Archiviazione e gestione documentale:
chi è più avanti?
di Andrea Scaglione - 28.11.02
Analisi comparativa della legislazione tra Francia, Gran Bretagna e
Italia, alla luce delle innovazioni dell'e-procurement, dell'archiviazione e
della firma digitale - Quinta parte
Gran Bretagna, Italia, Francia. Potrebbe essere questo l'ordine d'arrivo
di un'ipotetica competizione internazionale che mettesse a confronto i tre
paesi rispetto alla diffusione nelle pubbliche amministrazioni delle nuove
tecnologie di gestione documentale. Una competizione che vedrebbe: la Gran
Bretagna, partire prima di tutti e portare avanti con rigore e puntualità i
suoi progetti; l'Italia, partire con leggero ritardo rispetto al concorrente
britannico, recuperare velocemente terreno, mettendo in campo molto entusiasmo,
ed arrivare al traguardo con il fiato corto; la Francia, partire per ultima,
impiegare molte energie nell'organizzazione della sua complessa ma efficiente
struttura burocratica, recuperare un po' di terreno rispetto ai concorrenti,
senza però insidiare mai le posizioni di testa. Bisognerebbe citare anche un
quarto paese che, però, non sarebbe stato ammesso alla competizione: la
Germania.
L'assetto federale della Germania, infatti, non permette una comparazione
precisa con gli altri stati che hanno un assetto istituzionale più o meno
centralista. E se è vero, che la Gran Bretagna è formata da quattro stati
indipendenti (Inghilterra, Scozia, Galles, Ulster), è anche vero che l'autonomia
di cui questi godono, almeno dal punto di vista amministrativo, è limitata
rispetto a quella dei Länder tedeschi. In Germania, ogni Land amministra le
procedure in piena autonomia rispetto al governo federale. Ne consegue che le
modalità di gestione documentale sono tante quanti i Länder e limitare l'analisi
alle sole procedure elaborate dalle istituzioni federali non permette un
adeguato confronto con le realtà dei tre paesi presi in esame. Questa la
ragione per cui la Bundesrepublik non è stata ammessa alla competizione o, per
dirla fuori metafora, non è stata coinvolta nell'analisi comparativa.
E' dunque evidente che un assetto istituzionale di tipo federale garantisce
sicuramente dei vantaggi in termini di autonomia, ma tende a provocare una certa
entropia amministrativa. A soffrirne, fra l'altro, sono i sistemi informativi
che si trovano ad affrontare importanti difficoltà di riconciliazione, dovendo
standardizzare dati e processi sia rispetto alla significatività sia rispetto
ai formati.
In questo caso la Gran Bretagna può essere presa ad esempio, essendo riuscita
ad accordare un ampio margine d'autonomia alle realtà locali pur preservando
l'integrità dei flussi informativi a livello nazionale. Un esempio non solo
per i paesi come l'Italia, che hanno intrapreso una riforma
"federalista" dello Stato, ma anche per l'Unione europea, i cui
governi hanno una crescente necessità di scambiarsi dati fra loro, avvalendosi
o meno del tramite di Bruxelles.
Il merito più importante della Gran Bretagna, e di conseguenza la ragione
del suo vantaggio competitivo, è di aver posto molta cura ed intelligenza nella
definizione degli standard documentali. Storicamente è il Public Record Office (PRO) che
si è curato di questa importante opera. Compito del PRO è standardizzare la
rappresentazione delle informazioni di natura amministrativa, stabilire i
termini e le modalità di conservazione dei documenti e, più recentemente,
definire i formati elettronici per la trasmissione ed il salvataggio dei dati.
Al lavoro del PRO si aggiunge quello dell'Office of Governmet Commerce (OGC) che cura la
definizione di una serie di standard funzionali ed infrastrutturali, utili alla
realizzazione dei sistemi informatizzati per la gestione documentale.
Grazie al lavoro svolto dal PRO e dall'OGC la Gran Bretagna ha potuto dotarsi
di sistemi quali la firma digitale, l'e-procurement o il fisco telematico in
tempi relativamente brevi, dovendo affrontare minori difficoltà rispetto a
Francia ed Italia.
