalutare ad esempio da chi tratta dati personali "sensibili"
(quelli definiti dagli artt. 22 e 24 della
L.675/96), visto che il decreto attuativo della legge (DPR 318/99) impone
delle regole di sicurezza particolari (art. 5)
di non semplice implementazione sui sistemi citati all'inizio.
Per quanto riguarda Office va notato come, sia la prossima versione MS
Office, sia la versione attuale di OpenOffice facciano uso di XML e ciò
dovrebbe, almeno in teoria, garantire minori problemi di interoperabilità fra
le due piattaforme.
Al momento la versione di OpenOffice disponibile permette già un'ottima
interoperabilità per chi non fa un uso spinto delle funzioni di Office e anche
i tempi di apprendimento della nuova posizione dei comandi sono limitati.
Se devo cambiare sistema operativo e piattaforma Office, perché non prendere in
considerazione soluzioni open source, che mi permettono prima di tutto di non
cambiare l'hardware (Linux richiede meno risorse di altri sistemi operativi) e
di risparmiare i soldi delle licenze? Tutti questi progetti sono infatti, oltre
che open source, cioè forniti con i sorgenti (cosa da non sottovalutare
soprattutto in certi ambienti dove la trasparenza dovrebbe essere ai primi
posti), anche gratuiti, cosa che potrebbe compensare il costo di migrazione da
una piattaforma all'altra, soprattutto se le licenze risparmiate sono molte.
Provate ad immaginare ad esempio, in un'amministrazione pubblica con qualche
migliaio di posti di lavoro, il costo per l'aggiornamento dell'hardware, del
sistema operativo e della nuova piattaforma Office è sicuramente di alcune
centinaia di migliaia di euro, oltre un minimo di istruzione per l'aggiornamento
ai singoli utenti.
Una soluzione basata su prodotti open source avrebbe come unico costo quello
della formazione degli utenti. E' vero che la formazione sarebbe più lunga, ma
credo comunque sia evidente che il costo globale sarà inferiore.
Sì, il software open source può essere la medicina giusta per curare alcuni
mali della pubblica amministrazione (e non solo). Ed è una medicina che non
scade mai.
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