La notizia di questa mattina è che il Governo sta per emanare un bando per
la realizzazione di un'app destinata a tracciare gli spostamenti delle persone
per identificare e bloccare possibili contagi da parte di soggetti positivi al
Coronavirus. Lo hanno fatto nella Corea del Sud, a quanto pare con buoni
risultati.
Bene. Finalmente i furbofoni e i big data saranno usati per qualcosa di
veramente utile.
Ma... Ci sono almeno due grandi "ma". Il primo è che il furbofono
è costruito per rendere disponibili ai padroni dei big data – i soliti Google,
Amazon e compagnia, e poi le varie Cambridge Analytica – la maggiore quantità
possibile di informazioni su chi lo usa. Tutte le app (TUTTE, per quanto mi
risulta) raccolgono dati personali, anche contro il mancato consenso
dell'utente, e in qualche modo ci guadagnano. L'architettura dei dispositivi e
del software è fatta anche per questo.
In sostanza, il "sistema" è costruito per violare la vita privata
delle persone: l'esatto contrario della privacy by default e della privacy
by design prescritte tassativamente dal GDPR e dal buonsenso.
Dunque è necessario che nell'ipotizzato bando governativo sia scritto a
chiare lettere che i dati raccolti dall'app debbano essere accessibili solo alle
autorità pubbliche e solo al fine di arginare la diffusione dell'epidemia.
E che questa caratteristica sia verificabile, di fatto che siano consegnati i
"sorgenti" dell'applicazione
Il secondo "ma" riguarda il fatto che almeno Google questi dati
li ha già, e comunque ha la possibilità di raccogliere quelli che mancano.
E' certo che dispone non solo di quelli raccolti dai telefonini Android, ma
anche di quelli che provengono dagli iPhone che usano Google Maps. Allora quello
che serve non è un'app per i telefonini, ma un software per analizzare i dati
esistenti, solo ai fini della prevenzione sanitaria. E probabilmente questo
software c'è già
Questo è un campo in cui big data e (cosiddetta) intelligenza artificiale
possono essere fondamentali per la tutela della salute pubblica. Google deve
mettere questi dati gratis a disposizione dei Governi. D'altra parte, come ha scritto un anno fa il New York Times, BigG li
fornisce già alle polizie locali degli Stati Uniti e all'FBI.
Nel frattempo IO RESTO A CASA.
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