La situazione italiana era, ed in parte ancora è, speculare a quella
britannica. Mentre in Gran Bretagna, infatti, lo sviluppo di sistemi elettronici
di gestione documentale ha rappresentato un'evoluzione naturale utile a
suppotare procedure già standardizzate, in Italia l'introduzione dell'informatica
ha rappresentato un'occasione per mettere ordine, un'occasione che il più
delle volte è stata colta. Bisogna dare atto al legislatore ed ai suoi
suggeritori tecnici, ai governi che si sono succeduti e a molti amministratori
di aver conseguito importanti risultati, migliorando l'efficienza dell'apparato
burocratico anche grazie all'introduzione delle nuove tecnologie. In questo
senso, ad esempio, il Sistema informativo della Ragioneria generale dello Stato
ha permesso di rendere più efficiente la procedura di formazione del bilancio
mentre il Sistema anagrafe tributaria è stato uno strumento indispensabile per
la lotta all'evasione. Se l'Italia è entrata nel club dell'Euro, lo si
deve, in parte, anche all'esistenza di questi sistemi.
A fronte di questi ed altri successi bisogna però registrare anche alcune
esperienze che procedono in modo incerto rischiando di farci perdere in
competitività nel contesto europeo. Esemplare è il caso della firma digitale.
L'Italia è stato il primo paese europeo ad introdurre nella legislazione,
ormai nel lontano 1997, il concetto di documento elettronico e di firma
digitale. Sono trascorsi cinque anni; quattordici società private hanno
compiuto importanti investimenti e sono pronte a vendere certificati avanzati di
firma digitale, ma la diffusione dello strumento stenta a decollare sia presso
le amministrazioni pubbliche che sul mercato.
Altro caso eclatante è quello della carta d'identità elettronica. Se ne
parla ormai da anni, si è molto discusso sull'opportunità di registrarvi le
impronte digitali, sono state compiute le opportune sperimentazioni, ma il
numero di italiani che ne possiede una è ridottissimo e le sue potenzialità
tecnologiche rischiano di essere sfruttate solo marginalmente.
Veniamo alla Francia. L'apparato burocratico francese è forse il più
efficiente del mondo ma è anche molto pesante. Questi due aspetti contingenti
non hanno favorito la diffusione delle tecnologie di gestione documentale all'interno
della pubblica amministrazione. Infatti, da una parte non si è sentita, come in
Italia, l'urgenza di introdurre efficienza, dall'altra il gigantismo dell'apparato
statale, opposto alla snellezza organizzativa britannica, ha rallentato la
diffusione di tecnologie integrate per la gestione documentale.
Solo di recente si è percepita l'urgenza di modernizzare l'apparato
burocratico in un quadro comune di sviluppo tecnologico e per assolvere questa
missione è stata creata l'Agence
pour les Technologies de l'Information et de la Communication dans l'Administration.
Al momento i progetti più importanti e di maggiore visibilità li sta portando
avanti il Ministère de l'Economie,
des Finances et de l'Industrie (MINEFI). Fra questi, da citare una
soluzione di fisco telematico all'avanguardia che si avvale della firma
digitale. Bisogna però precisare che la firma digitale per accedere ed
interagire con i servizi del MINEFI non è utilizzabile in altri contesti.
Sostanzialmente, si tratta di un dispositivo di firma la cui commercializzazione
è autorizzata dal MINEFI per accedere ai servizi telematici del solo MINEFI.
Per quanto riguarda l'utilizzo della firma digitale per le transazioni fra
privati e fra i privati e lo Stato, la Francia ha recepito la direttiva Direttiva 1999/93/CE. Mancano ancora un'opportuna
regolamentazione tecnica e l'insediamento di un organo che autorizzi alla
vendita le società di certificazione.
Nel frattempo si stano compiendo importanti sforzi per integrare i numerosi
sistemi informatici esistenti presso le pubbliche amministrazioni alla luce
delle nuove esigenze di interoperablità, definendo gli standard necessari ad
uniformare processi e dati. |