La fretta può essere una cattiva consigliera. Così la soluzione di cifrare i
dati, consigliata da qualcuno per rendere in pochi giorni un trattamento
compatibile con il GPDR, può rivelarsi un'arma a doppio taglio.
Manca meno di un mese alla definitiva applicabilità del regolamento europeo
sul trattamento dei dati personali e da più parti viene indicata come misura
"necessaria" la cifratura dei dati sui server in modo da impedire
l'accesso a chiunque non sia autorizzato.
Dunque sembra la soluzione più semplice e veloce per implementare la "privacy
by default" prescritta dal GDPR e in molti casi attuabile entro il 25
maggio
Ma è una misura realmente utile ed efficace?
Guardando la cosa dal punto di vista dell'amministratore dei sistemi la
cifratura indiscriminata dei dati pone dei problemi forse sottovalutati.
Spesso all'amministratore dei sistemi gli utenti si rivolgono quando
ottengono messaggi d'errore e non sanno come proseguire. In questi casi
l'amministratore accede ai dati per capire che cosa è successo e consigliare
l'utente su come proseguire. In queste situazioni vengono fatte delle prove e
l'amministratore deve seguire il flusso dei dati per capire che cosa sia
successo. A volte provvede anche a fare le segnalazioni del caso allo
sviluppatore per sistemare eventuali problemi.
Ci sono altri casi dove se i dati fossero cifrati in modo indiscriminato gli
applicativi non potrebbero più fare i loro controlli. Ad esempio nei server di
posta elettronica ci possono essere, fra i vari controlli, anche quelli
di sicurezza per cercare di individuare, e quindi fermare ad esempio messaggi
contenenti malware o spam. Questi controlli si basano su alcune informazioni
estratte dal messaggio stesso. Se i messaggi sono cifrati il server non ha la
possibilità di esaminarne il contenuto e quindi non può decidere se il
messaggio contiene qualche cosa di pericoloso.
Altri server di posta utilizzano sistemi più o meno automatici per prendere
decisioni su che cosa fare con i messaggi, a chi inoltrarne copia e cose del
genere. Per tutte queste attività il sistema deve accedere al contenuto dei
messaggi, cosa impossibile se sono cifrati.
La soluzione ovviamente esiste ed è quella di spostare i controlli dai
server alle postazioni di lavoro degli utenti, dove i messaggi di posta
elettronica vengono trattati dopo essere stati rimessi in chiaro dall'utente. Ma
in questo caso servono nuovi sistemi di protezione delle postazioni di lavoro,
in quanto quelli attuali hanno abbondantemente dimostrato di non essere più
all'altezza della situazione.
Inoltre la complessità aumenta e i costi di gestione pure, in quanto anziché
avere un solo sistema da gestire e controllare, ce ne sono molti. E' evidente
quindi che una cifratura indiscriminata dei dati non può essere attuata.
Un discorso analogo si potrebbe fare per le banche dati, i cosiddetti
database, dove a volte per capire che cosa è successo e aiutare l'utente a
proseguire nelle sue attività, l'unico modo è andar a vedere quali dati sono
stati memorizzati.
In conclusione credo che la cifratura dei dati fatta in maniera
indiscriminata, solo per rispettare la data del 25 maggio, sia più pericolosa
che utile alla difesa dei dati personali presenti nei sistemi.
Diverso sarebbe stato il discorso se gli sviluppatori delle applicazioni
avessero provveduto a memorizzare su disco cifrate parte delle informazioni o se
avessero fatto uso della pseudonomizzazione, ma ciò comporta la riprogettazione
di parti sicuramente importanti delle applicazioni. Attività che probabilmente
si cominciano a fare solo ora e che permetterebbero di ridurre i rischi e limitare
gli accessi non autorizzati ai dati, permettendo comunque ai tecnici le analisi
necessarie per garantire un buon funzionamento dei sistemi.
Peccato che di queste cose si sarebbe dovuto iniziare a parlare nel maggio
del 2016, cioè almeno 2 anni fa, o forse prima. Ora non c'è più tempo.
* Ingegnere
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